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panorama

Vincenzo Rusciano

Napoli 1973

Vive e lavora a Napoli e a Foggia

Studio visit di Chiara Pirozzi

Vincenzo Rusciano è docente all’Accademia di Belle Arti di Foggia e di Napoli. Le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero, tra cui quelle del museo Madre, del MAC di Lissone e del Museo della scultura contemporanea di Gubbio. Profondamente legato al suo territorio d’origine, fra le sue ultime mostre personali si segnala Metal Novel,in cui ha presentato un progetto inedito, realizzato appositamente per la chiesa di San Giuseppe delle Scalze a Pontecorvo di Napoli, e la mostra Skyline, presso la galleria Nicola Pedana di Caserta.

La ricerca di Vincenzo Rusciano intreccia poetica e abilità manuali, indagine archeologica e analisi sociale. Il linguaggio maggiormente indagato è la scultura, che si espande nello spazio espositivo per innesti e giustapposizioni di materiali di recupero, calchi e oggetti plastici. Il risultato è la produzione di installazioni fortemente presenti nello spazio, la cui incisività appare costantemente tradita da equilibri labili, in cui coesistono gravità e contrappesi. Elementi cardine dei lavori di Rusciano sono lo scavo, sia esso archeologico o edile, il reperto, sia esso antico o contemporaneo, il restauro e la conservazione dell’oggetto, prezioso o comune. Il suo studio assomiglia a un laboratorio, a un’officina o a una ferramenta; questo contesto di lavoro risulta indicativo di una pratica e di un’attitudine al fare artigianale e manuale, riuscendo in questo modo a connettere la pratica della scultura contemporanea ai metodi e ai processi di lavoro più tradizionali. Il risultato è la produzione di opere che sembrano provenire da un passato remoto ma che sono testimonianza di istanze future. Tale attitudine accomuna la ricerca di Vincenzo Rusciano a coeve produzioni artistiche in ambito nazionale e internazionale.

Pur continuando la sua produzione installativa e scultorea, Rusciano ha recentemente avviato la produzione di nuovi lavori bidimensionali in cui riproduce sulla tela grezza, come sotto l’effetto di una lente d’ingrandimento, disegni e schizzi provenienti dal suo archivio. L’artista, in questa produzione, sembra concedere all’osservatore una maggiore intimità, più legata a memorie personali ma sempre parte di una narrazione inscrivibile a storie collettive. Oltre alle opere bidimensionali, che in ogni caso hanno da sempre costellato la sua produzione, l’artista continua a far interagire e a fondere il lavoro da restauratore, qui inteso in senso ampio, con la produzione artistica e autoriale, agendo per interferenze e ingerenze. Una ricerca che procede per stratificazione, accumulo e combinazione di oggetti disomogenei, che volutamente lasciano trapelare un’estetica da cantiere o da deposito e in cui tutto appare, in omaggio alla città natale, poggiato su una camera magmatica, la cui pressione è controllata da manometri, oggetti, quest’ultimi, ricorrenti nei suoi lavori. Tale formalizzazione si risolve nella presenza forte e diffusa di segni e simboli che tendono a infondere al lavoro un’abbondanza di significati, talvolta sintetizzabili in forme più asciutte.

Tale approccio è significativo di molteplici livelli contenutistici presenti nei lavori di Rusciano, che attraversano non solo i concetti di cultura e di storia materiale, ma forniscono anche contesti e spunti per riflessioni in ambito sociale e antropologico, rendendo le opere fortemente attuali, urgenti e politiche. Testimonianze di un tempo cristallizzato nel passato, ma pronto a rientrare in gioco per narrare il presente.

foto Danilo Donzelli
foto Danilo Donzelli