Reggio Calabria 1979
Vive e lavora a Bari
Studio visit di Lorenzo Madaro
13 dicembre 2023
Valentina Vetturi riflette da molti anni attorno a tematiche sociali e politiche di strettissima attualità e che riguardano il valore del denaro, la trasmissione dei dati, il rapporto ambivalente che sussiste intimamente tra ciò che è per eccellenza immateriale, quindi il web, e la sua trasposizione in tridimensione, anche attraverso installazioni dal forte impatto visivo e formale, tutte da percorrere e investigare, come è stato di recente per una sua personale allo Spazio Murat di Bari, città in cui è cresciuta e in cui è tornata a vivere dopo molti anni di vita nomade in giro per l’Europa. Nel 2007 ha strutturato il suo percorso di crescita – dopo una laurea in Giurisprudenza – con due residenze, una presso la Fondazione Armando Alvares Penteado a San Paolo, l’altra alla Fondazione Pistoletto di Biella. Negli anni poi si sono intensificate le collaborazioni, attraverso progetti, mostre e molto altro, con differenti realtà, anche istituzionali, tra cui MA*GA, Gallarate (2023, 2021), Spazio Murat, Bari (2023), MAXXI L’Aquila, Museo Castromediano, Lecce (2021); MACTE, Termoli; Teatro Comunale di Bologna, MAMbo (2020); Noorlandsoperan-BildMuseet, Umea; Illuminate Festival, Zugo (2018); Fondazione Zegna, Trivero (2017); Palazzo delle Esposizioni, Roma; Strauhof, Zurigo; Istituto Italiano di Cultura, Stoccolma (2016); MACRO, Roma (2015); MAXXI Roma; Kunsthalle Göppingen; Tranzit.ro, Bucarest (2014); Istituto Svizzero, Roma (2013); Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Viafarini, Milano (2012).
La pratica artistica di Valentina Vetturi si esplicita attraverso differenti linguaggi, tra performance, scrittura, installazioni e suono in un fluido spazio discorsivo in cui ricordi ed esperienze immersive prendono nuove prospettive, come risultato di lunghe ricerche transdisciplinari. I lavori spaziano dalla scena teatrale al compito quotidiano di scrivere su un treno di pendolari, da composizioni sonore a sinfonie parlate, da pubblicazioni o video a sculture ambientali.
Le voci e i personaggi che popolano le sue opere – che lei stessa definisce “improvvisazioni guidate” – sono veicoli di frammenti di realtà in apparenza molto distanti tra loro. Valentina Vetturi, infatti, nella realizzazione di ogni progetto coinvolge in maniera attiva artigiani, artisti, ballerini, giocatori di scacchi, cantanti di coro, direttori d’orchestra, ingegneri del suono e persone comuni. Tra i lavori più significativi della sua storia, La pendolare, dell’ormai lontano 2010. In un trenino romano, pieno zeppo di badanti, cittadini stranieri e studenti universitari, otto ore al giorno, Valentina Vetturi utilizza una macchina da scrivere per tracciare segni, frasi, gesti apparentemente monotoni che si caricano di significato perché generati durante lunghe sessioni di viaggio, da pendolare, appunto, in grado di tracciare una riflessione sistematica sui ritmi del lavoro, sulle condizioni di disagio quotidiano vissuto da milioni di persone. È un lavoro germinale che tanto ci fa comprendere non soltanto della poetica, ma anche della pratica di Vetturi.
Nella sua ultima mostra personale al MA*GA di Gallarate, La matematica del segreto e altre storie, con l’attenta curatela di Alessandro Castiglioni, Vetturi affronta attraverso videoinstallazioni, performance-lecture e unlibro d’artista,il tema del denaro come ‘tecnologia relazionale’ sullo sfondo delle grandi trasformazioni sociali, economiche e culturali che caratterizzano la contemporaneità digitale. Impossibile, in questa ‘panoramica-schedatura’, approfondire tutti i suoi lavori, ma certamente il lavoro di Valentina Vetturi in questa fase è ormai maturo per poter essere oggetto di un progetto espositivo antologico, anche per rivelare – se mai ce ne fosse bisogno – l’estrema coerenza di tutto il suo percorso.
Non si può, ciononostante, ignorare che in questa complessità ci siano interventi – penso in particolare a un recente lavoro, La carta ricorda, un documentario dedicato ai cartapestai di Putignano, in Puglia – che non rientrano pienamente nella sua poetica più sofisticata e di ricerca, nonostante la forza intrinseca della sua narrazione, mai ovvia, di una intensa storia, quella degli artigiani dei grandi carri allegorici carnascialeschi.
Il punto di forza del suo lavoro risiede proprio in questa capacità sofisticata e progettuale di generare riflessioni, muovendosi con disinvoltura tra differenti linguaggi. Soprattutto quando il suo discorso sfocia nello spazio e diventa esso stesso ambiente, così come è stato per la sua (bellissima) mostra allo Spazio Murat di Bari alcuni mesi fa.