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panorama

Vincenzo Frattini

Salerno 1978
Vive e lavora a Torino
Studio visit di Lorenzo Madaro

Vincenzo Frattini ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove si è formato nella scuola di Pittura, linguaggio a cui ha dedicato tutte le migliori energie degli ultimi vent’anni, come è emerso nella sua attività espositiva, seppur non molto intensa, tra mostre personali (Galleria Giovanni Bonelli, 2017; Casa Turese, Vitulano, 2022) e collettive, e come affiora dalla selezione ragionata di suoi lavori di varie datazioni che vedo nel suo studio torinese. Il lavoro di Frattini rientra in un’area di ricerca che investiga i perimetri della pittura aniconica, cercando di svincolarsi non soltanto dalla canonica bidimensionalità, ma anche da un’idea di pittura aniconica istintuale, visto che le connessioni delle sue ricerche vanno piuttosto rintracciate in un alveo progettuale e analitico. Ma come si sviluppa questa connessione, conscia o inconscia, verso un passato così glorioso, ovvero quello della storia della pittura analitica? Nel caso di Frattini questo rapporto non è mai ovvio, non intende mai rivelarsi con un approccio didascalico; questo perché la relazione intima che sussiste tra il lavoro di Frattini e quella storia della pittura è spirituale, ma è anche il punto di partenza per nuove espressioni, che diventano plastiche e scultoree. Nel suo studio torinese, un luogo prezioso perché molto domestico, sensibile, giorno dopo giorno costruisce opere che sono architetture, frutto di specifiche progettualità.

Uno dei principi basilari dell’arte d’avanguardia dei primi del secolo scorso è stato il tentativo di uscire dalla cornice e dai confini bidimensionali del concetto stesso di quadro. Questo presupposto è il punto di partenza per comprendere una delle linee programmatiche essenziali di un tempo dilatato, che riguarda – in un flusso persistente e aperto – anche il presente e che Frattini ben conosce. In fondo, nell’orbita di un’arte che riflette sugli statuti propri, questa componente non vuole e non può scomparire dall’immaginario attivo degli artisti e neppure dai principi del loro impegno concreto. Non si tratta di una ovvia tenacia da parte degli artisti che proseguono ancora oggi tali presupposti, quanto piuttosto di una riflessione in grado di travalicare il tempo e lo spazio, le geografie e le orbite teoriche per ricercare l’essenza delle cose. E la pittura oggi, in tal senso, essendo un linguaggio primario di comunicazione, non fa eccezione. La possibilità cromatica, che di volta in volta si verifica, consente il concepimento di vere e proprie strutture, incise, dove si accende la forma del vuoto e l’incontro con la dialettica dei pieni. Così le opere di Vincenzo Frattini sono al centro di un discorso che fa della pittura uno spazio attivo d’azione sulle pareti.

Le opere della produzione più recente si svincolano da un’idea canonica di quadro per divenire luogo, terra, immagine, sua contraddizione, traccia, segno, linguaggio, simbolo, allegoria, che non diviene mai un canone ripetitivo, perché Frattini ama cambiare pelle costantemente, trasformando la genesi dei propri lavori. Si transita dalle pitture ovali, veri e propri moduli di un immaginario polittico che si apre in uno spazio senza confini, e si approda ai legni in cui la pittura è incisa nelle superfici lignee, come degli intagli senza tempo, in cui il colore diviene forma e architettura. Si assenta dalla realtà, Frattini, nei suoi lavori degli ultimi tempi, che sono impronte di una visione integrale delle arti visive, un’attenzione che mescola e restituisce la visione delle immagini e della sua contraddizione, della forma plastica e della sua assenza, e dello spazio e della sua genesi come forma e struttura. Oggi che il suo lavoro sembra aver assunto due obiettivi che l’artista si era certamente prefissato, ovvero un rigore assoluto delle forme e una resa linguistica e quindi tecnica estremamente dettagliata, Frattini dovrebbe impegnarsi in un confronto serrato con le grandi dimensioni, strutturando nuovi cicli in grado di includere all’interno della dinamica delle opere lo spazio stesso, nel suo stesso farsi. Frattini, infatti, ha maturato una certa consapevolezza nel suo processo di sintesi e di costruzione di nuovi perimetri plastici e pittorici, che ignorano totalmente contesti, storie, urgenze del presente. Proprio per questo, probabilmente, i suoi nuovi lavori risultano convincenti, perché frutto di una sorta di ammissione intellettuale di impotenza. In questo suo processo, il lavoro di Frattini è quanto mai sincero, convincente.