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panorama

Zaelia Bishop

Roma 1977
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Daniela Trincia
21 novembre 2023

In una delle caratteristiche vie del quartiere Garbatella, si affaccia la casa-studio di Zaelia Bishop. Nascosto tra il verde di rigogliose piante, diventa una piacevole sorpresa scoprire che, inizialmente, lo spazio era un negozio di fiori, da lui completamente trasformato già da undici anni per rispondere alle proprie occorrenze. Ed entrare è come addentrarsi in una sorta di tana, sospesa nel tempo. Dopo una prima fase come disegnatore di fumetti, il suo interesse per le forme lo ha, lentamente e gradualmente, sempre più avvicinato alla scultura. Erebo Cardio è, infatti, il primo lavoro nel quale combina gli elementi che attraversano e caratterizzano la sua prassi artistica nonché fondanti il suo pensiero. Una sorta di cenotafio, un misto di scultura e gesto pittorico su una lastra di marmo, i cui rimandi mitologici, in un gioco di parole che richiama Cuore di tenebra di Joseph Conrad, restituiscono quel viaggio in un mondo oscuro e sconosciuto.

Al centro della sua ricerca c’è il margine, quell’area di demarcazione fra due realtà. Sfocata agli inizi del suo percorso, tale tematica è legata al sentimento di passaggio, inizialmente dalla fanciullezza all’età adulta: una zona di transizione in cui meraviglia e crudeltà si manifestavano con la stessa potenza. Nel corso degli anni, ha abbandonato quel confine, per indagarne altri e nuovi. E la linea filiforme che, metaforicamente, rappresenta la fine, in una visione sempre più ravvicinata, diviene un vero e proprio spazio, una sorta di crepaccio da attraversare e superare. Quest’urgenza di scoperta e comprensione, che implica un’accurata ricerca delle modalità per esprimere la totalità del suo intimo, trova espressione in un’ampia gamma di materiali (principalmente industriali, dismessi) e pratiche, che spaziano dal video alla scultura, all’assemblaggio, alla giustapposizione, dove l’elemento predominante è il gesto.

Mettendo continuamente in discussione il fare artistico con l’utilizzo di materiali di scarto e scaduti, mira non solo a riattivarli, conferendo loro funzioni e significati diversi da quelli originari, ma, attraverso il gesto e la manipolazione, li trasfigura, arrivando a camuffarne l’essenza e l’aspetto, affinché esprimano nuovi racconti e personali emozioni.

Oltre alla direzione artistica dello spazio multidisciplinare indipendente no profit COSMO Trastevere, sta lavorando alla serie ATRA, schegge di rivestimento di marmo che, pur mantenendo lo stucco di aderenza alle pareti, sono ricomposte per ricordare quanto fosse precario il loro equilibrio. Come collante, Bishop utilizza un adesivo che colora con pigmenti di piante autoctone delle aree dove ha prelevato i materiali di scarto abbandonati, al cui interno inserisce specie rare di Tillandsia, creando volumetrie inedite.

Ripercorrere le evoluzioni del suo operare non è agevole, dal momento che ogni ciclo che l’artista considera esaurito viene immediatamente ‘archiviato’ e diventa irrintracciabile nel suo studio. Anche per una certa reticenza nell’esporre, nonché per l’uso centellinato della Rete (e delle apparizioni), tutto è affidato alla sua memoria e alla sua esperienza, alla sua generosità e alla sua capacità di condivisione. Una parsimonia che si rintraccia anche nella produzione di nuovi lavori.

Rifuggendo ogni specializzazione tecnica, come pure l’utilizzo monolitico di un determinato medium, Bishop saggia la libertà di non rimanere legato a una specifica forma o a un unico linguaggio, sperimentando, di volta in volta, ciò che gli consente di tradurre la sua urgenza. I suoi lavori risultano così sempre nuovi, pur mantenendo quella eco di fondo familiare, legata alla disintegrazione e alla volontà di suscitare incertezza, attraverso un inganno, per rivelare una dimensione che inviti l’altro ad esplorarla per una piena partecipazione.