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panorama

Invernomuto

Simone Bertuzzi, Piacenza 1983; Simone Trabucchi, Piacenza 1982
Vivono e lavorano a Milano e a Vernasca

Studio visit di Roberta Tenconi

Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi lavorano insieme dal 2003 con il nome di Invernomuto e da alcuni anni il loro studio è in una vecchia officina per motorini tra viale Fulvio Testi e Greco, a nord del centro di Milano. È uno spazio di lavoro e di archivio, che include anche una sala di registrazione, e che viene condiviso con l’artista, fotografo e musicista Jim C. Nedd.

In questi mesi stanno lavorando a una mostra che aprirà il prossimo maggio al Kunstmuseum Lichtenstein, invitati da Letizia Ragaglia a presentare la propria pratica in dialogo con la collezione del museo e con l’idea di concentrarsi su un aspetto specifico del lavoro: ovvero le opere scultoree e l’elemento sonoro, senza includere video. Una nuova sfida per Invernomuto, noti per integrare forme e suono con immagini in movimento in complesse installazioni audio-video e in ambienti altamente immersivi. In un’unica grande sala del museo mostreranno diverse sculture, ciascuna accompagnata da una traccia sonora: dalla recente Rimini capitale afro (2021), una replica esatta di un muro esterno della leggendaria discoteca di Rimini Melody Mecca, alla grotta in cera, a sua volta copia di una modellata su quella di Lourdes, Wax, Relax del 2014. Dai rendering, la selezione e l’insieme sembrano funzionare molto bene, l’effetto parrebbe quello di trovarsi letteralmente immersi in uno strano paesaggio dall’identità multiforme, quasi intrappolati psicologicamente tra forme che ricordano vagamente scale, muri, nicchie; mentre si può solo immaginare, in questa fase, come funzionerà la temporizzazione e l’alternanza dei suoni legate a ciascuna scultura e di come sarà dunque l’esperienza di visita finale. La scelta di concentrarsi su un’unica opera della ricchissima collezione, Ponte levatoio(1968) di Pino Pascali, potrebbe sembrare insolita (il museo possiede per altro anche due esemplari di Baco da setoladi Pascali, sempre del 1968) ma la decisione risuona perfettamente sia con l’ambiente creato dai lavori di Invernomuto, che appunto evocano altri elementi architettonici, sia nel rimando a un loro precedente progetto realizzato a Roma alla Galleria Nazionale – occasione in cui, pure, si erano relazionati con un’opera di Pascali appartenente al museo. L’idea di sviluppare una ricerca nel tempo e nello spazio e di portarla avanti per anni, in spazi e forme differenti, è d’altra parte una costante della pratica di Invernomuto (basti pensare a un progetto come Negus, 2011-2016, che si è articolato in vari formati e medium, inclusa la veste editoriale), e la variazione della forma sembrerebbe proprio un’esigenza strutturale di sperimentazione nello loro pratica.

In questo periodo, le energie sono inoltre concentrate sullo sviluppo di Black Med (2018 – in corso), un archivio in divenire di musica e suoni nato attorno all’area del Mediterraneo in senso lato che, nel tempo, ha adottato varie forme e declinazioni: dalle prime manifestazioni come listening session, in occasione di “Manifesta 12” a Palermo (2018) o più recentemente per la Biennale di Belgrado (2021), fino alla piattaforma digitale che insieme alle tracce audio raccoglie testi e immagini, aggiornandosi costantemente grazie sia a contributi inviati liberamente dagli utenti sia ad altri su invito di Invernomuto. La piattaforma è accessibile al link blackmed.invernomuto.info e manda in streaming i contenuti secondo una sequenza sempre diversa governata da un algoritmo (secondo i termini di classificazione dati da Invernomuto) che è stata anche all’origine del montaggio per l’installazione sonora commissionata da Pompei Commitment alla Casa degli amorini e a via Marina/Foro, all’interno del parco archeologico (2021). Le possibili declinazioni del progetto sono tutt’ora in divenire e culmineranno in una pubblicazione edita dalla casa editrice Humbolt, su cui gli artisti stanno ragionando proprio ora, e che sembra essere la naturale sintesi di una costellazione altrimenti difficilmente classificabile. Lo stesso si può dire della mostra personale che aprirà quest’anno in Irlanda a Derry-Londonderry nello spazio Void Gallery, in cui Invernomuto sta pensando di presentare un progetto distinguendo, in stanze separate, le immagini dai suoni. In questo caso, il necessario trait d’union lo faranno delle pietre in basalto provenienti da una cava vicino al museo: usate normalmente nei porti come frangiflutti, diventeranno delle sedute, un paesaggio metafisico su cui sostare.