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panorama

Paolo Puddu

Napoli 1986

Vive e lavora a Napoli e a Portico di Caserta

Studio visit di Chiara Pirozzi
14 aprile 2022

Sono diversi gli spazi che Paolo Puddu ha eletto come luoghi di lavoro e, fra questi, c’è lo studio nel piccolo paese di Portico di Caserta, all’interno di un’antica dimora nobiliare, oggi disabitata, che si apre su un tranquillo cortile. In questo luogo sospeso l’artista occupa uno spazio che è sia di riflessione, sia officina, deputata alla sperimentazione e alla produzione. La sua pratica procede attraverso spunti, suggestioni che l’artista elabora a partire dal suo vissuto, dagli incontri, dal suo peregrinare, costituendosi in tracce che definiscono l’ossatura portante di opere installative, multimediali e site-specific. I lavori di Puddu sembrano governati da forze in opposizione che generano forme mobili dall’equilibrio precario, o materie esplose dove la staticità e la fissità sono escluse a favore di uno stato transitorio. Le dinamiche relazionali sono altrettanto presenti nei suoi lavori; ne è un esempio il progetto #cancelled che l’artista ha avviato durante il primo lockdown, periodo che lo vedeva in residenza presso la Cité internationale des arts di Parigi. Ritrovatosi solo, in una condizione di limitazione e di chiusura, Puddu ha inviato quotidianamente una e-mail a quaranta persone amiche nelle quali, fatta salva una citazione in calce della Lettre à Sophie Volland di Diderot, il testo risultava invisibile ma leggibile solo se evidenziato con il cursore. Una serie di frasi, citazioni e incipit venivano così condivisi dall’artista in forma sopita, al fine di lasciare traccia del desiderio implacabile di comunicare e di condividere pensieri e stati d’animo. I messaggi inviati così sottotraccia sono stati poi ricamati su t-shirt bianche poste, come un guardaroba precario, su transenne in ferro. L’intero progetto, esposto presso il museo CAMUSAC di Cassino, rivela il desiderio di contatto materiale e immateriale, seppur minimo e mediato dalla dimensione digitale che ciascuno di noi ha potuto vivere nei periodi di lockdown.

Le sculture del vicino sono sempre più verdi, d’altronde anche i giardini bruciano due volte, è uno degli ultimi lavori che testimonia l’indagine dialettica fra condizione pubblica e spazio privato, fra oggetto trovato e paesaggi interstiziali, espostonegli spazi della Fondazione Morra Greco. L’installazione è composta da due bombole d’ossigeno, allestite nello spazio come fossero elementi architettonici e fanno da contraltare a un paesaggio costruito da bombole del gas sezionate, dentro le quali sono poste diverse tipologie vegetali. Il lavoro dialoga attraverso un cortocircuito estetico con le sale affrescate del palazzo, sede della fondazione napoletana, attivando un processo critico fra luogo istituzionale, tessuto urbano e dimensione domestica.

La ricerca di Paolo Puddu si sta concentrando, negli ultimi mesi, nella realizzazione di nuove installazioni, dove è evidente il processo di stratificazione e accumulo di oggetti, pensieri, immagini e testimonianze raccolti e immagazzinati nel tempo per poi essere formalizzati nello spazio, assecondando una narrazione che, prima ancora di manifestarsi al pubblico, si risolve nel pensiero dell’artista. I lavori di Puddu sembrano esplodere, intrecciando gli oggetti provenienti da una personale wunderkammer allo spazio occupato, che l’artista non interpreta solo da un punto di vista architettonico ma anche politico e simbolico. La sua è una pratica centrata sullo studio dei valori materiali e immateriali dello spazio ospitante, che crea installazioni marcatamente site-specific. All’interno del panorama artistico italiano affronta con piglio critico e dissacrante le contraddizioni e i corto-circuiti insiti nel sistema dell’arte contemporaneo, rivolgendosi in primo luogo ai contesti istituzionali deputati all’arte in relazione al tessuto urbano e sociale in cui sono inseriti.