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panorama

Nicole Colombo

Monza 1991
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Francesca Guerisoli

Nicole Colombo ha stabilito da due anni il suo studio nell’area nord di Milano. La matrice concettuale dei suoi lavori è prevalentemente di tipo antropologico. Si interessa all’essere umano e a come sia condizionato dalla cultura – nel senso più ampio possibile – che lo ha formato. In particolare, usa sé stessa come oggetto d’indagine, interrogando il suo essere donna, nata in una società fortemente intrisa di cattolicesimo, dove la visione del mondo resta all’interno di una dicotomia che presenta ogni elemento in contrapposizione a un altro: «in quanto esseri umani non siamo dicotomici, ma per la nostra cultura non è così e questo crea una serie di problematiche a livello psicologico, antropologico, culturale, sociale». Nei lavori che realizza da due anni e mezzo, Nicole sostituisce alla dicotomia il dualismo, inteso come il termine che permette l’incontro, la collaborazione, la dialettica. Le sue “fruste” partono da qui, da un’idea di incontro e accettazione. Astrae dei personaggi a cui inserisce dettagli che rimandano all’essere umano, come capelli sintetici o sculture di parti del corpo. La serie di fruste realizzate tra il 2021 e il 2022, che al momento si compone di cinque pezzi tutti intrecciati dall’artista, prende avvio da Thirteen, di pelle nera. Il nome a-gender dichiara subito il suo posizionamento teorico. Poi Nausicaa, una frusta bianca, in questo caso un personaggio femminile, da cui inizia il lavoro sulle contrapposizioni e sugli incontri. Da questi due elementi scultorei, che occupano lo spazio creando vuoti più che pieni, nasce un terzo elemento frutto del loro dialogo, The Burned.

Frusta, capelli, sigarette: Nicole fa largo uso di questi oggetti in virtù del loro dualismo: i capelli sono estremamente estetizzanti, ma se li decontestualizzi – nella doccia, nel piatto – producono disgusto. La frusta è uno strumento di dominazione ma anche di piacere. Le sigarette sono dannose, ma hanno una loro funzione a livello sociale (nella mostra di Londra, Shifting Balance, del 2022, Nicole ha invaso lo spazio con 400 sigarette di ceramica). Questi elementi vengono da un background punk, di cui l’artista riprende l’estetica, per certi versi accostabile a quella di Monica Bonvicini e Mika Rottenberg, ma anche di Anna Franceschini e Natalie Djurberg. Nicole cita anche Mike Kelley e i fratelli Chapman: l’elemento dell’umano introdotto nell’opera, l’erotismo massivo, l’immaginario fetish alleggerito da elementi che giocano con l’osservatore e lo portano a relazionarsi direttamente con l’oggetto. Ricorre come una costante il riferimento alle pratiche BDSM, gioco di ruoli per eccellenza basato sulla fiducia, «dove ciò che si vede non è ciò che sembra, chi domina il gioco non lo domina davvero». Lo scambio di vulnerabilità alla base di queste pratiche è ciò che più interessa Nicole. In Untitled (Off Shell), 2022, due corpi a-gender in latex sono posti in equilibrio, sorretti da una fune dalla pratica giapponese shibari. Un tubo di rame, scelto per il suo essere termoconduttore, che consente un continuo scambio di energia da un corpo all’altro, viene amplificato da catene e funi di plastica. Lo scambio viene bloccato, poi sbloccato, ed è un continuo tentativo di blocco e sblocco per mantenere l’equilibrio. Un altro punto cardine del suo lavoro è l’indagine dell’idea di femminilità, intesa non in contrapposizione al maschile, ma in quanto tale, che esiste in una donna così come nell’uomo, bambino, animale o in un gesto. Fa ricorso a una serie di divinità greco-romane quali Ecate, Artemide, Afrodite, che rappresenta come box in plexiglas nero con l’inserto di diversi elementi, quali capelli sintetici, catene, borchie, allestiti a parete ad altezza media che, nello specchiare l’osservatore, divengono sorta di ritratti o autoritratti. Nicole ha partecipato alla residenza del progetto Ultravioletto.art, arte + impresa, a Treviso, collaborando con l’azienda Nortd Resine che le ha fornito resina e fibra per realizzare Lilith, figura recuperata negli anni Sessanta dalle femministe, una scultura di 5 metri autoportante e sottile, che evoca nella forma un boccolo e nella texture un enorme groviglio di capelli. Dice Nicole: «Lilith è il lato oscuro, gli istinti primordiali, primitivi non legati a un genere, che fai fatica ad accettare, è l’altro lato della luna. Tutte quelle cose con cui, a un certo punto, dovrai fare i conti». Nicole Colombo esporrà il suo lavoro nella collettiva Cremona contemporanea, a cura di Rossella Farinotti, dal 27 maggio al 4 giugno 2023.