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panorama

Valerio Polici

Roma 1984

Vive e lavora a Roma

Studio visit di Chiara Pirozzi

Valerio Polici si avvicina alle arti visive attraverso l’attività di writer, che lo vede protagonista per diversi anni nel tessuto underground della sua città. Tale linguaggio espressivo cede il passo a quello della fotografia, a cui si approccia dapprima da autodidatta e poi in forma professionale grazie alla frequentazione di corsi di specializzazione e alla partecipazione al LAB/Laboratorio irregolare condotto a Napoli da Antonio Biasiucci. Polici ha esposto in spazi pubblici come il museo Macro di Roma, Villa Pignatelli di Napoli e in sedi private come la Galleria del Cembalo a Roma e Spazio C21 a Reggio Emilia.

La sua ricerca è un’indagine nel profondo delle cose osservate, l’obiettivo fotografico viene concepito dall’autore come uno strumento di scavo che lo conduce a realizzare progetti fotografici che affrontano temi molteplici, pur essendo accomunati dalla medesima attenzione per il dettaglio. Le immagini di Polici indugiano su gesti, elementi periferici e oggetti familiari che lo portano a realizzare un immaginario intimo eppure universalmente condivisibile, declinato in serie, in dittici e polittici. Il suo lavoro si inserisce a pieno titolo fra le voci della giovane fotografia d’autore in Italia; la ricognizione introspettiva e spesso psicologica che fa da sottotesto a molta della produzione di Polici, rende interessante il lavoro dell’artista alla luce di un’indagine che, pur non partendo dagli assunti del fotoreportage, ne accetta gli elementi di empatia e di racconto per immagini. In questi termini, le fotografie di Valerio Polici risultano stimolanti nel dibattito attuale dell’arte italiana.

L’artista negli ultimi tempi sta lavorando a una serie di nuove produzioni che se da un lato portano avanti la sua ricerca pregressa, dall’altro introducono nuove contaminazioni, soprattutto nel recupero di una certa manualità pittorica che lo conduce a riconnettersi con la sua precedente attività di writer. Ne sono un esempio alcuni lavori sviluppati sotto forma di diario e di appunti visivi, raccolti in taccuini sui quali propone immagini fotografiche stampate in piccoli formati, provenienti dal suo archivio e sulle quali interviene con innesti di colore, bruciature e tagli. Sfogliando le pagine, le fotografie si sostanziano di materia e profondità, enfatizzando gesti e ambienti che si caricano di ulteriori segni e tracce espressive. Fra i progetti in progress, la serie fotografica che Valerio Polici ha sviluppato nell’arco degli ultimi anni è la testimonianza di un’esperienza relazionale personale, il cui fallimento è raccontato dall’artista come una lenta e inesorabile sensazione di allontanamento e di solitudine.

Quella di Polici è una pratica che insiste sul vissuto dell’autore, mostrando stati d’animo inquieti nei quali è facile riconoscersi; la sua produzione si limita a progetti circoscritti e tale aspetto, se da un lato testimonia una ricerca lunga e profonda, dall’altro può condizionare l’artista nelle occasioni di presentazione ed esposizione del proprio lavoro.

Valerio Polici risulta capace di mettersi alla prova nella costante volontà di sperimentare nuovi percorsi e contaminazioni, con esiti convincenti e maturi.