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Tutte le strade del mondo
Marinella Senatore dal video alla performance

56a Biennale di Venezia, 2015, The School of Narrative Dance, parata pubblica nell’ambito del “Creative Time Summit”, courtesy l’artista, Creative Time e La Biennale di Venezia, foto Andrea Samonà

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Sono passati tredici anni dal passaggio di quel veicolo megafonato nelle vie di Enna che reclutava «attori non professionisti e comparse di ogni età» per un cortometraggio di Marinella Senatore. Convocata per un casting popolare al Teatro Garibaldi, la cittadinanza del centro siciliano era chiamata a raccolta per collaborare alla scrittura e all’interpretazione di un racconto incentrato sulla comunità locale dei minatori. Il risultato, Nui Simu (2010), cercava un contatto diretto con i protagonisti di quella storia, interpellati non solo in qualità di testimoni ma anche come fautori di un processo ‘autonarrativo’ che aveva origine proprio dallo spazio pubblico, luogo di coagulazione di energie e di storie individuali da far confluire in un racconto collettivo.

Questa modalità di lavoro a base partecipativa era stata già anticipata da Senatore in All the Things I Need (2006), musical realizzato alla Galleria Civica di Trento per il quale l’artista aveva costruito un set all’interno del museo, chiamando a partecipare attori non professionisti, e poi definitivamente introdotta in Manuale per i viaggiatori (2007), prodotto a Napoli per la Project Room del Museo Madre, e Speak Easy (2009), girato a Madrid e accompagnato da una campagna di crowdfunding con la compartecipazione di 1200 cittadini alla produzione dell’opera. Dopo Nui Simu, tale approccioha trovato sviluppi ulteriori con la realizzazione di Variations a New York (2011) e di Rosas (2012), opera lirica in tre atti a Berlino, Derby e Madrid. Molti di questi lavori hanno avuto da subito un’importante risonanza internazionale: nel 2011 Estman Radio Drama, radiodramma che coinvolgeva gli abitanti di Porto Marghera promuovendo incontri e dibattiti su temi inerenti al territorio e ispirati dai documenti conservati presso l’Archivio Operaio Augusto Finzi nel Centro di Documentazione di Storia Locale di Marghera, viene presentato alla 54 Biennale di Venezia curata da Bice Curiger.

Con le sue origini campane, Marinella Senatore sa perfettamente cosa vuol dire abitare la strada, luogo dove succedono cose inaspettate, si fanno incontri inattesi, il privato si scioglie nella dimensione pubblica. Dalla strada l’artista trasla precise strategie comunicative: il megafono, i volantini, il passaparola sono gli strumenti che le permettono di interagire in prima battuta con comunità molto diverse, rifacendosi al cinema e al teatro ambulante che proprio qui trovano la loro massima espressione. Se l’interesse per la cinematografia è il primo tassello di una formazione multidisciplinare, è poi la danza ad agire da collante in The School of Narrative Dance. Alcuni presupposti di questo progetto a lungo termine possono, tra l’altro, rintracciarsi ancor prima della sua fondazione, avvenuta nel 2013, nella prima parata organizzata a Berlino in occasione della mostra personale alla galleria Peres Project l’anno precedente.

La danza quale linguaggio comune e trasversale diventa lo strumento per istituire un sistema di educazione alternativo, che si avvale di una struttura non gerarchica, basata sullo scambio tra pari: seguendo la logica del ‘chiunque può essere insegnante o allievo’ viene favorita una circolazione del sapere orizzontale, i cui risultati si manifestano in azioni sempre più complesse che richiamano festose celebrazioni di paese, come per esempio Modica Street Musical (2016) che coinvolge oltre duecento abitanti della cittadina siciliana, e Palermo Procession (2018), realizzata in occasione di Manifesta 12. In questi lavori la strada è punto di partenza e di arrivo: è, infatti, la stessa idea di apprendimento, basato sull’osservazione diretta e sullo scambio delle competenze, che ricalca ciò che avviene nello spazio pubblico, spazio inteso come luogo di aggregazione e socialità, ma anche di azione pedagogica. Quale risultato di un processo di negoziazione tra singole individualità ai fini della costruzione di una narrazione più articolata, le grandi parate che hanno luogo per strada, tra ballerine di danza classica, majorette e bande musicali, diventano spazi osmotici nei quali chi realizza l’opera si confonde con chi ne fruisce. Rispetto ai primi lavori, il dilettantismo delle comparse lascia spazio a una più riconoscibile professionalizzazione delle figure coinvolte, insieme a una spettacolarizzazione travolgente e per certi versi stordente, in linea con l’immagine di un vicolo dove, nella gioiosa esultanza, le voci si sovrappongono fino a diventare irriconoscibili.

Tuttavia, nell’opera di Senatore, non è solo il linguaggio della performance a inglobare la strada: dal 2016 l’artista realizza luminarie sempre più elaborate che, rifacendosi agli apparati scenici di origine barocca ancora in uso per feste cittadine e patronali nell’Italia meridionale, recano citazioni e messaggi che invitano alla consapevolezza, in particolare rispetto alla posizione femminile. Già esposte a Modica nel 2016, le luminarie conquistano la larga scala sulla High Line di New York (2018) e poi a Lecce per la Dior Cruise 2021 nel 2020. «Le luminarie sono come effimere strutture architettoniche che possono costruire l’idea di una piazza ‘universale’, anche quando essa non esiste. Creano ambienti di socializzazione in cui le persone si incontrano, in cui possono avvenire degli scambi» puntualizza Senatore[1]. Come i gonfaloni in velluto preziosamente ricamati della serie Protest Form: Memory and Celebration (2019-2020), anche le luminarie sono oggetti ‘estratti’ dalla strada, investiti di slogan e restituiti alla strada stessa (ma anche alle gallerie e ai musei), in un processo di trasposizione di segni che porta a un crossover tra le manifestazioni di protesta e le scintillanti passerelle di moda. Non la strada quindi, ma le strade, con le loro contraddizioni, vessilli, addobbi e vissuti di chi le abita, attori e comparse di una narrazione plurale.


[1] M. Senatore, in E. Harle, Marinella Senatore Building a Bright Community with Dior, in «Metal Magazine», n.d., https://metalmagazine.eu/en/post/interview/marinella-senatore (ultimo accesso 15 giugno 2023).