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panorama

John Cascone

Cheltenham (UK) 1976
Vive e lavora a Roma
studio visit di Francesco Lucifora
25 aprile 2024

Ritorno sulla produzione di John Cascone a partire dal confine tra realtà e finzione, aspetto evidenziato nel primo intervento sul suo lavoro a cura di Daniela Trincia. Nel presente quel confine si è talmente assottigliato che farne oggetto di ricerca rivela un atto di valore in quanto esito di competenze che non diventano estreme e referenziali, ma rimangono strumenti evolutivi di un agire artistico che supera la quota specifica dell’arte relazionale, riportando “l’immaginazione al potere” e insistendo sulla processualità condivisa come forma di osservazione/partecipazione. Nella postura dei suoi lavori si riconosce la fascinazione per l’oralità tipica del popolo siciliano (l’artista ha trascorso un lungo periodo nel territorio ragusano) le cui parole non significano mai le medesime parole ma si riferiscono a sottostanti livelli di comunicazione. Dal crinale delle situazioniche crea, John Cascone è interessato all’intersoggetività, al feedback emozionale e comportamentale dato dai pubblici partecipanti. Questo, nell’epoca della perdita dell’ascolto delle volontà collettive, mi appare come orizzonte decisivo di una produzione artistica libera e degna di nota.

Da direzioni diverse, le modalità di esecuzione e di non esecuzione dei progetti convergono nel flusso di un processo come primo accesso al cambiamento, che si tratti di parole, concetti, luoghi o stereotipi.

La possibilità di prendere in considerazione l’impossibile è un elemento che lo connette a Gino De Dominicis, quantomeno nell’adozione dell’enigma e nella fede per l’inafferrabile e l’ignoto. La parola e i simboli acquisiti e stratificati nelle comunità e nel mondo sono gli spazi preferiti per lanciare percorsi di decostruzione e approdare a forme nuove, penso a un collegamento con l’agire concettuale di Santiago Sierra e all’approccio giocoso e comunitario di Maria Lai. È tangibile il suo sguardo nei confronti di coloro che si interrogano su cosa possa essere arte o di chi esplora le pratiche in relazione al divenire stesso della vita senza chiudersi nel recinto dei generi.

L’unica appartenenza che l’artista dichiara è quella nei confronti della sperimentazione di procedimenti extra artistici che seppure mostrano una radice, a partire dal minimalismo, passando per l’arte relazionale, oggi si aprono con indipendenza al suono, all’atto performativo e al diretto coinvolgimento delle comunità, ispirati alla ricostruzione tramite l’improbabile da percepire. Nei progetti Si avvisa il gentile pubblico (Auditorium Parco della Musica, Roma 2022), L’Ignoto sconosciuto altrove (Monterotondo, Cave, Roma, Maranola, 2022-’23) e L’Oltrefesta (festival PERFORMATIVE03, MAXXI L’Aquila, 2023), sono espresse e praticate azioni di rieducazione alle sensazioni primordiali, ironia radicale e inverosimili relazioni tra tempo, luogo, materia e immaginario. Il valore delle sue opere è iscritto nella continua rilettura e pacata contestazione di quel linguaggio che immobile e intoccabile è tra le cause della cristallizzazione del pensiero umano.

Conclusa l’indagine radicale, durata più̀ di un anno, del progetto L’ignoto, sconosciuto, altrove, John Cascone lavora alla sua restituzione finale entrando così in contatto con i tipici problemi di riuscire a formalizzare un’esperienza nata in un determinato e specifico contesto. Allo stesso tempo, è in cantiere un lavoro con Latitudo, per una call europea (FRIDAS) sulla questione di genere e su come le azioni del corpo producano le nostre identità̀. In grande segretezza viene sviluppata un’idea, con altri artisti, che si evolverà in esperienza performativa/sonora nell’abisso.

Occuparsi di drammaturgie sonore, contesti, atti performativi collettivi e progetti relazionali rappresenta una precisa scelta in cui l’opera non coincide sempre con eventi finali o con momenti espositivi. Questa attitudine può essere interpretata come aspetto di fragilità, di certo, per stessa ammissione dell’artista, si tratta di una posizione che ha qualcosa di paradossale, antisistemico e antiproduttivo.

Nulla del lavoro di John Cascone sarebbe pensabile senza l’unione di relazioni, persone, luoghi e immaginazione in quanto elementi di una forza linguistica che agisce e che non si disperde nell’ossessione del restituire o conquistare una parete, una galleria o un altro luogo istituzionalmente deputato. Infatti, il nostro incontro si conclude con “tre inviti all’azione” rivolti dall’artista a non precisati destinatari: “Al mio tre immaginate un altro mondo, 1,2,3, – Vi prego immaginate un altro mondo – Smettete di immaginare un altro mondo”.