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panorama

Mariagrazia Pontorno

Catania 1978
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Daniela Trincia

Accompagnata tutti i giorni dalle prove musicali degli studenti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Mariagrazia Pontorno ha unito lo studio con la propria abitazione. Ma ci tiene a precisare che «il mio studio è la mia testa, mentre la mia casa è il set della mia vita e a volte dei miei lavori». Alice Hair Deflector (2004) è il suo esordio nel panorama romano e il suo ingresso nell’arte. Presentato nella personale da Monitor, il video in 3D è ispirato alla prima edizione di Alice in Wonderland con i disegni originali dello stesso autore, in cui condensa ispirazioni, ossessioni, modelli, autobiografia. Da allora le sue opere, esposte in numerose gallerie e musei sparsi per il mondo, hanno indagato il rapporto tra tecnologia, arte e natura, arte e scienza.

Sebbene abbia iniziato lavorando con l’animazione digitale, nel corso degli anni il suo lavoro si è evoluto. Al 2017 si può fissare una svolta artistica, raggiunta col progetto Everything I know e Everything I know/vol. 2 – Floating Lab (2014-2017). Mentre il primo è un corpus di opere ispirate all’erbario di felci brasiliane di Giuseppe Raddi, legato alla storia dell’Orto botanico di Pisa, il più antico orto botanico universitario del mondo, fondato nel 1534, il secondo è, piuttosto, una restituzione dell’azione formativa che Mariagrazia Pontorno ha compiuto ripercorrendo e riattraversando la geografia e la storia con le quali Raddi aveva individuato le felci. Imbarcatasi su una nave cargo Grimaldi Grandi Americhe, ha affrontato lo stesso viaggio di Leopoldina d’Asburgo Lorena compiuto per raggiungere lo sposo Don Pedro di Braganza, accompagnata da una spedizione scientifica, che includeva Raddi. E quindi, l’altro elemento di novità dei lavori più recenti, è l’introduzione della storia/narrazione nonché della Storia, quella con la maiuscola, nonché il tema dell’infanzia, caratterizzato dal pensiero magico-irrazionale, antinomico a quello scientifico-razionale.

Tra i primi artisti che hanno individuato nel 3D le potenzialità artistiche, attraverso esso ha fortemente messo in discussione la rappresentazione della realtà, assottigliando di più quel delicato margine tra vero e falso, reale e illusorio, concreto e astratto. Le immagini, inerenti alla vita quotidiana e, perlopiù, centrate sulla natura, sono reali ma ricreate con specifici e sofisticati software. Ciò costringe a una riflessione sulla veridicità del diluvio di immagini che ogni giorno tempestano il nostro quotidiano. E Nobilis Golden Moon (2020), il primo atto della trilogia dedicata al pensiero magico, è un lungometraggio nel quale porta agli estremi tali paradossi visivi, in un inestricabile intreccio tra immagini di repertorio e immagini create, nel quale è difficile mettere in atto puntuali distinzioni. Pontormo è solita produrre lavori che si sviluppano in cicli (vedi I cieli), ed è impegnata nella Trilogia del pensiero magico, l’unico pensiero in cui non c’è logica che crea un immediato rapporto tra causa ed effetto. Dopo la realizzazione del secondo atto, Super Hu.Fo. Voynich (2021), nel quale mette in stretta relazione l’esperienza tra machine learning e il più misterioso manoscritto di tutti i tempi, si sta dedicando all’ultimo capitolo, Golden Bubble (Love). Qui indaga un’altra sua passione: il tennis (seppure riferimento di tutto il suo lavoro sia il cinema e Le vetrine di Nanan lo attestino in pieno, tuttavia l’artista preferito è Roger Federer). Rimette in scena alcuni passaggi dello storico match giocato a Wimbledon tra Arthur Ashe e Jimmy Connors nel 1975, attraverso una partita tra una donna e una bambina (Lia, alter ego dell’artista) con traiettorie fisicamente impossibili, ma possibili nella magia capace di concretizzare i sogni di una bambina.

Nonostante alcuni suoi lavori possano apparire come mere sperimentazioni accademiche della diffusa tecnologia, un domestico amusement, corredati da una ammaliante e ipnotica estetica, ciascuno costringe a una visione e interpretazione che superino l’esteriorità, per riconoscerne la portata critica e culturale.

L’estetica apparentemente ‘infantile’ dei suoi lavori, oltre ad accarezzare quello spirito sensibile capace di meravigliarsi delle piccole cose, spinge con forza a riflessioni attuali e cogenti cui siamo chiamati, dall’attenzione alla natura alla messa in discussione di ciò che è proposto come risposta unica e certa, soprattutto nella comunicazione di massa, che si appoggia ad immagini che potrebbero non corrispondere alla realtà. Le tematiche proposte sono, così, la trasposizione dei diversi aspetti della vita, che circondano ognuno di noi nella nostra quotidianità e che non devono essere ignorati.