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panorama

Marco Eusepi

Anzio 1991
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi, Federico Palumbo)
4 aprile 2024

Durante il nostro studio visit, Marco Eusepi ci racconta di quando da bambino copiava le opere dei grandi autori, confrontandosi così per la prima volta con i concetti di superficie e materia, in un gioco legato alla dimensione domestica del fare. Un aneddoto che evidenzia un approccio spontaneo all’arte, che ritroviamo nella prima mostra personale dell’artista presso l’Istituto coreano di Roma (2018). Le opere esposte sono in quel caso una traduzione dei paesaggi che Eusepi vede dal finestrino del treno durante il suo periodo da pendolare tra Anzio e l’Accademia di Roma; impressioni fulminee che diventano con il passare del tempo memoria, per tradursi poi in traccia, segno e forma sulla superficie del quadro. Eusepi si emancipa così definitivamente dal periodo di formazione e inizia ad interrogarsi sul campo d’azione della pittura, che per lui ha a che fare con l’indicibile e l’ineffabile; riflessioni che si traducono in una forte consapevolezza riguardo il proprio linguaggio, già evidenziata da Nicolas Martino durante il primo studio visit presso l’artista. Tra i molteplici aspetti discussi, troviamo particolarmente interessante la riflessione sull’elemento naturale, ricorrente in molte opere (Untitled (Flowered Garden), Flowers, 2022-’23). Eusepi usa la metafora del giardiniere: sia il giardino che il quadro sono superfici circoscritte dove, a fronte dell’intervento dell’uomo che organizza la forma e la tiene in vita, è sempre presente una certa imprevedibilità intrinseca alla caducità della dimensione vitale, nonché un’attesa. Ancora una volta, si tratta di riflessioni che rimandano alla naturalezza con cui l’artista approccia il quadro, che quindi non può essere da lui definito a priori.

Eusepi porta alcune riflessioni interessanti nella pittura, rivendicandone l’autonomia totale rispetto alle questioni di stile; ciò ci fa pensare a Gino De Dominicis e al suo modo di intendere i media pittorici e scultorei non tanto come tradizionali oppure originali ma, piuttosto, come originari. Vi è, indubbiamente, l’influsso di alcune opere di artisti storicizzati, più a livello di atmosfera che di formalizzazione. Tra gli autori, oltre a Morandi, già menzionato da Martino, troviamo interessante citare Rothko, De Kooning, l’ultimo Monet, Munch o, ancora, alcuni lavori di Joan Mitchell.

Il lavoro di Eusepi non è legato alle tendenze o alle mode più impellenti ma, piuttosto, all’idea che la componente potenzialmente rivoluzionaria possa essere bisbigliata o addirittura celata, mantenendo fede all’approccio riflessivo e contemplativo che è proprio il modo di fare e di leggere la buona pittura. «Eusepi è un pittore […] che, in epoca di smaterializzazione del reale e digitalizzazione del mondo, continua a credere nella pittura e nei suoi mezzi espressivi», sottolinea infatti Martino.

L’artista, nell’ultimo anno, ha lavorato alla mostra Fioriture, alla Litografia Bulla di Roma. Per la prima volta si è approcciato alla realizzazione di un libro d’artista, utilizzando la tecnica litografica e del monotipo su carta giapponese, procedimento che gli è servito per maturare una maggiore consapevolezza su aspetti del lavoro che non erano stati ancora messi a fuoco, come ad esempio il rapporto con l’Oriente. Vi è infatti una tangenza tra le stampe di Eusepi e gli ideogrammi giapponesi, espressione di controllo spaziale, energia e sintesi. Si tratta di una raccolta molto interessante poiché, attraverso l’uso di fogli leggermente trasparenti che lasciano delicatamente affiorare l’opera della pagina successiva e una rilegatura a pagina doppia che richiama i manga giapponesi, le opere creano la suggestione di un ideale percorso di piena fioritura.

In relazione al punto di debolezza evidenziato da Martino nel precedente studio visit, crediamo che la consapevolezza di una certa precarietà propria del mezzo pittorico congiunta all’autenticità e padronanza della tecnica, possano essere considerazioni in grado di aiutare l’artista a mantenere fede alla sua idea di ricerca, anche sul lungo periodo.

La purezza del linguaggio, che va di pari passo con le idee di Eusepi sulla pittura, ci sembrano essere elementi di valore da sottolineare. Infine, il passaggio naturale tra figurativo e astratto ─ che sottolinea la fine di un’idea accademica ─ è ulteriore sintomo di forza espressiva e concettuale.

Foto di Daniele Molajoli