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panorama

Marta Spagnoli

Verona 1994

Vive e lavora a Venezia e a Mestre

Studio visit di Elisa Carollo

Marta Spagnoli è una delle giovani promesse emerse dalla scena veneziana, capace, a pochi anni dal suo percorso in accademia, di esporre il proprio lavoro in varie parti del mondo. Questo anche grazie al supporto di Galleria Continua, che ha deciso di inserirla subito nella propria scuderia internazionale.

L’idea di pittura di Spagnoli è più vicina a quella delle filosofie orientali: il bianco e la tela grezza nelle sue opere non sono concepiti né come cancellatura né come negazione, ma come campo aperto di movimento e al contempo strumento di contenimento, con cui l’artista libera le masse di colore, per poi definirne la forma. Quello di Spagnoli è un lavoro sincopato, fatto di sprazzi e singhiozzi, in costante ricerca di armonia e ritmo, nel definire cosa prevalga su cosa, nel portare indietro ciò che era finito avanti. Così i bianchi diventano fisicamente presenti, tanto quanto le masse dense di materia colorata. La sua arte è, in questo senso, caratterizzata da una tensione continua fra una pittura gestuale e fisica, che potrebbe ricordare l’espressionismo astratto americano, e una fortemente meditativa nel bilanciare l’esuberanza del colore con ampi spazi vuoti, più vicina, se vogliamo, a maestri del postwar in Corea o in Giappone. Il processo di Spagnoli è molto intuitivo, basato su ritmi di partenza che sviluppano direzioni. È un lavoro per allusioni, dove la materia pittorica suggerisce forme nel suo divenire. Come l’artista stessa ammette, non è infatti di suo interesse cercare di definire soggetti dominanti che possano indirizzare una qualche lettura specifica dell’opera: lo sguardo deve percorrerla liberamente, come fa lei stessa fisicamente, per poi soffermarsi su punti di attracco che ha definito in passaggi successivi. Lì, lo sguardo stesso e la memoria fisica possono suggerire forme che attivano percorsi narrativi paralleli, ma che spesso partono da archetipi e forme universali, come quelle appartenenti al mondo animale o vegetale riconoscibili aldilà dei limiti culturali e linguistici. Spagnoli concepisce il ruolo dell’artista come uno strumento attraverso il quale le immagini non vengono definite, ma si manifestano. Una concezione tanto lontana quanto unica e preziosa, all’interno del panorama della pittura contemporanea dove domina oggi una figurazione il più possibile esplicita.

Al momento della mia visita nel suo studio di Mestre, Marta stava proprio lavorando per ultimare alcuni dei lavori che sono ora esposti nella sua personale presso la sede di Galleria Continua a Roma, al St.Regis. Nello studio, mi stupisce subito la presenza di cromie più accese che si allontanano dalle atmosfere lagunari da cui è stato a lungo caratterizzato il suo lavoro. È come se la sua tavolozza si fosse all’improvviso messa a vibrare di nuove energie, seppur rimanga dominante e centrale la presenza del bianco e dell’apparente vuoto della tela grezza. La serie Vortici mette ancora più in evidenza l’approccio al processo pittorico: teli pieni di olio imprimono con movimenti liberi e quasi caotici i moti di materia, poi contenuti tramite applicazioni successive di bianchi. L’idea della mostra è quella infatti di lavorare su archetipi, come il titolo, In primo luogo, suggerisce: ciò che ci precede, in forma sia genetica che di inconscio collettivo.

Fra i nuovi lavori, tuttavia, mi stupisce trovare delle silhouette di primati, più definite e riconoscibili: come l’artista racconta, quello che l’ha interessata di questi soggetti è in realtà la linea dei loro movimenti, che rimandano a comportamenti condivisi fra specie. Guardandoli bene è chiaro come, ancora una volta, il fulcro dell’interesse sia la gestualità che li traccia, più che la struttura o il volume fisico del soggetto, che per questo viene parimenti riassorbito man mano dal contesto, fra bagliori e cromatismi che ne connettono le linee con il palcoscenico della tela grezza, dove si muovono con tante altre tracce. Mi mostra anche dei lavori su carta recenti: lì lo sperimentare con i movimenti inconsci della materia pittorica si fa ancora più libero e mentale, nel rivelare forme e forze che rimandano ai movimenti del cosmo e al pulviscolo di materia che lo compone.

Nel parlare del proprio lavoro Spagnoli dimostra una consapevolezza molto alta della propria pratica e della propria ricerca pittorica: ha una padronanza nel descrivere moti, avvenimenti sulla tela, come poi gli intenti e la ricerca che li hanno indirizzati, il che è sicuramente un punto di forza nel racconto della propria idea di pittura. L’artista, ad oggi, ammette la presenza di linguaggi molto diversi nella sua produzione, soprattutto dopo queste ultime opere che, in parte, si distanziano dalle precedenti. Questo potrebbe essere un punto di debolezza, in quanto potrebbe compromettere la riconoscibilità del suo lavoro. Tuttavia, Spagnoli rivela la ricchezza di un lavoro comunque coerente, animato da una continua ricerca sulle possibilità della materia pittorica di suggerire, evocare e aprire mondi, muovendosi sul palco di una tela grezza piena di possibilità narrative da sprigionare con l’atto pittorico.

courtesy l’artista e galleria Continua
courtesy l’artista e galleria Continua