Cerca
Close this search box.

panorama

Rosy Rox

Napoli 1976

Vive e lavora a Napoli

Studio visit di Chiara Pirozzi

Dall’esperienza formativa con Masaky Iwana, Rosy Rox avvia la sua ricerca visiva sulle potenzialità espressive del corpo umano, da cui fa emergere forme e azioni sullo stato relazionale fra artista, oggetto e pubblico. Le sue performance sono state realizzate in numerosi spazi pubblici e privati, come il museo Madre e la galleria dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, la Tenuta dello Scompiglio a Lucca. Nel 2013, il lavoro dal titolo Tempo interiore vince il concorso “Un’opera per il Castello” diventando opera permanente presso Castel Sant’Elmo.

La ricerca di Rosy Rox agisce all’interno delle contraddizioni e delle dualità che caratterizzano la sfera dei sentimenti e degli stati d’animo; formatasi anche nell’ambito dell’arteterapia, l’artista trasferisce la sua attitudine e specializzazione verso la comprensione degli stadi emozionali, trasformando gli impulsi personali in gesti essenziali e simbolici, durante le performance, e in oggetti simbolici, nelle sue sculture, dove forme familiari e comuni si trasformano in feticci dal forte potere seduttivo. Nelle performance, l’artista attraversa lo spazio abitandolo attraverso movimenti lenti e, con la manipolazione di oggetti, raggiungendo una profonda relazione psicofisica con il pubblico.

Rosy Rox si inserisce a pieno titolo fra le protagoniste della scena artistica storicamente interessata al linguaggio della performance, tenendo traccia nei suoi lavori di tematiche e ideali legati alla sfera del femminile. Le azioni messe in scena vedono l’artista coinvolta in prima persona, come autrice, regista, performer, un aspetto che rappresenta una metodologia artistica diffusa sia in ambito italiano sia internazionale.

L’artista porta avanti dal 2011 il progetto in progress dal titolo Il dono – si mostra in quanto si dona,frutto di numerosi workshop condotti presso scuole, accademie, associazioni e istituti, e che riflette sulla dinamica del dono come potenziale strumento di auto-consapevolezza del sé. Attraverso una pratica di presa di coscienza di esperienze personali vissute e messe da parte, l’artista fa emergere nei partecipanti nuove forme di conoscenza che si fondono nella realizzazione di un oggetto collettivo, un cubo in cemento che trattiene e lascia andare il ricordo dell’esperienza vissuta. L’installazione realizzata poi dall’artista, ed esposta in diverse occasioni, è il frutto di questi incontri relazionali e si presenta nella sua forma minima e simbolica. Recentemente Rosy Rox è stata protagonista di una performance presso il museo Ovartaci di Aarthus in Danimarca, dal titolo Ad occhi aperti. In questa azione le sue ricerche pregresse sulla relazione tra malinconia e follia, già elaborate nell’ambito di una performance realizzata nell’ex manicomio di Aversa, vengono connesse alle suggestioni provenienti dalla ricerca di Ovartaci, l’artista cui il museo danese è dedicato.

La pratica di Rosy Rox si concentra su progetti di ampio respiro che, spesso, si compenetrano a vicenda o rappresentano un’evoluzione contenutistica dei precedenti; un aspetto che rende molto riconoscibili i suoi lavori, connotati di una cifra stilistica marcata, ma che può condurre, d’altra parte, a forme ricorsive sulle quali l’artista schematizza la propria ricerca.

Pur concentrandosi sul linguaggio della performance, Rosy Rox è da considerarsi un’artista multimediale che agisce con consapevolezza anche nel campo della scultura, del video e della fotografia. Soprattutto nel rapporto fra performance e scultura l’artista è convincente e coerente, laddove gli oggetti scultorei non sono semplici apparati dell’azione, concepiti per strizzare l’occhio al mercato, ma rappresentano elementi imprescindibili della sua sperimentazione.