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panorama

Margerita Moscardini

Piombino 1981
Vive e lavora a Castagneto Carducci
Studio visit di Chiara Pirozzi
20 aprile 2024

La ricerca di Margherita Moscardini si dimostra coerente e integra nello sviluppo cronologico dei suoi lavori. Principi e metodi ─ come la presenza attiva dell’artista nei luoghi indagati, lo sviluppo multilinguistico dei singoli progetti e la capacità di muoversi fra simboli, Storia e cronaca – costituiscono gli elementi determinanti nella pratica di Moscardini ed emergono ulteriormente attraverso la ricognizione nel suo studio vicino Livorno. Forme sintetiche e minimali in grado di trattenere e rilasciare complessità, le sue opere si avvalgono spesso del testo scritto ─ nei libri d’artista come nelle sculture e nei neon – o della forma orale, come nel caso della videoinstallazione intitolata And Remember that Holes Can Move, commissionata da Ar/Ge Kunst, Bolzano, dove l’artista ha realizzato un summit con studiosi di diversi Paesi per ragionare sulla possibilità di realizzare sculture da intendersi come spazi abitabili non soggetti ad alcuna sovranità. Un’attitudine evidente anche nella realizzazione di sculture ambientali e multimediali che indagano e sovvertono i principi del diritto internazionale, le dimensioni della cittadinanza e dell’abitare. Questo processo di indagine connette l’artista alle istanze e alla pratica di artisti internazionali che offrono la propria visione come sguardo alternativo e laterale sulla realtà.

Moscardini raccorda poetica e azione, i suoi progetti partono sempre dalla conoscenza dei luoghi e dei contesti indagati ma sembrano poi slegarsi da essa e dall’esperienza singolare per farsi testimoni e interpreti di un percepito collettivo. In questi termini, l’artista sceglie sovente di rapportarsi alla cultura materiale e immateriale dei popoli con i quali entra in relazione, soffermandosi sulle testimonianze del loro vivere e coabitare; ne sono esempi i progetti a lungo termine di The Fountains of Za’atari e Istanbul City Hills_On the Natural History of Dispersion and States of Aggregation.

L’artista continua nella sua ricerca sui modi di concepire la scultura come uno spazio senza sovranità, un tema indagato anche nel progetto intitolato Bethel Chapel’s Annex (2023), ispirato a un episodio realmente accaduto che nel 2018 vide un’intera comunità stringersi intorno a una famiglia armena costretta da un ordine esecutivo ad abbandonare l’Olanda, attraverso la celebrazione di una funzione religiosa di 2365 ore consecutive. Moscardini ha dunque realizzato un tappeto di 500 mq definito come un “continuous service” che, riprendendo le dimensioni della cappella, si presta a essere aperto in ogni luogo e tempo in caso di necessità, al fine di replicare la protezione offerta dai Pastori olandesi.

La forza dei progetti di Margherita Moscardini risiede nella sua capacità di trattenere nella sintesi formale la potenza dei messaggi in essa contenuti. L’artista si muove senza soluzione di continuità fra media diversi attraversando sapientemente sia la dimensione monumentale sia una produzione più piccola e dunque intima; potrebbero risultare di minore incisività le opere al neon.

La sua è una produzione internazionale e le sue opere sono parte di importanti collezioni museali. I suoi progetti narrano di una ricerca coerente e interdisciplinare e scavano nel profondo delle realtà indagate, senza indugiare nel simbolico e senza pretestuosità.

Foto di Ela Bialkowska OKNO studio
Foto di Ela Bialkowska OKNO studio