Cerca
Close this search box.

panorama

Luca Petti

Benevento 1990
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Alessandra Troncone

Di origini campane ma con base a Milano da ormai tredici anni, Luca Petti occupa uno studio in zona Forlanini rinominato “la cattedrale” per le ampie vetrate che lasciano entrare la luce naturale. Da qui si muove per i suoi impegni didattici tra nord e sud, avendo incarichi di insegnamento sia all’Accademia di Belle Arti di Napoli sia presso quella di Venezia. La sua formazione è legata all’Accademia di Brera, mentre la partecipazione alle prime mostre è avvenuta nell’ambito del collettivo Agreements to Zinedine – ATZ, un’agenzia fondata da artisti e attiva dal 2015 al 2017. Tra le mostre più recenti si segnalano la collettiva da Contemporary Cluster a Roma e le personali al Museo di Storia naturale a Verona e allo spazio Careof a Milano, tutte del 2022. Nel 2021 ha vinto il Combat Prize per la sezione scultura.

La sua pratica artistica ha come centro la scultura ma acquisisce una dimensione installativa nell’elaborazione di specifici display che concorrono alla creazione di ambienti o paesaggi dall’accento distopico. Centrale nella sua ricerca è, infatti, la relazione tra essere umano e altre specie, con una particolare attenzione a quelle situazioni in cui il primo assume un atteggiamento prevaricatore sulle seconde, innescando conseguenze problematiche sul lungo periodo. Tale interesse si evidenzia già nei primi lavori come LPS (2014), incentrato sul limulo quale organismo predato per il suo prezioso sangue blu, e ritorna in tempi più recenti nella serie Materia esotica (2022), che parte da alcune specie particolarmente affascinanti per le loro caratteristiche, immaginando mutazioni in grado di liberarle dalla loro sottomissione perché oggetti di un desiderio che può farsi nocivo. Nello stesso frangente, Petti indaga anche la relazione simbiotica che viene a svilupparsi tra specie diverse quale scelta strategica per la sopravvivenza, in grado di contrastare il predominio dell’essere umano. Nella serie Symbiotic Relationships (2019) la relazione tra mondo animale e vegetale si concretizza in forme filiformi dai colori accesi (gli stessi utilizzati in natura quali strumento di attacco e difesa), strutture esili dalle superfici floccate che si confrontano tra loro come in una lotta aperta. Oltre alla scultura, Petti lavora anche su superfici bidimensionali, realizzando quadri in solfato di potassio e rame che subiscono le forze elettrostatiche, assumendo forme astratte dettate dalle caratteristiche del materiale.

I temi affrontati dall’artista si collocano in una linea di ricerca che ha uno specifico valore nel dibattito contemporaneo, incrociando il concetto di esotismo, le possibilità del cross species, le conseguenze del cambiamento climatico e di altre forme di sopraffazione sull’ambiente naturale, senza tuttavia farsi didascalico e mantenendo una nota di astrazione poetica, resa possibile anche dalla approfondita conoscenza di tecniche e materiali della scultura. Al momento di questo studio visit, Petti ha da poco chiuso la produzione per la mostra presso Careof dal titolo Precipitazioni sotto il livello del mare, dove presenta alcune sculture che propongono nuove forme ibride di esistenza, immaginando uno scenario evolutivo con organismi potenziati, in grado di sopravvivere al prosciugamento di mari e oceani. È in programma, inoltre, la partecipazione a una mostra collettiva al Museo delle navi romane di Nemi e l’esposizione come finalista al Premio ArtiVisive San Fedele a Milano.

La ricerca di Luca Petti appare ben strutturata e con radici solide: da un punto di vista formale, l’artista sembra in una fase di passaggio da un linguaggio scultoreo più astratto, che evoca il mondo animale e vegetale senza presentarne i caratteri in maniera immediatamente riconoscibile, ad accenni di figurazione che, pur rendendo più esplicito il riferimento ai presupposti di partenza, riconducono a un immaginario più leggero e per certi versi giocoso, possibilmente ‘distraente’ rispetto alle tematiche trattate. Il rischio di spostare il baricentro sull’aspetto estetico appare ben compensato dalla padronanza degli argomenti affrontati, dal potenziale narrativo delle sue opere – ancor più quando presentate in gruppo – e dalla ricerca sui materiali, sia in termini strutturali sia cromatici, che rappresenta un valore aggiunto per il futuro sviluppo del lavoro.

foto Rafa Jacinto