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panorama

Sebastiano Impellizzeri

Catania 19**
Vive e lavora a Torino
Studio visit di Francesca Disconzi e Federico Palumbo (Osservatorio Futura)

Il periodo di formazione di Sebastiano Impellizzeri è caratterizzato da diversi spostamenti tra Urbino, Catania e Torino. Allievo di Arcangeli, durante il periodo accademico, inizia a sperimentare con la pittura, in un periodo (2013-’14) in cui questa non è valorizzata dalla critica.

Insieme all’artista, all’interno del suo studio, ci immergiamo nella parte più recente del suo lavoro. Il suo racconto, così come la composizione del portfolio (il quale ci dà modo di venire a conoscenza di tutte le principali tappe della sua ricerca, comprese quelle più ‘vecchie’) è però organizzato come un vero e proprio percorso lineare-temporale: un’evoluzione graduale tra suggestioni, idee e scoperte, in cui egli rivendica la libertà dal progetto.

Impellizzeri sviluppa, già nel suo percorso accademico, una profonda riflessione sul linguaggio pittorico. Essa è così prevalente che, anche nel passaggio ad altri media, i lavori possono essere letti come un’ulteriore estensione della pittura nello spazio. La sua ricerca parte da un’ossessione: la copia di un’opera di Watteau esposta al Louvre, da cui l’artista rielabora 270 opere di piccolo formato in cui, tramite variazione di stili, il protagonista viene reinterpretato e prende vita raccontando la storia stessa della pittura, fino alla sublimazione tramite l’impressione retinica: quello che rimane negli occhi dopo aver analizzato e copiato il soggetto innumerevoli volte. Questo passaggio è fondamentale nella pratica dell’artista, perché è proprio da qui che nasce l’interesse, e una spasmodica ricerca, sul colore inteso come mezzo per emanare luce e modificare lo spazio attraverso le tele; tutto ciò sfocia nella creazione di una personale tavolozza cromatica, ancora preponderante nei suoi lavori. Partendo dall’idea che l’opera d’arte, in generale, sia eccitazione, altro punto nevralgico della ricerca di Impellizzeri è l’erotismo, spesso sublimato e quindi non per forza esplicito.

Il suo lavoro può essere definito politico, poiché attento alla rivendicazione dello spazio libero e alla riappropriazione dei luoghi, tramite alcune pratiche quali, per esempio, il battuage. L’artista ci trova d’accordo quando sostiene che l’arte non dovrebbe proporre una rappresentazione fittizia ed estetizzata delle proteste. Inoltre, spostando l’attenzione sull’aspetto formale, l’approccio pittorico si dimostra attento alla propria storia ma intento nel trovare inedite modalità espressive ed espositive che gli permettono di allargarsi ulteriormente oltre la bidimensionalità della tela, offrendo così maggior respiro all’opera.

La rivendicazione spaziale ─ sia essa intesa formalmente sia politicamente ─ e l’attenzione verso l’erotismo, sono elementi rintracciabili anche nei lavori più recenti, che affrontano più esplicitamente la tematica del battuage e le dicotomie che ne derivano, quali visto/occulto, luce/buio, permeate dalla tematica del voyeurismo, costante dell’intera ricerca.

In Phthóngos (secondo di sette film che l’artista vorrebbe realizzare), ad esempio, nonostante vi sia la dimensione oscura della notte e delle fronde, è comunque leggibile la stessa poetica della luce e della luminosità presente in altri lavori. Inoltre, l’opera evidenzia il passaggio a un altro medium rispetto a quello pittorico. Si tratta di un passaggio non forzato, poiché vi è la stessa tensione tra opposti che ben si bilanciano, creando una continuità tematica con le altre opere.

Un punto critico della sua pratica potrebbe essere rilevato a partire dalla metodologia di lavoro da lui adottata. L’artista ha bisogno di una piena fiducia dei curatori con i quali lavora, poiché il progetto è messo da parte a favore di un inseguimento spasmodico delle idee, libero e non relegato alla velocità cui tutti noi siamo vincolati. Questo potrebbe essere visto come uno scoglio quando, per progettare, sono necessarie tempistiche definite. Allo stesso tempo, però, tale libertà può rappresentare un traguardo; lavorare inseguendo, come sirene, ciò che più ci affascina di volta in volta, facendoci cambiare drasticamente rotta.

Foto di Davide D’Ambra
Foto di Davide D’Ambra