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panorama

Linda Carrara

Villa D’Adda 1984

Vive a Milano e lavora a Bresso e a Bruxelles

Studio visit di Francesca Guerisoli

Linda Carrara è diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera e ha un master alla Kask Academy di Gent. Lavora con la Galleria Boccanera e Iragui Gallery di Mosca. Il suo studio si trova a Bresso, comune che confina con l’area nord di Milano. Qui, l’artista si muove in uno spazio che le consente di lavorare a tele e sculture di medie e grandi dimensioni e contemporaneamente di conservare ed esporre un certo numero di opere. Al mio arrivo, trovo lo spazio allestito con cura, in una personale che mi rivela in un’unica visione d’insieme le modalità operative e le estetiche che caratterizzano il suo lavoro. In prevalenza si tratta di tele, che però non chiude nella loro dimensione fisica, ma al contrario apre a diverse possibilità formali e concettuali. Insieme alle tele, che in parte sono divenute polittici e una sorta di paraventi fronte/retro che occupano lo spazio, trovo fotografie su cui è intervenuta con piccole sculture in bronzo, sezioni di travi storiche a cui aggiunge superfici in finto marmo dipinto, tele formato cartolina che ne esplicitano la capacità pittorica.

Attraverso l’osservazione delle nature morte, si visualizza il suo percorso artistico dell’ultimo decennio. Se inizialmente si concentrava sulla rappresentazione di oggetti, l’attenzione si è poi rivolta allo studio della materia, immettendo nella ricerca anche la dimensione della decorazione, come parte fondante di una pratica storica che si rintraccia anche nei finti marmi di Giotto. Proprio il finto marmo, ad esempio, ricorre in diversi lavori, che arrivano a costituirsi come carte da parati che utilizza per gli allestimenti di sue mostre. Ma è la tecnica del frottage che le ha consentito di spostare integralmente l’azione dall’oggetto all’idea dell’oggetto. Le serie dei frottage – come La prima passeggiata (2022) – concettualmente nascono dalla necessità di appropriarsi dell’oggetto ed evocarlo senza rappresentarlo, in una dimensione di rapporto estrema, che ne cattura l’essenza. L’intenzione è quella di evocare, senza raccontare nulla.

Il dittico Madonna delle rocce (2019) nasce proprio dall’idea che tramite il frottage si può ricalcare direttamente la forma di un oggetto. In questo caso, il luogo è caratterizzante: l’opera costituisce una dedica a Leonardo Da Vinci. La superficie che Carrara rileva tramite il frottage a olio su tela è quella del luogo in cui Leonardo trasse ispirazione per il fondale della Vergine delle Rocce, sito a Paderno d’Adda, luogo identitario per Cararra, vicino a dove è nata e cresciuta. “Sono riuscita sia a rubarne l’essenza, come gesto votivo e come dedica al Mastro, sia a evocarlo senza rappresentarlo”. Osservando l’opera, si percepisce l’essenza del suo sfumato, della prospettiva aerea.

Sebbene la figurazione abbia spesso lasciato il posto all’astrazione, nei lavori di Linda Carrara la dimensione del saper fare emerge come una costante in due modi: il primo sta nella lucidità con cui crea equilibri e tensioni, in modo classico, con un’armonia che si manifesta a prima vista, il secondo è nella volontà di non rinunciare al ‘vezzo’ pittorico, limitandolo però ad alcuni piccoli elementi. In alcuni frottage – ad esempio Frottage_05, (2019) –, il modo per riportarli a una sfera figurativa consiste nel dipingere in trompe l’oeil piccoli pezzi di scotch, che fanno eco ai cartigli votivi delle opere rinascimentali.

Accomuna le sue opere la natura come centro, punto di partenza e di elaborazione. Ghiaie, terre, terreni, asfalti crepati da elementi naturali sono la matrice dei frottage. Foglie in pasta modellata su foglie naturali, rami ottenuti con fusione a cera persa da rami reali sono elementi ricorrenti; la dimensione del caso, dunque, emerge come una costante.

Insieme alla natura morta, l’altro genere che Linda Carrara indaga maggiormente è il paesaggio, che ha avuto un’esplosione nella sua ricerca proprio a seguito della privazione della libertà di movimento durante la pandemia da Covid-19, tra il 2020 e il 2021. Piante e stagni sono i soggetti privilegiati. La pittura è usata in modo quasi scultoreo, la graffia, la modella fino a dare la parvenza di bosco e sottobosco, grazie alla vitalità impressa dal gesto: «Quando ci siamo immersi, la natura diventa una sensazione. Quello che ho provato a ricreare è quella sensazione». In Nel ventre della natura (2022), i due tronchi sottili che portano gli sprazzi di luce nel dipinto, sostengono una tensione vibratile con il verde che prevale nettamente. I graffi danno l’idea di movimento, di mutevolezza repentina. I paesaggi di questa serie hanno un tempo di lavoro che arriva a due anni e sono fatti per sovrapposizione di differenti visioni catturate in passeggiate in riva al Lambro e nei boschi.

L’attuale poetica di Linda Carrara si manifesta efficacemente anche in due piccoli dipinti adagiati nella parte posteriore dello studio: In fondo al pozzo (2022); le tele presentano macchie di colore che conferiscono un forte effetto evocativo di pesci rossi sul fondo di uno stango. «Mi sono immaginata cosa c’è sotto la superficie. Macchie di colore che in mezzo al fondale si sfumano, sono solo macchie di colore, e più sono sfumate, più sono reali. Quello che ho dipinto è la mia esperienza, ma chi e di fronte richiama la sua esperienza e va a riattivare qualche momento nella sua memoria».

Non da ultimo, Linda Carrara si muove anche attraverso la scrittura, di cui sono esempi la collettiva Se il paesaggio è simbolico, che sta curando presso la galleria Boccanera a Lambrate, Milano, di cui sarà autrice del testo critico e “ULTIMA*Grafie”, una collana dedicata alla poesia che con Linda inaugura un progetto monografico dedicato agli artisti visivi.