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panorama

MRZB

Collettivo fondato nel 2014 da Andrea Parenti, Désirée Nakouzi De Monte, Filippo Tocchi, Pietro Cortona
Studio visit di Alessandra Franetovich

Il nome MRZB è una contrazione che mantiene le sole consonanti di Merzbau, il noto progetto avanguardista di spazio-abitazione e studio di Kurt Schwitters, da cui il collettivo deriva la vocazione all’assemblaggio. Dal 2019 alcuni membri del gruppo vivono a Torino. Dopo un iniziale incontro su premesse musicali, la collaborazione artistica si è sviluppata nel formato fanzine per spostarsi progressivamente verso dimensioni installative ed espositive. Nel corso di questo processo le sedimentazioni e contaminazioni tra diverse matrici e fonti estetiche si sono sommate e il lavoro si presenta oggi come un pastiche post-post-moderno di estetiche trash, glam, gotiche, pulp, horror e hardcore. Estetiche rimasticate dalle periferie odierne e realizzate con gli scarti del consumismo globale, realizzate secondo i principi del DIY ma alla luce di una crisi economica senza sosta e del climate change, pertanto da contestualizzare in uno scenario post-apocalittico che si reitera a decenni di distanza dall’immaginario allarmistico della guerra fredda.

L’opera di MRZB affronta tematiche comuni in Italia, quali la marginalità e l’underground, però elaborando un’estetica di respiro internazionale ricercata e decisamente attenta al cinema, alla letteratura e alla moda. L’interesse alla marginalità è differente dalla ben radicata discussione sull’arte pubblica, men che meno il collettivo si propone di avanzare dinamiche relazionali o di riflettere criticamente sui propri metodi operativi. Piuttosto si configura come una modalità di vivere direttamente e con il proprio corpo i margini, coinvolgendo chi abita nelle medesime aree occupate, proponendo progetti che ne inglobano solo in parte aspetti peculiari, innestandovi lavori e citazioni di altri autori provenienti da diverse discipline ed epoche per dare vita a un’espressione collettiva di resistenza e insubordinazione alla normatività.

A inizio 2020 MRZB ha costruito uno studio/baracca con materiali di recupero – trovati in edifici disabitati come note ex-discoteche torinesi o raccolti da case non più abitate – in zona Stura Lazio, un’area industriale ai margini della città dove si trovano aree abitative auto-costruite e dove un tempo era collocato un campo informale rom, smantellato nel 2015. In questo spazio di produzione sono stati ambientati alcuni progetti, tra cui La giostra di Lulu, episodi XLI-XLIV di Stili drama, un progetto para-cinematografico in progress che, sulla base di una sceneggiatura autoriale, racconta le vicende di diversi personaggi come un clown e un gruppo di manichini cui è riconosciuta una propria personalità – con nome, abbigliamento e un proprio storytelling. Il margine è quindi un tema di confronto reale ma assume anche i connotati di escamotage narrativo per confrontarsi con le vicende storiche dell’emarginazione, dove le figure del clown, il manichino, gli oggetti fetish e le situazioni orrorifiche inscenano un teatro delle maschere che parla dell’essere freak, della fragilità e della frammentarietà dell’esistenza oggi, ricollegandosi a una stagione di rinnovamento delle forme e dei contenuti dell’arte quale quella delle avanguardie storiche che passa attraverso la scena indipendente del secondo dopoguerra, basti pensare al cinema di John Waters.

L’aspetto più complesso del lavoro risiede nel rapporto che intesse con la difficile realtà di chi vive in aree marginali, a maggior ragione in un periodo in cui si susseguono attenzioni e sensibilità per l’inclusività e si assiste all’ascesa del politically correct. Il progetto può risultare controverso e problematico ed essere accusato di appropriazionismo, ma è un’osservazione parziale non perché disvela un’opinione, bensì perché si ferma a osservare solo un aspetto superficiale di un insieme più profondo che appunto mescola arte e vita, per costruire un proprio e personale percorso – collettivo ma autoriale – non solo dando la propria opinione su aspetti cruciali del nostro tempo ma costruendo una visione alternativa alla narrazione dominante.