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panorama

Mattia Morelli

Bari 1985

Vive e lavora a Roma

Studio visit di Daniela Trincia
giugno 2022

Tra i palazzoni di Pietralata – Monti Tiburtini, si trova lo studio del fotografo Mattia Morelli, organizzato nella sede del magazine di arte contemporanea e cultura “InsideArt”, allestito nello spazio Fondamenta Gallery, destinato sin dagli inizi ad accogliere studi di artista. Attualmente ospita quelli del Collettivo Basement, di cui Mattia Morelli è uno dei componenti, insieme a Chiara Amici, Margherita Giordano, Giovanni Longo, Giulia Speranza. Mattia Morelli risiede nella capitale ormai da alcuni decenni, dopo aver vissuto in diverse città, tra cui Torino e Bologna, dove ha compiuto i suoi studi all’Accademia di Belle Arti. Una formazione che lo ha visto anche al fianco di artisti eccezionali, come Nino Migliori e Maurizio Mochetti. 

Per Morelli lo studio non è un’esigenza prioritaria, perché tutto è racchiuso dentro il suo portatile, e i lavori fotografici scorrono nitidamente sullo schermo. La velocità del suo pensiero si traduce con uno sguardo continuamente centrato su dettagli, frammenti, per catturare particolari «che partono sempre dall’osservazione della natura».

Frutta e verdura V.M. 18, il progetto cui si sta attualmente dedicando, esemplifica la sua griglia di azioni e il suo avvicinamento. Particolari naturali e vegetali, che immediatamente si sovrappongono a particolari anatomici umani (un seno, una vulva o un pene), abbattendo quelle distinzioni fra gli elementi. Estrapolati, decontestualizzati e volutamente inseriti in una cornice assolutamente pop, pur nella loro innegabile leggerezza e giocosità, costringono a guardare diversamente quanto è intorno a noi. 

Centrata sulla percezione dell’occhio umano, Morelli indaga come la visione antropomorfa dello sguardo automaticamente riconduca forme e linee all’uomo e come la mente consegni un senso nuovo a quel particolare individuato. Isolando frammenti, vuole stimolare lo spettatore a una visione e attenzione diverse, sollecitandone la nozione perché colga quegli aspetti e quelle assonanze altre che lo circondano e uscire dallo scontato e dalla comodità. Tutto esiste in natura, e l’uomo non può pensare di essere un elemento a sé stante, ma deve, invece, riconsiderare il suo ruolo e la sua posizione. In anni in cui gli equilibri naturali sono enormemente forzati, per Mattia Morelli è forte l’urgenza di tenere alta l’attenzione, cercando di aumentare la sensibilità ambientale della collettività, attraverso nuove elaborazioni estetiche. Con le fotografie, però, egli ingaggia un confronto rinnovato: lo scatto è solo il punto di partenza, la materia da modellare e lavorare, ben attestato dalla serie Ladies & Gentleman. Isolando dettagli dai muri, senza praticare alcuna correzione o modifica, linee e ombre, crepe e incrinature, diventano veloci e stilizzati ritratti umani, con quelle impostazioni formali alla base della ritrattistica, ancora più evidenti se inseriti in cornici baroccheggianti. Osserva tutto questo, con sorpresa e ironia e con la meraviglia che erompe dalla casualità. Tuttavia, l’idea che l’uomo, per quanto manometta l’ambiente in cui vive, sia imprescindibile dalla natura stessa, è l’intima idea che guida il suo operare. Le sue fotografie si innestano, così, nella rinnovata attenzione e sensibilità che ognuno deve riporre nei confronti dell’ambiente in cui vive, per modificare quei paradigmi che stanno lentamente portando a irreversibili squilibri naturali.

L’esigenza di soffermare l’attenzione sui dettagli circostanti, creare nuovi scenari, slittando di significato elementi preesistenti (si veda Lune di plastica), come anche la possibile sessualizzazione della natura, potrebbe richiamare alla mente opere di altri artisti (basti pensare a Tamara de Lempicka o alla sensualità dei fiori di Robert Mapplethorpe) e, forse, mostrare uno slancio sospeso. 

Ma lo scarto è racchiuso proprio nell’offrire nuovi orizzonti, nuove suggestioni, che solleticano lo sguardo e l’immaginazione dello spettatore, scardinando prevedibili e ordinarie interpretazioni e letture. Nei suoi scatti, gli elementi naturali sono ripresi senza alcun intervento manipolatorio. Landscapes, ma ancor di più Places, è l’esempio principe: paesaggi lunari o concrezioni rocciose, fondali marini o crateri vulcanici, sono i singolari paesaggi desunti da un elemento semplice quanto noto: l’osso di seppia. Scatti nei quali l’unico intervento praticato è nella post produzione, accentuando la decontestualizzazione e decostruzione, al fine di immettere quel segmento estrapolato, nelle situazioni che le personali associazioni di idee hanno costruito nel suo immaginario. Perché per lui la fotografia non è scattare, ma creare.