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panorama

Jacopo Belloni

Ancona 1992

Vive e lavora a Ginevra

Studio visit di Edoardo De Cobelli

Jacopo Belloni sviluppa la sua ricerca in uno studio concesso dalla città di Ginevra, dove ha frequentato il master presso l’HEAD e dove vive ormai da quattro anni. Dopo aver studiato a Brera, si è presto unito alla cerchia di artisti che ha deciso di trasferirsi in Svizzera, Paese notoriamente attento alla scena artistica contemporanea. Lo studio, di fronte al Rodano, è spazioso e pieno di opere pronte per essere spedite presso la galleria Ada, dove ha appena inaugurato una personale. Arrivato giusto in tempo per vederle, la mia attenzione è presto attratta dall’uso che Jacopo fa della seta, materia di lenta e difficoltosa manipolazione. L’artista è affascinato da come la riproduzione di alcuni materiali naturali possa slittare tra spazio pubblico e privato, ricreando piccole scenografie domestiche. Un esempio sono i fiori e le piante ornamentali, usati in casa ma anche nelle scene di teatro. Da alcuni mesi Jacopo li sta usando per creare costumi, attraverso la piegatura e la colorazione di ogni singolo pezzo, che va poi a unire. Gli steli diventano maschere apotropaiche e le foglie vengono impersonificate nella scultura del Superstizioso, adagiata per terra come un idolo o un feticcio durante una collettiva presso la Rada, a Locarno. Nelle tradizionali culture alpine, l’uomo performava rituali collettivi per scongiurare periodi di crisi e da qui l’archetipo ricreato dall’artista.

Le tradizioni popolari di superstizione e la divinazione confluiscono intorno a un terreno comune, che non è tanto rivolto al passato, quanto piuttosto alla comprensione del presente e del prossimo futuro. La nostra conversazione si muove da subito intorno all’antropologo Ernesto De Martino, autore oggi relativamente noto nei circoli artistici, e alle sue lezioni sull’apocalisse culturale. Il recente lavoro di Jacopo si inspira e si inserisce nel complesso discorso demartiniano per due motivi: il primo è la cornice; come sostiene Belloni, stiamo vivendo una crisi culturale, una consapevolezza che va in qualche modo elaborata e disciplinata. Il secondo motivo riguarda come ciò avvenga, individualmente e collettivamente, e da qui nascono molte delle sue opere più interessanti. Prediction After the Blaze, installazione ambientale del 2021, rielabora la metodologia della divinazione, come rituale per interpretare il futuro attraverso la lettura di un residuo. Nel caso dell’opera il residuo è la cenere, e l’originaria tecnica è la spodomanzia, che interpreta ciò che resta di un incendio. Durante la quarantena, l’artista ha trovato un modo per solidificare le ceneri, applicate su un testo a parete, il cui senso letterale è difficile da captare e la parola rimane evocativa.

Quest’ultimo lavoro verrà presto replicato, in una nuova forma narrativa, per una mostra collettiva presso il CAC La Ferme du Buisson, a cui Jacopo è stato invitato. La nuova direzione del centro ha infatti iniziato la programmazione coinvolgendo giovani artisti stranieri che non hanno mai esposto in Francia.

L’idea di apocalisse culturale è estremamente diffusa nelle pratiche artistiche contemporanee e la ricerca di Belloni non fa eccezione. Come in filosofia, alla fine degli anni Novanta si è riscoperto il pensiero di Walter Benjamin, oggi abusato; anche nell’arte i fenomeni letterari e filosofici diventano mode che possono apparire e scomparire, dopo esser state esaurite. Che venga dal Padiglione Italia di Cecilia Alemani nel 2017, espressamente ispirato a un testo dell’antropologo, o dalle pubblicazioni sul concetto di apocalisse di Bifo Berardi, l’idea della fine è molto presente nelle riflessioni degli artisti. Eppure, Belloni è perfettamente consapevole di questo ed è convinto non solo che l’argomento sia meritevole di approfondimento, ma che sia anche interessante vedere come queste idee si sviluppino nella società secondo le loro mutevoli traiettorie. Anche la moda, dopotutto, è un fenomeno profondamente culturale che riflette urgenze e ossessioni. Il senso della crisi, oggi, è infine una percezione ben più radicata di qualcosa di passeggero ed è probabile che continuerà a durare.