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panorama

Luca Sivelli

Napoli 1974
Vive e lavora a San Felice a Cancello
Studio visit di Marcello Francolini
28 aprile 2024

Tra Caserta e Benevento c’è un antico borgo sannita, oggi comune di San Felice a Cancello; poco prima della Foresta di Roccarainola, più a nord, ci sono le famose gole memori della disfatta dei Romani, note come le Forche Caudine (321 a.C.). Oggi la dignità urbana del paese è molto ridimensionata, ma quella storica è trapassata al tempo come un “altrove”, e viverci è una vera e propria scelta, come se Luca Sivelli fosse un contemporaneo barbisonnier.

D’altronde, la fuga dalla città e il paesaggio sembrano essere qualità perseguite dallo stesso artista. La sua ricerca si è appuntata, in questi ultimi anni post Covid, sul “mondo degli acquariofili”. Con tale termine voglio intendere, più dell’attenzione verso i pesci, la costituzione di veri e propri ecosistemi. L’interesse iniziale di evacuare dalle stanze-mondo della pandemia ha prodotto una ricerca sulla possibilità stessa che l’acquario dispieghi estratti possibili di mondo, che infine si rivelano paesaggi. La stessa fuga è in fondo una possibilità di contemplazione, di fermarsi dinnanzi alla dinamicità repentina per trarre via via modelli di riorientamento della realtà.

Il lavoro di Luca Sivelli è nuovo e al tempo stesso sapiente dell’esperienza conclusasi, quella del duo Moio&Sivelli, per cui la dimensione relazionale, la video azione sono ambiti che vengono rimaneggiati in un nuovo contesto di riflessioni personali, entro un macroambiente memore dei teatrini del barocco napoletano e dei micromondi del presepe. In ciò Sivelli sembra ricombinare, o comunque prolungare, riflessioni i cui echi sono già presenti in alcuni ultimi lavori del duo, come Amalfi – Cancello covid 19 (2020), per la determinazione di spazi che dal loculo architettonico porteranno presto agli acquari, dove la medesima micromanualità proviene dalle esperienze degli Still Life Alive (2019). Letteralmente atti, “scene”, testimoni simbolici di una presenza diretta. Nella nomenclatura del contemporaneo, l’artista produce un ambiente non-ambiente, o meglio “mette in scena” un ambiente, in modo originale ma anche secondo un genius loci che assorbe la tradizione rimestandola come nuovo modello di rappresentazione del paesaggio, come estratto possibile di mondo.

In questo momento l’artista sussume un significato maggiore di paesaggio, non più visto come oggetto esterno, ma come ambiente performativo in cui la dimensione della realtà diviene scambio relazionale. L’azione espande il luogo dell’acquario nello spazio (2023) e nel tempo (2024). Le ultime azioni testimoniano di una progressione del lavoro avvenuta in primis con Tra il dire e il fare (2023), opera allestita nella Sala Circolare di Palazzo Fondi (Napoli), un dispositivo complesso composto da due videoschermi con al centro un acquario. La composizione è attivata simultaneamente: uno schermo con la proiezione di una scia di una imbarcazione sul mare; l’acquario al centro vuoto e riempito di un contenuto di un acquario proiettato; l’altro schermo con una proiezione di un acquario.

Dallo spazio al tempo arriviamo così ad Assolo (2024). Un’azione performativa che rende l’acquario uno spazio mentale. Lo spazio fisico viene pian piano riempito, progressivamente da 450 litri di acqua, cosicché ogni afflusso contribuisce a una sensazione del partecipante al rito, di una riduzione di ossigeno, lasciando così ridurre lo spazio vitale fisico, causando una riflessione urgente sulla vita. È quest’ultimo processo che trasmuta tutto in spazio mentale. La possibilità di percepire l’acqua come zona liminale tra la vita e la morte, e l’acquario diviene il luogo di tale riflessione, il laboratorio dove mettere in forma le cose stesse del mondo.

Un percorso nuovo, dunque, quello di un Novello Sivelli, che in solitaria porta avanti una ricerca multifocale che dalla “camera” si sposta alla “scena”, dall’oggetto all’azione, promettendo uno sviluppo coerente con la sua vita artistica passata, e al tempo stesso propizio di rinnovata oggettualità con un curato livello di presentazione.

Foto di Sonia Golemme