Cerca
Close this search box.

panorama

Oliviero Fiorenzi

Osimo 1992
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Edoardo De Cobelli

Nato e cresciuto a Osimo, nelle Marche, Oliviero Fiorenzi vive da quasi dieci anni a Milano, dove ha recentemente preso un nuovo studio. Ma un piede nelle Marche lo mantiene sempre: due anni fa ha lanciato lo spazio Anco e presto inaugurerà un progetto al largo della costa di Ancona, insieme a Edoardo Tresoldi.

L’orizzonte marittimo è, d’altronde, la prospettiva più giusta per entrare nell’immaginario delle sue opere. Da una parte il mare, dall’altra il cielo, «uno spazio aperto, poetico e randomico», che ha ispirato un corpo di otto opere tessute a mano intorno alla forma dell’aquilone, dall’animo sia grafico che pittorico. La linea che divide il cielo dalla sua controparte specchiante è, invece, cornice di una serie dedicata alla figura-oggetto della boa, elemento del paesaggio molto presente nel panorama costiero ma spesso neutralizzato, nel tentativo di renderlo visibile, ma il meno possibile invadente.

Sebbene le opere abbiano una cosmologia privata di segni e significati pittorici, interessanti da toccare e vedere da vicino – come i tessuti termolabili, che cambiano colore al tatto – la vera galleria per le opere dell’artista è il paesaggio, che ne accoglie la versione più libera e naturale. L’opera vive della variabile casuale del meteo, così come l’uomo si relaziona all’imprevedibilità del suo contesto naturale. Per citare un ulteriore esempio, durante la residenza in Manifattura Tabacchi, Oliviero ha realizzato 4-20 Airmarks, una struttura eolica sviluppata in collaborazione con il dipartimento di Ingegneria industriale. La struttura si attiva con gli elementi atmosferici, che fanno ruotare le pale e vivere la scultura, mentre, a turbina ferma, sono ben visibili gli elementi figurativi e grafici di un alfabeto simbolico che ricorre, pur in diverse forme, nelle superfici bidimensionali di quasi tutte le serie di opere. Se l’arte contemporanea non è sempre facile e tende, talvolta, ad allontanare chi cerca di capirla, le creazioni di Oliviero Fiorenzi sono strumenti di un possibile re-incanto. Il senso dell’arte, che trova spesso modi contorti per esprimersi, ritrova in lui un’essenzialità semplice e limpida. Le opere trasmettono la passione da cui nascono: un’intuizione, la decisione di seguirla; il gioco della scoperta e della costruzione di qualcosa di nuovo. Tutto è presente e visibile. Tutto sembra proprio nascere per gioco, un giocare al tempo leggero e preso molto seriamente. Forme geometriche e comuni come gli aquiloni, messi da parte in una determinata fase della vita, vengono ripresi e rielaborati nella loro straordinaria immediatezza e poesia. Gli aquiloni diventano ritratti di un umore, definizione di un paesaggio che creano attraverso i movimenti di colori e bruschi cambiamenti, tra ampie campiture e piccoli svolazzi. Sono, in un certo senso, la rappresentazione del paesaggio e del rapporto spaziale che ci permette di scoprirlo fin dall’infanzia. Come anche le boe, le barche, le pale.

Da quasi due anni, Fiorenzi sta collaborando a un progetto, immaginato galleggiante su una piattaforma, con l’artista Edoardo Tresoldi, che vedrà luce nella primavera. Passando dal mare ai laghi, supportato dalla galleria The Address, alcuni lavori faranno inoltre presto parte di una collettiva a Iseo.

Proprio per la natura delle opere e il suo approccio vicino al contesto che le genera, Fiorenzi dovrebbe dialogare maggiormente con le istituzioni pubbliche, vuoi con i Comuni, vuoi con le organizzazioni che gestiscono la cosa pubblica, per operare sul paesaggio in maniera non più temporanea ma permanente. La dimensione creativa privata che ogni realizzazione porta con sé, si potrebbe infatti benissimo coniugare con una dimensione di effettiva fruizione collettiva, già espressa nelle intenzioni dell’artista nel concepirla. Come si sa, collaborare in questo senso non è sempre facile, ma l’artista è giovane e sicuramente in futuro si presenteranno delle occasioni.