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panorama

Massimo Mazzone

Marino 1967

Vive e lavora a Milano e a Castel Gandolfo

Studio visit di Marco Trulli

Massimo Mazzone è scultore, docente all’Accademia di Brera, ma anche attivista del pensiero anarchico e fondatore di diversi gruppi e collettivi artistici. Nella sua formazione accademica hanno avuto un ruolo centrale le figure di Nicola Carrino, Emanuele Severino, Massimiliano Fuksas e Alberto Abruzzese, grazie ai quali ha sviluppato e articolato una riflessione sulla scultura costruita che è divenuta uno dei fili conduttori della sua poetica.

La necessità di intessere rapporti dialettici tra la scultura e la società lo portano in maniera continuativa negli anni a fondare collettivi e gruppi (Ufficio delle Idee, com.plot system e Escuela moderna) dando vita a pubblicazioni, mostre, decine di partecipazioni alla Biennale di Venezia e anche a progetti formativi universitari interfacoltà. Il suo studio di Castel Gandolfo, in effetti, è una biblioteca e un archivio fitto di pubblicazioni in cui emergono carte, disegni e sculture modulari e una collezione d’arte.

Il suo lavoro ridefinisce la scultura costruita secondo un atteggiamento che immagina l’opera come costruzione di forme, parole, spazi. Per questo, l’opera di Mazzone si muove sui confini tra arte e architettura e poesia visiva, montando e smontando stratificazioni di linguaggio e, spesso, pensando alla scultura come spazio in cui accadono le cose. Negli ultimi trentacinque anni i suoi progetti si sono rivelati spesso come cerchi costruiti (in muratura, in legno o altro) o autocostruiti come spazi temporanei o presidi di protesta. Ma il principio della costruzione emerge nel suo lavoro come realizzazione di progetti immateriali, relazionali che mirano a consolidare un general intellect intorno a temi che riguardano il rapporto tra arte politica e territorio e che, ad esempio, hanno dato luogo negli anni alla biblioteca di Escuela moderna, progetto ongoing di archiviazione di testi a libera consultazione.

Nel lavoro di Mazzone il principio di autorialità sfuma in un “noi” liquido e collettivo, che riconosce a ogni collaboratore (artista, ricercatore, studente) la titolarità di processi di ideazione e pratica artistica. Nella sua concezione più ampia, il lavoro di Mazzone si configura come contributo teorico e militante alle interrelazioni profonde tra arte e politica e si articola in una intensa attività editoriale, saggistica e seminariale, che contribuisce a internazionalizzare il dibattito sull’arte come fucina di pensiero critico. In questo senso, Mazzone con Escuela noderna e Francesco Proto, è stato protagonista, durante l’esistenza del Macro Asilo, di decine di seminari e convegni con artisti e pensatori di tutto il mondo. La centralità che l’artista conferisce all’ambito formativo mi sembra rilevante perché in linea con la possibilità di intendere l’ambito accademico come luogo di condivisione e confronto tra artisti di diverse generazioni, aldilà di ogni criterio gerarchico.

Uno degli ultimi lavori è Simulacro di una bandiera per internet, installazione performativa di Escuela moderna con Nicoletta Braga, presentato nell’ambito di Biennale Sessions a Venezia e nella Giornata del contemporaneo 2021 a Sipicciano (VT), a cura di Antonio Arevalo. L’opera è una rielaborazione collettiva dell’opera di Mark Napier, uno dei primi lavori di net art acquisito dal Guggenheim Museum e ancora editabile su net.flag. Un tappeto di bandiere calpestabili, ognuna delle quali elaborata liberamente da un artista invitato appositamente, viene smosso da una performer bendata che si muove nei confini di una geografia liquida e postcapitalista, per reinventare un nuovo (dis)ordine. Sempre di recente, Mazzone è stato l’organizzatore di alcuni incontri nell’ambito di Biennale Sessions sulle influenze libertarie nelle arti, altro filone di ricerca dell’artista, con ospiti, tra gli altri, Luca Vitone, Franco Buncuga e Saburo Teshigawara.

I progetti di ordine monumentale sono spesso immaginati sulla scorta di un lessico postcostruttivista o minimalista e, talvolta, rimangono elementi isolati all’interno di una produzione artistica fondata sul fare collettivo.

Proprio questa caratteristica dell’autorialità diffusa, di cui lo stesso Mazzone è promotore, può rendere in alcuni casi poco decifrabile la linea di ricerca dell’artista, ma è parte di una intenzione chiara di valorizzare un “noi” a scapito della firma dell’autore.

La ricerca sugli spazi costruiti che traduce elementi scultorei in forme architettoniche risulta essere uno degli elementi che riescono a sintetizzare bene la ricerca dell’artista nella definizione di luoghi discorsivi, in cui il pensiero e l’attivazione critica realizza un’idea alternativa di spazio pubblico e di “comune”.