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panorama

Marco Pio Mucci

Benevento 1990
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Alessandra Troncone

A partire dagli anni di studio al liceo artistico di Benevento – luogo di passaggio per molti artisti che lo hanno frequentato da studenti o insegnanti, da Mimmo Paladino a Mario Persico – Marco Pio Mucci ha sviluppato la consapevolezza di voler portare avanti la pratica artistica. Trasferitosi a Milano, ha studiato all’Accademia di Brera, frequentando la classe di pittura di Alberto Garutti (una delle prime mostre a cui partecipa è Fuoriclasse alla Galleria d’Arte Moderna di Milano nel 2012, che riuniva studenti ed ex-studenti di Garutti) ma anche indirizzandosi a studi di visual cultures e pratiche curatoriali. Da qui prendono vita alcune iniziative volte a mettere in dialogo una comunità di artisti operanti sul territorio: Armada, artist-run space milanese attivo per più di quattro anni, che gestisce con altri colleghi e presso il quale espone nel 2012 e nel 2016, ma anche Sgomento, project space a Zurigo fondato con Matteo Pomati e Francesco Tenaglia, che si presenta come estensione di un progetto editoriale nato nel 2017, Sgomento Comics, un ibrido tra rivista, fumetto e libro con copertine commissionate ad altri artisti. La sua formazione si completa con la frequentazione di una scuola da tatuatore a Napoli, dove torna per qualche anno prima di riprendere la via di Milano, città nella quale attualmente occupa uno studio nello spazio di co-working Motel D a Porta Romana.

La produzione di Mucci prende avvio da un interesse nei confronti del linguaggio scultoreo, ben evidente nelle prime mostre da Armada, nel 2016, e alla Fondazione Simei di Pescara, nel 2017: l’artista si autoritrae a contatto con elementi acquatici (una fontana, una piscina) che accentuano una nota ironica di sottofondo e, allo stesso tempo, creano una cerniera tra il dentro e il fuori dello spazio espositivo. Tuttavia, nonostante gli esordi scultorei, è poi il disegno ad assumere un ruolo di primo piano nel suo lavoro. Inteso come pratica quotidiana e mentale, strumento per la conoscenza della realtà e “madre di tutte le arti”, in accordo con la lezione di Giorgio Vasari, il disegno rappresenta per Mucci una tecnica entro la quale far convergere gli stessi slanci scultorei e pittorici.

La passione per la graphic novel, per il genere biografico in letteratura e per la storia dell’incisione convergono in una sperimentazione di tecniche e formati, che tiene saldi alcuni temi ricorrenti, tra cui uno in particolare: la valorizzazione di elementi ed esperienze marginali che da una posizione secondaria subiscono un processo di ‘elevazione’. In tal senso, la stessa ricerca sul disegno – che passa anche attraverso una ricerca sul supporto, con l’utilizzo di vari tipi di carte – può essere letta come un tentativo di riconoscere a questa tecnica una sua attualità nel panorama contemporaneo e la capacità di farsi veicolo di urgenze dell’oggi.

Al momento di questo studio visit, Mucci ha appena presentato uno stand monografico ad Artissima con la galleria Castiglioni di Milano, dalla cui selezione di opere emergono gli slittamenti tra grafica e pittura che l’artista sta indagando, in particolare attraverso l’utilizzo di bastoncini a olio che gli permettono di disegnare dipingendo. È stata, inoltre, esposta una serie di “viaggi astrali”, soggetto a cui Mucci si è dedicato a più riprese e che propone viaggi sensoriali nei quali la percezione di sé stessi avviene al di fuori del proprio corpo, suggerendo attraversamenti immaginari nello spazio e nel tempo.

Nel corpus molto vario delle sue opere, è possibile percepire una differenza tra i lavori che puntano a intercettare tendenze fondate su una precisa richiesta estetico-formale e che per questo appaiono meno stratificate da un punto di vista concettuale, mentre gli aspetti più interessanti vanno rintracciati in quei cicli che si fanno racconto ‘dal basso’ di problematiche con risvolti sociali, tra cui La natura morta degli scheletri vivi (2021), resti di scooter restituiti a tratto biro e sviluppati come nature morte che, nella loro incompiutezza, si caricano di altri significati (alcuni esemplari sono stati acquisiti da Collezione Ramo), o anche la serie con gli orologi Rolex trattati per frammenti che, pur mettendo al centro un oggetto di per sé attraente, negandone la visione completa mira a metterne in luce l’aspetto più controverso.