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panorama

Margherita Raso

Lecco 1991

Vive e lavora a Basilea, Lecco e Milano

Studio visit di Roberta Tenconi

Da settembre 2021 Margherita Raso ha due studi, uno a Lecco e uno a Basilea, dove sta frequentando un Master in Fine Arts alla FHNW Fachhoschule Nordwestschweiz, ovvero l’Università per la arti e scienze applicate della Svizzera nord occidentale. Dopo un periodo molto intenso trascorso a New York tra il 2015 e il 2019 e i successivi mesi di forzato lockdown passati in Italia, Margherita Raso ha infatti deciso di riprendere gli studi, concentrandosi sulla ricerca sia da un punto di vista teorico, sia da quello pratico e produttivo, legato alle diverse possibilità di mezzi tecnologici e attrezzature che un ateneo può fornire. Si tratta dunque di un momento molto fervido di elaborazione di nuove idee e nuove sperimentazioni materiali e formali, oltre che di confronto serrato con altri artisti e che, appunto, segue a un periodo più isolato di lavoro in studio.

La centralità del pensiero, la dimensione concettuale, l’attitudine alla discussione attorno al proprio lavoro e l’idea di considerare un’immagine come entità aptica che si lega a più sensi, non solo a quello della vista, sono d’altra parte sempre state centrali nello sviluppo delle opere e della pratica di Margherita Raso, fin dagli studi all’Accademia di Brera con Alberto Garutti. La stretta relazione che lega questa fase con quella precedente si evince anche nell’attuale divisione delle opere tra i due studi, quello di Lecco, che è stato centrale per la produzione dei lavori appena rientrata da New York, e quello svizzero, occupato da pochi mesi. In questo momento a Lecco si trovano soprattutto i materiali e le attrezzature, incluso un telaio, legati ai lavori che sono stati al centro degli ultimi progetti realizzati da Margherita Raso nel corso del 2021, con tessuti jacquard e fusioni in bronzo – in particolare quelli per la doppia personale alla Fondazione Pomodoro di Milano e per l’intervento site specific per il campanile dell’Abbazia di Santa Maria in Lucedio nel cuore delle risaie vercellesi per l’associazione APTITUDEforthearts. Questa serie di opere è come se fosse temporaneamente congelata, mentre le energie sembrerebbero al momento essere concentrate in un’altra direzione, da una parte su un progetto in progress iniziato circa due anni fa e dall’altra sugli studi e sulle nuove possibili sperimentazioni di materiali e tecniche offerti dalla scuola d’arte a Basilea. Da un lato, infatti, Margherita Raso sta portando avanti una serie di piccole sculture in ceramica – il primo mezzo con cui si è espressa come artista: una diversa dall’altra e ciascuna realizzata nell’arco di ventiquattr’ore, precisamente una al giorno, queste sculture nascono come riflessione sull’idea di tempo e sulla sua registrazione, quasi una forma di meditazione quotidiana iniziata durante il periodo di forzata reclusione. I volumi sono piuttosto semplici, si tratta di variazioni plastiche di urne, che in un secondo momento vengono composte e assemblate in una sequenza, quasi a creare una narrazione o come fossero il montaggio di diversi fotogrammi. Penso che l’interesse di tale operazione, e di un processo che è fisico quanto mentale, risieda proprio nell’urgenza interiore di compiere un’attività svolta in solitaria nello studio, che risulta slegata da qualsiasi appuntamento o invito espositivo, e che rappresenta piuttosto una forma di esercizio, che nella meccanicità del reiterare un semplice compito sottopone la psiche a una disciplina e sperimentazione continua. Diversamente da quello di Lecco, lo studio a Basilea è un luogo condiviso con altre persone: in questo caso lo spazio di lavoro di Margherita Raso è infatti all’interno un grande ambiente messo a disposizione dall’università per gli artisti che frequentano il master, parzialmente diviso solo da tramezzi e quinte. Al momento, Margherita Raso è in una fase di profonda osservazione e studio, con l’idea di sperimentare e testare anche la potenzialità degli svariati macchinari messi a disposizione dall’ateneo, tra i quali, ad esempio, una enorme pressa in caucciù. Usata solitamente per modellare copie di oggetti, nelle mani di Margherita Raso la pressa potrebbe entrare come nuovo elemento nel processo di creazione di calchi per la fusione di sculture in bronzo o ghisa – un iter che, fino ad oggi almeno, ha sempre visto la produzione di pezzi unici, senza la possibilità di conservare un modello riproducibile per la fusione.