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panorama

Lucia Cristiani

Milano 1991
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Elisa Carollo

La ricerca di Lucia Cristiani si configura come un compendio di vicende umane, caratteri e circostanze che diventano pretesto per un’analisi più ampia della relazione del soggetto umano con il contesto sociale circostante, delle mille strade che esso può prendere nel determinare la propria dimensione esistenziale. Indagando la percezione del sé individuale e collettivo attraverso la memoria degli oggetti, la ricerca di Cristiani assume così una dimensione di analisi antropologica sull’intero “ecosistema” umano, fra ratio ed emozionalità. Anche il paesaggio è inteso innanzitutto come esperienza umana del contesto naturale, politico, storico, personale in cui l’individuo è costretto a orientarsi, attraverso gli oggetti con cui interagisce, in un confronto dialettico quotidiano.

Con estrema poesia, l’opera di Cristiani riesce a inquadrare oggetti e situazioni con cui l’individuo stabilisce una propria percezione ed espressione del sé, tramite complesse dinamiche interiori ed esteriori, spesso paradossali e che sfuggono alla mera ragione.

Al momento della mia visita Lucia stava lavorando a varie serie, una delle quali ispirata al rapporto con il padre e al suo senso di insoddisfazione per anni spesi nello stesso lavoro in odontoiatria, da cui solo recentemente si è liberato. Anche in questo caso la storia del padre diventa pretesto per una più ampia analisi psicoemotiva del rapporto individuo/lavoro, focalizzandosi su come questo assorba gran parte della nostra esistenza, sebbene venga spesso portato avanti senza attribuirgli troppi risvolti esistenziali. Da questo spunto narrativo e di riflessione è nata una serie di elaborate opere scultoree che utilizzano creativamente, e secondo una certa estetica dell’assurdo, alcuni elementi tratti dall’ambito odontoiatrico; forme quasi aliene, grazie a una meticolosa opera di fusioni dove i singoli elementi costitutivi, deboli e inefficienti, trovano una nuova struttura all’interno di una dimensione di fragilità condivisa. Il risultato estetico è molto intrigante, sebbene difficilmente espandibile per i costi di produzione. Dissonante ma accattivante è un mix video/audio che l’artista sta mettendo insieme a partire dagli archivi di fotografie dentali del padre: a interessarla è quell’accumulo di immagini e materiale, che rendono manifesta la quantità di tempo impiegato nel lavoro. Ad accompagnare questo remix il contrasto con un sottofondo di musica elettronica. Questo video, sebbene in progress, rivela una serie di aspetti ricorrenti nell’approccio dell’artista all’immagine, al video e all’arte in generale: una satira che si concentra il più delle volte su anomalie o follie di storie individuali, che rivelano però alcuni dei paradossi insiti nei comportamenti sociali della nostra epoca contemporanea e la schizofrenia che alcuni di questi implicano, o tendono a causare nel conflitto individuo/società. Ancora maggiore forza simbolica e metaforica paiono però avere le installazioni e le opere video nate dall’esperienza dell’artista a Sarajevo, come Dove ogni cosa resta (radici) e (diffusori), o il toccante video Passerò domani: la città ha infatti lasciato una traccia profonda, liberando un’intensa poesia legata alle storie incrociate nel periodo del suo soggiorno.

Il punto di forza della pratica di Cristiani è sicuramente la sua empatia per le vicende umane e la capacità di trasformare gli oggetti che le attraversano in pretesti narrativi pieni di poesie e ironia. Al contempo, la multidimensionalità e multidisciplinarietà di questi progetti, come il nutrirsi di narrazioni e vicende diverse, rende difficile avere un’immagine complessiva e coerente della sua pratica, il che può risultare un punto di debolezza, soprattutto in assenza di un corpo di opere da presentare in modo coerente e consequenziale.