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panorama

Ludovico Orombelli

Como 1996

Vive e lavora a Milano

Studio visit di Elisa Carollo

Il lavoro di Ludovico Orombelli si articola attorno a un’investigazione profonda del rapporto tra pittura e scultura, e tra forme, spazio e materia e la loro rappresentazione e riproduzione.

Se fin dalla sua genesi, nella concezione tradizionale di mimesis, la pittura è stata un riflesso o una proiezione della realtà, nelle opere di Orombelli ogni distanza tra figura e sfondo viene invece cancellata nella tecnica, in un soggetto pittorico che viene a incarnarsi nella materia della pittura stessa. In questo modo, in un’epoca in cui domina ampiamente una pittura di semplice lettura e facile riproducibilità digitale, la ricerca di Orombelli si pone come interessante punto critico di riflessione ontologica e filosofica sull’idea stessa di pittura e del suo valore nel panorama estetico/percettivo d’oggi.

Una delle tecniche con cui Orombelli si è reso noto è infatti quella del calicot, ovvero lo strappo d’affresco, su cui l’artista utilizza direttamente il colore per trasferire la tridimensionalità di un oggetto sulla superficie pittorica. In questo modo la realtà e la sua estensione pittorica diventano un tutt’uno in una nuova entità, in una sorta di pittura incarnata: nel lavoro di Orombelli infatti bidimensionalità e tridimensionalità si toccano e si confondono: l’immagine sta lì, nel mezzo, come alter ego.

Questi calchi epidermici rispondono a quella che Didi-Huberman definiva la ressemblance par contact (somiglianza per contatto), in quella che appare una ricerca formalista, ma anche profondamente esistenziale, sul significato delle cose che ci circondano e del modo in cui esse costituiscono la nostra realtà.

Gli sviluppi più recenti della sua pratica, al momento del nostro incontro, rivelano già un’esplorazione più ampia di questi concetti muovendosi, da un lato, con il frottage di oggetti, anche di ampia scala, su carta giapponese e, dall’altro, con affreschi realizzati su imballaggi abbandonati.

Quest’ultima serie di opere, in particolare, evidenzia anche un’investigazione delle dimensioni del pieno e vuoto della materia oggettuale e rappresentativa: lì, in quella intersezione dialettica, gli oggetti originariamente contenuti in questi imballaggi, seppur fisicamente assenti, riprendono presenza percettiva, in un gesto che rende tali materiali di scarto nuovamente materia pittorica.

Orombelli sta ora pensando questi elementi in termini di una più ampia installazione che, seppur rispettando un’estetica poverista, andrà a riempire lo spazio con rimandi poetici/narrativi che gli oggetti portano con sé. Al contempo, dopo i frottage di parti di macchina, che si sono presto espansi alla ‘cattura’ dell’intero veicolo, Orombelli ambisce a realizzarne uno ‘ambientale/architettonico’ di un intero edificio, che potrebbe rappresentare un’interessante riflessione ontologica sull’architettura come oggetto e spazio di vita.

Come l’artista commenta, l’idea dietro a queste due nuove vie di sperimentazione è quella di applicare una tecnica tradizionalmente legata al sublime, a oggetti di consumo che accompagnano l’esistenza mondana contemporanea. Il tutto si configura come una provocatoria messa in crisi della concezione dell’oggetto “arte” e della sua opposizione inevitabile con gli oggetti  “reali”.

L’iniziale ripetitività tecnica e soggetti legati all’unica esplorazione della tecnica calicot hanno permesso, da un lato, una riconoscibilità dell’opera di Orombelli e la padronanza dell’artista di tale processo, ma ha anche costituito un elemento di debolezza nella sua opera, che ha a lungo faticato a trovare altre vie di sviluppo, rischiando di esaurirsi in un puro esercizio formale.

La più recente esplorazione di nuove tecniche, comunque coerenti con l’indagine specifica sulla pittura che l’artista mette in atto, gli ha permesso di aprire nuove vie di sperimentazione. A oggi, l’unica criticità rimane forse l’eccessiva vicinanza di certi lavori ad altri di artisti legati a tecniche informali e di process art come Heidi Bucher, sebbene le motivazioni e i riferimenti dietro alle opere siano diversi. D’altra parte, la padronanza di complessi riferimenti e riflessioni ontologiche e semiotiche sulla relazione pittura/oggetto, come poi il recupero di tecniche radicate nella genesi della pittura Italiana come l’affresco, sono punti di forza che rendono la ricerca di Orombelli interessante e, in qualche modo, unica nel panorama della giovane arte italiana.