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panorama

Rä di Martino

Roma 1975
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Daniela Trincia
19 aprile 2024

Nel suo appartamento, tra Termini e Castro Pretorio, Rä di Martino ha organizzato il suo arioso studio. Dopo un iniziale passaggio nella fotografia è approdata in una scuola d’arte, studiando poi al Chelsea College of Art e alla Slade School of Art di Londra, per trasferirsi in seguito a New York e a Torino, tornando definitivamente a Roma nel 2018. Ancora studentessa, proprio a Roma, ha realizzato la sua prima mostra, con la quale inaugurò l’apertura della galleria Monitor (2003). Al suo attivo ha mostre alla Tate Modern, al MoMA PS1, Palazzo Grassi, Fondazione Sandretto, PAC di Milano, Hangar Bicocca. È con The Show MAS Go On (2014) che supera i confini delle arti visive, includendo un fraseggio più cinematografico e documentaristico, partecipando, di fatto, a diversi festival di cinema. Ai cortometraggi, con un’impostazione di narrazione minima, sono seguiti i lungometraggi come Controfigura (2017), il primo da lei realizzato e presentato al Festival del Cinema di Venezia.

Parallelamente ha continuato a partecipare a occasioni espositive con fotografie, sculture, installazioni, perché affascinata dai territori di confine, tra cinema e arti visive. La sua ricerca, oltre alla decostruzione del cinema stesso, è incentrata sulla percezione della realtà e della finzione, sulle relazioni tra la memoria individuale e quanto diffuso dai media (che alcuni hanno chiamato “archeologia del ricordo della cultura di massa”), sulla costruzione della Storia, trovando così espressione attraverso linguaggi diversi. Sono le immagini in movimento a interessare di Martino e il modo in cui vengono percepite. Senza dimenticare quanto le stesse immagini risentano dei progressi tecnologici (vedi l’A.I.), creando immaginari distopici fantascientifici, senza però mai abbandonare lo scavo negli archivi e sulla memoria.

Nella continua volontà di ridefinire i paradigmi artistici e la ricaduta di essi nella costruzione culturale della società, la ricerca di Rä di Martino è capace di rendere evidenti i meccanismi costruttivi e manipolatori della finzione, evidenziando il ruolo svolto dai media nell’influenzare le abitudini e il pensiero collettivi (Agosto 2008). Strettamente connessa alla sua pratica di decostruzione cinematografica è poi la natura di alcune sue installazioni (La città di Bolo, 2022), che trasformano in oggetti d’arte strumenti di lavoro come frost, stativi, pannelli riflettenti, luci, esaltandone le capacità evocative e di creare immaginari spesso fortemente introiettati nel pubblico stesso.

Le sue articolate ricostruzioni, accompagnate da approfondite ricerche, spesso in stretta relazione con l’ambiente storico e geografico circostante, creano una “terza” immagine (fissa o in movimento), della quale non è sempre facile cogliere la complessa stratificazione di significati.

Tuttavia, è proprio nella creazione di un’immagine “altra” che risiede la sua forza. Perché, attraverso l’artificio, l’artista svela gli espedienti di cui il mezzo si serve. Creando ambientazioni nelle quali la componente assurda è inserita nella quotidianità, provoca nell’osservatore un profondo senso di spaesamento, sollecitando una riflessione sulla veridicità dell’immagine, mettendo in discussione la granitica convinzione che essa sia fedele trasposizione della realtà. Riflessione quanto mai urgente, considerato il dilagare di fake news, deep fake e bot e l’incontrollato uso dell’intelligenza artificiale per una sempre maggiore disinformazione politica.