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panorama

Sergio Breviario

Bergamo 1974
Vive a Bergamo, lavora a Seregno e a Milano
Studio visit di Francesca Guerisoli

Dal 2015, lo studio di Sergio Breviario si trova a Seregno (a breve avrà uno spazio anche a Milano), dove ha insegnato per un certo periodo in una scuola superiore. L’esperienza di visita è intensa. Mi trovo in uno studio che ha come sede un’abitazione che, però, non è quella dell’artista. La casa era stata commissionata da un medico all’architetto Carlo Casati, noto per la progettazione di strutture ospedaliere. Ogni ambiente di questa particolare architettura ha in sé la dimensione della casa-museo e quella dello studio: l’arredo, gli oggetti, le stampe raccolte nei viaggi, le opere alle pareti fanno da cornice ai lavori di Breviario, dislocati tra i diversi vani e il seminterrato. Spostandoci tra gli ambienti, alla ricerca delle singole opere, Breviario mi racconta il suo punto di vista sullo stato attuale dell’arte, che ci avvicina al suo lavoro: «Se la questione dell’arte e la sua determinazione nel tessuto sociale mi sembra che non stiano andando bene, per cui non riesco a dire le cose che vorrei dire in modo molto positivo, al tempo stesso viviamo un periodo storico interessante, non siamo più al centro di quello che sta avvenendo bensì in periferia (come noi adesso) e quest’idea dell’essere in periferia è una novità. È un riscoprire un nuovo essere umano. E questo è, a livello storico, un punto su cui ragionare». Da queste considerazioni, arriviamo a maneggiare le sculture da indossare, Blemmi e Koros, le prime due che ha realizzato. Si tratta di opere composte da una struttura e un disegno, pensate per essere indossate invece che esposte su basamento o parete per un motivo che investe tutto il lavoro dell’artista: la problematica dello spazio. Nel momento in cui l’oggetto viene indossato, ciò che sta alle pareti non è determinante; si crea una mobilità o un restringimento dello spazio tra osservatore e opera che cambia l’esperienza percettiva. Non si tratta, però, di un gesto performativo: l’oggetto, nei lavori di Breviario, è sempre al centro e può fare a meno del corpo, può essere performato ma non si tratta di una performance. Per tale motivo, quando questi lavori vengono performati, conveniamo nel definirli “azioni”. Entrambi i lavori si compongono di una struttura in legno da indossare che regge una cornice nella quale è esposto un disegno. Si tratta di disegni a matita su carta da lucido (o, in anni più recenti, a punta d’argento su poliestere) realizzati con grande cura. Uno dei due presenta un Blemmi, una figura mitologica africana acefala che sul dorso, al posto dei capezzoli, presenta gli occhi. Questi due pezzi erano stati realizzati per essere indossati da due musicisti jazz. Lavori come questi perdono gran parte della propria forza se esposti in una mostra senza essere contestualizzati con fotografie dell’azione che rimetta al centro la questione dello spazio. Questione che Breviario affronta in modo diverso in un’altra serie di lavori da indossare, in questo caso come copricapi: i Nimbo. Si tratta del richiamo alla forma del cerchio luminoso che circonda la figura del santo nei dipinti medievali. I disegni sono a grafite su poliestere, incorniciati con legno di ulivo. Una volta che l’oggetto non è più indossato, viene posto su un ripiano domestico, come le tipiche cornici per foto di famiglia, così da riprendere quel sentimento di affetto verso la cosa custodita.

L’azione è un punto focale ma non prioritaria anche in altri lavori. Di particolare interesse è quella realizzata per la personale fatta a giugno 2021 alla Casa degli artisti di Milano. Prima dell’inaugurazione, l’artista, coadiuvato da un gruppo di ragazzi, ha girato la città con i disegni che sarebbero stati in mostra, installati su strutture che presentano al centro un gancio con una corda che consente di appenderli al soffitto dello spazio espositivo e fluttuare in esso. In questa ‘preview cittadina’, quasi come in un rituale, i partecipanti hanno portato i disegni per le strade con delle carriole.

Tra i lavori in corso di realizzazione, parliamo di una serie di bassorilievi su medium density nero che ricordano grandi cornici, nelle quali sarà collocato un disegno, che vedremo nella personale che si terrà da Ex Elettrofonica a Roma nell’autunno prossimo. Attraverso un pantografo, Breviario disegna/incide la superficie. Poi, i disegni a grafite su poliestere verranno montati su specchio e assemblati al bassorilievo. Anche in questo caso, le opere non saranno a parete, ma si libreranno nello spazio.

Nel lavoro di Breviario si rintraccia una costante: l’organizzazione dello spazio di tutto ciò che realizza segue la proporzione di un triangolo con angolo di 3,14 gradi: «È l’angolo in cui il nostro occhio entra in crisi, cioè lo percepisce come parallelo anche se parallelo non è. È l’angolo in cui la visione sbaglia. Questa è la mia unità di misura, uso questo angolo in tutte le salse, anche nelle costruzioni delle proporzioni architettoniche, nelle strutture che costruisco. I miei disegni hanno quella forma, che parte da quel concetto. Lo spazio di libertà invece è il disegno».