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panorama

Nicola Rossini

Brescia 1992

Vive a Lissone e lavora a Milano

Studio visit di Francesca Guerisoli

Da Brescia si è trasferito a Firenze, dove si è diplomato all’Accademia, e poi a Lissone per frequentare il biennio specialistico in Scultura all’Accademia di Brera. Nicola Rossini condivide lo studio con Francesca Brugola e altri quattro artisti nel quartiere Gorla di Milano, dove opera da due mesi. Nel suo spazio sono presenti diversi materiali di lavoro, alcune opere concluse, progetti in via di sviluppo e prototipi la cui produzione è in attesa che si presenti la giusta occasione espositiva. Anche il mondo del digitale, nonché del Metaverso e degli Nft, è un ambiente nel quale sperimenta con l’entusiasmo del pioniere.

La ricerca di Rossini è alimentata da diversi saperi e si sviluppa tramite varie pratiche e materiali. Crea opere molto dirette, sostenute da una stratificazione che emerge addentrandosi via via nella lettura di esse. Alla base del suo lavoro c’è la domanda di come culturalmente conosciamo, traduciamo e creiamo il mondo contemporaneo. Chiama in causa il metodo scientifico come strumento prevalente di conoscenza, lo impiega nei suoi lavori giocandoci in modi diversi per interrogare le varie ripercussioni che ha sulla tecnologia e sul corpo. Si accosta all’eredità degli ‘ultimi’ filosofi da cui si sente segnato e in qualche modo imbrigliato: «Ricorre sempre quest’idea degli ultimi grandi pensatori… C’è questo accademismo, soprattutto se ti formi in Italia, che ti viene buttato addosso e con cui cerchi di legittimarti. Io prendo un po’ in giro tutti».

Dai riferimenti biblici di A immagine e somiglianza (2023), che mette in relazione il cervello di Dio con un computer in azione perpetua, passa ai lavori sul corpo come Dichidicosa, in fase progettuale e che presenta il calco della sua mano movimentato da un servo motore a cui risponde con un’azione performativa che ripete specularmente il gesto. Lavori conditi di citazioni, da De Deminicis a Paolini fino a Bartolini, che impiega giocandoci, amalgamandoli, con l’intenzione di non prendersi troppo sul serio. I lavori sul corpo coinvolgono come primo oggetto di studio e materia da utilizzare il proprio corpo, che fotografa o scansiona per poi effettuarne stampe e agire sul materiale ottenuto. In Confini, topologie, traslochi (2021) ha ripiegato la stampa del suo petto realizzata su carta fine arts come fosse una scatola da trasloco, esorcizzando il continuo errare in un particolare momento della sua vita; in La mano destra che si fa a coriandoli (2022)la stampa fronte/retro della mano viene scomposta in decine di coriandoli, evocando l’idea di farsi a pezzettini. Quest’ultima è immaginata come azione da svolgersi nel corso di un’inaugurazione in cui l’intera riproduzione del suo corpo venga frammentata in centinaia di coriandoli lasciati poi sulla pavimentazione dello spazio espositivo. Al momento, Rossini sta lavorando anche a un autoritratto ‘in volo’, un palloncino in foil modellato sulla sagoma del suo corpo, dipinto del colore della sua pelle, che verrà lasciato fluttuare insieme ad altri corpi sul soffitto di uno spazio, in balia del pubblico che potrà spostarli servendosi dei fili applicati su ognuno.

L’idea di scomposizione, derivata dal metodo scientifico, come strumento di conoscenza che accomuna gran parte del suo lavoro, raggiunge il punto più esemplare in Movimento (2021), nato dalla riflessione sull’inconciliabile scomposizione tra lo 0 e l’1. I movimenti a scatti dell’installazione digitale che reca la frase Mind the Gap giocano su questo rapporto di acceso e spento. Nel lavoro sul digitale Rossini applica le sue conoscenze di programmazione delegando poi a professionisti la produzione più avanzata. Sottile e ricco di humor è Ingombro (2021), progetto per un’applicazione che crea un’icona che non fa nulla se non occupare alcuni pixel sul desktop o sullo smartphone. Ciò che fa l’artista è indagare un concetto diverso di spazialità. Questo genere di informazioni, infatti, non hanno un ingombro fisico; l’idea qui è invece di riempire dei pixel al posto dello spazio di un hard disk.

L’interesse di Rossini per la cryptocultura è vivo e ne parla con entusiasmo, come possibile attore di un mondo che si sta sviluppando proprio ora che la bolla speculativa degli Nft ‘collectable’ è esplosa e il Metaverso è una realtà in divenire. I lavori che mi descrive, rimasti sulla carta, agiscono nello scarto tra reale e virtuale, andando a interrogare anche i limiti e i processi della creazione di questo mondo.