Cerca
Close this search box.

panorama

Lori Lako

Pogradec, Albania, 1991
Vive e lavora a Firenze
Studio visit di Angel Moya Garcia
20 marzo 2024


Lori Lako ha studiato Arti visive e Nuovi linguaggi espressivi presso l’Accademia di Belle arti di Firenze e all’Akademie der Bildenden Künste di Monaco di Baviera. Tra le sue esperienze formative più importanti dobbiamo sottolineare Subtle Urgencies, programma di residenza della Fondazione Pistoletto di Biella e Art House a Shkodër, con Adrian Paci come mentore. Nel 2020 ha vinto il Premio Ardhje’, premio nazionale per i giovani artisti under 35, organizzato dalla Zeta Gallery di Tirana, mentre nel 2022 è stata in residenza presso Residency Unlimited a New York.

La sua ricerca riflette sulla condizione dell’uomo postmoderno, surclassato da immagini e messaggi che ostacolano la decodifica del mondo, la memoria storica e l’ascolto di sé. In particolar modo, emerge la riflessione su un’identità in contino divenire in cui la memoria viene assorbita dal presente, assottigliando o annullando del tutto qualunque possibile distanza temporale. Un altro aspetto fondamentale che collega i suoi lavori è la ricerca dell’appartenenza, che trasforma gran parte dell’apparato fotografico di cui si avvale in un pretesto per parlare del proprio Paese di origine e della reale possibilità di spostarsi, varcare i confini e trovare casa altrove. Storytelling costruiti attraverso archivi famigliari, in cui ad emergere sembra essere la contaminazione del ricordo attraverso la tecnologia, il mondo digitale e la consapevolezza di come ogni accadimento sia filtrato dai mezzi che abbiamo a disposizione nell’attualità.

La sua duplice identità nazionale la porta a inserirsi in una condizione in bilico tra due culture senza appartenere completamente a nessuna delle due. Il tentativo di negare la perdita di determinate caratteristiche della cultura di origine e l’accettazione che l’assimilazione della cultura di arrivo non è, e non potrà mai essere, completa, crea uno spostamento e una vertigine, il cui risultato è un inedito modo di guardare e di confrontarsi con la realtà. In questo senso, la sua ricerca artistica tenta di indagare come sia possibile configurare una nuova identità attraverso processi basati sull’interpretazione e la lettura di storie biografiche o autobiografiche e formalizzando interrogativi legati a riflessioni critiche rispetto alla società di arrivo.

Nell’ultimo anno Lako ha realizzato la mostra Going Nowhere Slow nello spazio Bazament a Tirana, in cui prende in esame l’esperienza della depressione attraverso un intervento sul corpo e sulle dinamiche del lavoro nell’era del tardo capitalismo. Più recentemente è stata ospite del festival Scripta alla libreria Brac di Firenze, con un lavoro ispirato al mondo dei libri, alla loro circolazione, ai luoghi più impensati in cui possono finire e dove possono trovare la strada per una nuova vita, mentre attualmente sta lavorando al terzo e ultimo lavoro video di una trilogia su architetture imponenti semi abbandonate nei Balcani, che Lako ha deciso di far rivivere attraverso degli happening.

Nella sua produzione emerge sicuramente la criticità di un continuo riferimento all’Albania e alla propria autobiografia come elementi di indagine e questo potrebbe, a lungo andare, isolare e racchiudere il lavoro in un ambito troppo autoreferenziale.

Tuttavia, lo studio approfondito della Storia, della politica internazionale, così come il suo nomadismo, legato anche alle frequenti residenze artistiche, le consentono di acquisire una distanza e un’accurata prospettiva che allontana quel rischio di autoreferenzialità, trasformando problematiche particolari in questioni universali.