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panorama

Silvia Mantellini Faieta

Pescara 1992

Vive e lavora a Pescara

Studio visit di Marco Trulli

Termini come empatia, relazione e condivisione ricorrono spesso nella ricerca di Silvia Mantellini Faieta. In effetti l’artista si concentra sulle connessioni tra le persone e i gruppi sociali, interrogando la dimensione dell’abitare, la memoria dei luoghi e la dimensione di comunità. Dopo essere vissuta in Olanda e per lungo tempo a Milano, da poco l’artista è tornata ad abitare nel pescarese, dove ha reimpiantato il suo studio nella casa natale.

Mantellini Faieta ha studiato prima Pittura e poi Decorazione all’Accademia di Belle Arti di Urbino, è stata tra i finalisti al Premio Fabbri e ha partecipato a mostre e residenze in spazi no profit e istituzionali in Italia e all’estero.

Il lavoro di Mantellini Faieta si sviluppa lungo il suo percorso in maniera multiforme, secondo traiettorie che segnano cambi radicali di linguaggio e che associano performance, libri d’artista, fotografia e video. Il suo sguardo si incentra su realtà e memorie intime o collettive, soffermandosi sulle meccaniche emotive che connettono luoghi, persone o su pratiche di convivenza e socialità ai margini. Se le tematiche restano come filo rosso della sua indagine, la pratica si trasforma in maniera eclettica. Ed è così che fino al 2022 i suoi lavori, spesso, funzionano come esercizi di indagine in cui l’artista attiva un dispositivo di partecipazione (Gli occhi degli altri, 2020 e Asking for Love, 2022); da Next Stop San Siro (2022) in poi, invece, si concentra maggiormente su contesti sociali pubblici, sulla lettura di realtà urbane attraverso la realizzazione di video, tecnica che racchiude e riassume le diverse forme di analisi e lettura della realtà, consentendole di produrre poemi visivi che restituiscono il senso dei luoghi e la vitalità delle forme dell’abitare, spesso informale o marginale, oggetto della sua indagine.

La ricerca di un’estetica fragile, frammentaria che si fondi sui legami e sulle manifestazioni di empatia tra persone e luoghi è il suo personale manifesto politico. I suoi video (spesso realizzati con smartphone) sono agili strumenti in cui fissare conversazioni e sensazioni volatili, feste di quartiere o giochi di bambini, atmosfere evanescenti come i tramonti o le ombre sui muri che concorrono a definire lo stato d’animo del paesaggio in cui l’artista, con la voce o con il corpo, è sempre presente. La sua produzione incessante risponde all’esigenza di stabilire una conversazione con l’altro, di riempire una distanza o un vuoto di senso in un processo in cui Mantellini Faieta si mette in gioco e in crisi costantemente.

Oltre al video, altro cardine del suo lavoro è la produzione di libri d’artista, appunti visivi che completano la ricerca, fissano tracce e sono in linea con il bisogno di coltivare una dimensione fisica e manuale del lavoro, caratteristica della sua formazione. Ne è un esempio anche il lavoro realizzato per Straperetana nel 2019, in cui ha realizzato una bandiera ricamata per il comune di Pereto, in una performance in cui è stata seduta a ricamare per ore nelle le vie del paese.

Tornando alla ricerca filmica, i riferimenti chiari del suo lavoro sembrano essere compatibili con le recenti produzioni italiane e internazionali del cinema del reale (Selfie di Agostino Ferrenteo Puntasacra di Francesca Mazzoleni, tra gli altri), quindi si pone all’interno di una riflessione molto attuale che mette in discussione l’autorialità nel senso più convenzionale del termine, per attivare dispositivi fluidi e orizzontali di produzione di senso, in cui le sceneggiature si costruiscono in divenire, intercettando ciò che accade nella realtà.

All’interno di una produzione artistica così ricca e multiforme, si rintracciano anche opere molto riflessive, frammentarie o istantanee, che appaiono più come appunti di una ricerca costante e più ampia. Affrontare la realtà nella sua urgenza è un rischio ma anche, probabilmente, il modo migliore per restituire in maniera efficace il senso di essere artista oggi. Mantellini Faieta lo fa affrontando realtà spesso neglette o marginali, immaginando corrispondenze e costruendo interrelazioni di senso tra elementi e identità diverse, con un linguaggio che valica i rigidi confini e che si posiziona in maniera trasversale, dal film al libro d’artista alla performance.