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panorama

Matilde Cassani

Domodossola 1980
vive e lavora a Milano
Studi visit di Paola Nicolin

Il lavoro di Matilde Cassani è spesse volte pervaso da una peculiare combinazione di candore, acume, ironia e magia. Cassani, d’altra parte, mi è più volte apparsa come il frutto di un amore impossibile tra Bruno Munari e Alison Smithson. Designer e artista con alle spalle studi al Politecnico di Milano – dove si laurea con Giovanna La Varra, con una tesi sulla relazione tra spazi domestici e religione nelle terre del post-tsunami – e residenze con relativi progetti in preziosi milieux culturali – come l’Akademie Schloss Solitude e Storefront for Art and Architecture di New York –, si è sempre mossa al confine tra arti visive e architettura, interessata a sviluppare oggetti di design, installazioni, display, comunicazione visuale e indagini su spazi e architetture tesi verso la dimensione performativa. Tuttavia, al di là di una propensione generazionale alla contaminazione dei linguaggi e all’intreccio disciplinare, costante è stata nella sua ricerca l’interesse verso le differenze culturali come motivo di disegno della città, la memoria collettiva, le tradizioni popolari e l’indagine sui rituali come veri e propri scavi archeologici dai quali trarre oggetti, ricostruzioni di ambienti e gesti da raccontare sotto una diversa luce. In questa prospettiva il suo lavoro, e il suo riconoscimento nel mondo dell’arte e del design, è arrivato in anticipo rispetto alle attuali riflessioni sul decolonialismo e l’abbattimento delle barriere di razza, tanto quanto la rivalutazione del vernacolare come ambito di scoperte di storie irregolari o, ancora, il tema della natura ibrida dell’architettura come strumento di conoscenza critica di ciò che ancora non vediamo e dell’oggetto come manifestazione emotiva.

È successo per esempio con Countryside Worhip / A Celebration Day, l’opera fotografica presentata alla XIV Biennale di Architettura di Venezia nel 2014, frutto di una ricerca sulle comunità Sikh che popolano la pianura padana e l’agro pontino. Insieme al fotografo Delfino Sisto Legnani, Cassani ferma un momento della festa indiana di Vaisakhi e in modo particolare il momento subito prima l’inizio delle celebrazioni nella piazza Unità d’Italia di Novellara. La comunità appare e scompare grazie alla stampa lenticolare: da lontano la piazza appare deserta, avvicinandosi la folla accoglie come un corpo unico il pubblico. Sorta di Quarto Stato contemporaneo, il lavoro testimonia il carattere soave e potente della ricerca socio-culturale che sottende: parla di mondi visibili e invisibili, di particolari che ci sfuggono, di dinamiche economico-sociali in trasformazione, di rituali che approdano entro un’architettura dislocata che li accoglie e ne viene fantasmagoricamente trasformata. Così, uno sguardo laico nutrito di magia manifesta ciò che non si vede. È il caso di Spiritual Devices – scatole contenenti oggetti di culto realizzate per il Württembergischen Kunstverein di Stoccarda nel 2010 – o di Tutto (Manifesta, Palermo 2018), una ricerca sulle celebrazioni collettive, laiche o religiose, spesso legate all’esposizione di un simbolo, come nel caso dello spettacolo pirotecnico e l’esposizione di drappi ricamati legati alla tradizione del barocco siciliano. Di tradizioni popolari e dimensione geografico-antropologica dell’intrattenimento ha parlato anche It’s Just Not Cricket dove Cassani, nel 2018 presso ar/ge kunst di Bolzano e il Kunstlerhaus Buchsenhausen di Innsbruck, costruisce l’esposizione di una collezione di attrezzi e indumenti legati al gioco del cricket: il progetto diventava tuttavia una dichiarazione di esistenza della comunità di atleti dell’Afghanistan, del Pakistan e dello Sri Lanka che da decenni abitano e praticano lo sport in Tirolo e dunque della storia circolare del cricket, del suo esistere oltre i confini stereotipati che ne segnano un’identità retorica.

Tra i suoi progetti in corso, l’installazione pensata per il territorio delle risaie che circondano l’Abbazia di Lucedio nel Vercellese per l’associazione Aptitudeforthearts, e la lampada Tutti, appena presentata al Salone del Mobile di Milano per Fontana Arte. Qui come altrove, volti di presenze reali o immaginarie si sovrappongono: Cassani intaglia maschere sottili e fluttuanti che diventano luce, forma, movimento, comunità ibrida e leggera.