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panorama

Giulio Bensasson

Roma 1990
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Daniela Trincia

In una piccola stradina del quartiere Pigneto, lo studio di Giulio Bensasson si presenta caldo e accogliente, con una parte ben allestita di opere e il resto disposto con organizzati banconi su cui realizza concretamente i suoi lavori. Diplomato alla specialistica dell’Accademia delle Belle Arti di Roma e assistente di noti artisti, già da Tracce (2014) ─ uno dei suoi primi lavori costituito da light box su cui seguire il processo di decomposizione di alcuni fiori ─ emergono i tratti fondanti della sua ricerca, diversamente declinata nelle successive mostre personali e collettive. Attraverso la scultura e le installazioni, spesso costruite su contraddizioni, la sua attenzione è rivolta principalmente al concetto di decadenza. Quella della natura, nell’accezione più ampia del termine (con la sua decomposizione che si traduce in pura astrazione), come quella sociale (con i suoi valori in costante mutazione) e umana (legata alla lenta e inesorabile diminuzione di vitalità ed efficienza del corpo). Trattando un tema fondante del ciclo della vita: quello della morte. Ma il suo non è uno sguardo pessimista, anzi, l’artista parla della morte perché ama la vita. Altrettanto diversi sono i materiali che adotta, dalla cera ai fiori (Unique, 2021), dalla pellicola delle diapositive corrose dalla muffa (Non so dove, non so quando, dal 2016), alla carta cotone, alla gomma siliconica (Come funghi, 2021), ai funghi. In parallelo, affronta anche il tema della permanenza e, in filigrana, del tempo, nel doppio significato di processo (si veda Slow Motion, 2017, col quale esprime l’impossibile intento di fermare il tempo) e di acme. Tutto è perseguito attraverso un rigoroso metodo scientifico, per una profonda conoscenza dei materiali, con le loro criticità e peculiarità. Ciò gli consente di prevedere e stabilire determinate reazioni (basti pensare alla scultura Qui sorgeva, 2022), fino alla definitiva scomparsa dell’opera stessa. Un procedimento disciplinato nel quale, però, è benevolmente accolta l’incognita, la casualità, l’errore, che consente di approdare a risultati inimmaginabili. È dunque una ricerca che accoglie la sperimentazione dei materiali per esprimere temi esistenziali che toccano da vicino ognuno di noi.

Nelle recenti mostre, ovvero Art Crossing, Sediamoci qui, Ferite di Roma, D3cam3ron3, Fou rire e la mostra itinerante We Love Science, Giulio Bensasson ha ulteriormente approfondito la sua ricerca, sperimentando un nuovo approccio alle diapositive. Diversamente dalle precedenti casualmente ritrovate in un magazzino e già assalite dalla muffa, ora è lui a provocare il micelio. Mentre in quelle ritrovate, per ovvie ragioni, era esposto il momento finale, adesso è interessato a mostrare le varie fasi dell’intero processo. Immergendo una diapositiva vergine in un liquido organico, è in grado di seguire l’evoluzione del fungo, fissando così l’inizio, il momento intermedio e quello finale, sempre da lui prestabiliti. Mediante la scansione della diapositiva nei tre momenti differenti, rende percepibile, visibile, un procedimento altrimenti inafferrabile. Tuttavia, essendo lavori legati al tempo e avendo, quindi, una prestabilita e prefissata durata, sono pressoché tutti effimeri, difficilmente esperibili nella totalità del loro processo, e sono, sin dalla loro creazione, già storia documentata.

È l’insieme di criteri con i quali approfondisce e sviluppa quegli argomenti che la nostra società tende ad allontanare (LOSING CONTROL, 2021) ─ come la morte, la tutela ambientale, l’individualismo, i segni del tempo sul corpo ─, a rendere il suo lavoro perturbante. Concentrandosi su tutto ciò che di norma si tende a nascondere, invita a essere consapevoli della decadenza, per capirne la bellezza, godersi il processo e farsi toccare dalle diverse sensazioni. Col desiderio di ispirare possibili nuove visioni e un eventuale cambiamento, instillando dubbi e ponendo interrogativi. Perché THE FUTURE IS BRIGHT (2020).

Foto Ilaria Lagioia
Foto Ilaria Lagioia