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panorama

Jacopo Rinaldi

Roma 1988
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Marco Trulli

Jacopo Rinaldi si definisce un ricercatore, e in effetti tutto il suo lavoro è un processo continuo di ricerca su archivi e immaginari attraverso il quale esplora la capacità delle immagini di funzionare come radici di memoria, come depositarie di narrazioni e rimandi di senso. La sua indagine mira ad approfondire l’attitudine classificatoria degli archivi che spesso risponde a un impianto politico e ideologico. Ha partecipato a diversi programmi di residenza in Italia e all’estero, attivando processi di ricerca complessi e di medio-lungo periodo.

Non è possibile definire il suo come un lavoro fotografico, è più opportuno parlare di una pratica che si concentra ‘sulla fotografia’ perché apre interrogativi sulla sua dimensione di documento, sui processi di riproduzione, su ciò che ne rimane occultato, celato o rimosso. Il medium viene così analizzato come portatore di una traccia di esperienza, come dispositivo non affermativo ma che contiene elementi ancora da indagare, mettere in discussione. Ne deriva una ricerca che si concentra sul senso di verità e sul suo rovescio, sulla possibilità di osservare da vicino falle della Storia in cui ricostruire e rintracciare possibili altre storie, ulteriori connessioni non tracciate. Smontare e rimontare immagini, video o pellicole è il modo attraverso il quale nel suo processo di ricerca Rinaldi ha risignificato, decontestualizzato e disarchiviato immagini storiche o ricostruito dei falsi, interrogando documenti storici che, in questo modo, tornano a esprimere la loro carica potenziale nel presente.

La dimensione teorica della sua ricerca prevale su quella materica e, per questo, molto spesso i suoi lavori sono eterei, devono la loro visibilità a processi percettivi o giocano su trasparenze e immaterialità. Ne è un esempio piuttosto radicale Io sono un disgraziato il mio destino è di morir in prigione strangolato (2020), opera in cui Rinaldi mostra delle fotografie scattate dall’anarchico Bresci, appassionato di fotografia nei primi anni della sua diffusione, su carta argentata specchiante così da far risaltare le impronte digitali rilasciate erroneamente da Bresci durante lo sviluppo. Le immagini emergono grazie alla nostra presenza dinanzi a esse, rimangono figure enigmatiche fissate nella retina e nell’esperienza di Bresci. I dettagli come ombre della memoria, “what if” celati nelle pieghe delle storie, sollecitano le riflessioni delicate che Rinaldi sapientemente restituisce con articolate soluzioni tecniche. In un certo senso la ricerca sulla verità delle immagini lo porta naturalmente a ricorrere o a ispirarsi alle prime tecniche fotografiche, al momento in cui la riproduzione fotografica apriva mondi ancora insondati.

In A Portrait of a Possibilities ricorre alle tecniche compositive ideate da Francis Galton a fine Ottocento, per la realizzazione di un’immagine in cui sono sovrapposti i volti di tutti i bambini della classe di una scuola austriaca, del 1901, la stessa di Adolf Hitler e Ludwing Wittgenstein. Un’immagine dai contorni sfocati che apre a considerazioni sulle conseguenze di questa storia, su ciò che avverrà dopo di irreparabile e che ancora è celato nell’immagine. Ma ciò che appare in maniera ricorrente nel suo lavoro è la pratica del disarchiviare, declassificare, provare ad aprire varchi di senso all’interno di questioni storiche sulle quali il giudizio è consolidato e unanime.

Lo svanimento dell’immagine e la sua ridefinizione attraverso confini ogni volta sfumati e diversi si realizzano con tecniche principalmente fotografiche, digitali o con il disegno, secondo però un principio per il quale è la tecnica ad accompagnare la ricerca, e ogni volta la scelta del medium è frutto di una prassi e di una metodologia precise, in cui l’artista non lascia spazio alla maniera.

Un binario di lavoro molto preciso che conduce l’artista a sperimentazioni suggestive e a lavori che, in alcuni casi, rimangono più su un piano cerebrale ed enigmatico, densamente avvolti nel fascino delle riflessioni teoriche su immagine, storie e verità.