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panorama

Simone Camerlengo

Pescara 1989
Vive e lavora a Pescara
Studio visit di Marco Trulli

Simone Camerlengo è un artista profondamente legatoalla città di Pescara. Il suo campo di osservazione è la dimensione urbana e proprio nella città adriatica coglie spunti continui per elaborare la sua poetica. Laureato in Pittura all’Accademia di Belle Arti de L’Aquila, ha avuto esperienze formative e di lavoro di carattere internazionali per poi tornare a lavorare e vivere a Pescara. L’adesione profonda alla città lo porta negli ultimi anni a essere protagonista di diversi progetti artistici e curatoriali, come ad esempio Senzabagno. La sua ricerca è memore della passione giovanile per il writing e si caratterizza come pratica istintiva di traduzione della realtà, dell’immaginario urbano, i cui segni contraddittori sono fonte di attrazione continua. La pittura e il disegno rispondono a un’esigenza continua di realizzare istantanee del quotidiano, accumulare interpretazioni della realtà, archiviare gesti, sensazioni, frammenti di storie della routine visiva, seguendo l’incanto e l’astrazione della pratica pittorica. La linea è utilizzata sotto varie forme, sempre per segnare tensioni, ritmi e movimenti interni alle immagini o per occultare, coprire altre immagini. La realtà, dunque, viene assunta e raccontata nelle tele sotto forma di curve, linee o grandi campiture che rispondono a necessità istintive e gestuali, sintesi di come nella mente dell’artista certe immagini si introiettino e si rigenerino. Alla traduzione di immagini unisce anche l’utilizzo di ready made, che vengono cancellati o occultati dall’uso di spray, come fossero negazioni o rovesciamenti di immagini perlopiù retoriche e tradizionali, nell’idea di contaminare, rompere, ridisegnare memorie.

L’urgenza di trasformare in pittura oggetti, scarti e immagini secondarie che incontra ogni giorno, è per Camerlengo collegata a una necessità di relazione con il mondo, con le cose, di interrogare il campo della pittura per immaginare nuove soluzioni, ma è, di fatto, anche una necessità intima. La pittura è il suo manifesto politico esistenziale, senza alcun altro fine se non raccontare le banalità e gli scarti, la curva di un tiro di basket o uno stendino dei panni.

In questa fase l’artista sta sperimentando la realizzazione di una serie di cruciverba, tratti dalla Settimana enigmistica, che gli consente di immaginare combinazioni di linee e immagini, griglie e ritratti che giocano anche su un piano ironico e che sono ancora una volta istantanee che si soffermano su passatempi e distrazioni. I cruciverba sono per l’artista un sistema visivo complesso che gli consente di rielaborare tutta una serie di riferimenti adottati finora in una stessa immagine. Le tracce del writing, presenti fino a circa due anni fa, stanno progressivamente lasciando spazio a un’esplorazione del medium pittorico. Ma le tecniche e i riferimenti nel suo percorso vanno stratificandosi invece di sostituirsi, costruendo palinsesti sempre più articolati.

La dimensione non progettuale nel suo caso può anche comportare un rischio di ripetizione, ma lo posiziona in maniera significativa al di fuori delle griglie istituzionali e dell’interpretazione etica dell’opera d’arte, ponendo dinanzi a tutto la pittura come ragion d’essere.