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panorama

Giorgia Errera

Anzio 1997
Vive e lavora ad Anzio e a Roma
Studio visit di Daniela Trincia

In un angolo del terrazzamento antistante la propria abitazione non lontana dalla litoranea, Giorgia Errera ha approntato il suo raccolto e organizzatissimo studio. Diplomata da pochi anni all’Accademia delle Belle Arti di Roma, al suo attivo ha già la partecipazione a un buon numero di mostre collettive, tra cui il progetto #EX_TRA ─ con due maxi-affissioni sui ponteggi di restauro degli edifici a piazza della Pigna e a viale dell’Acquedotto Alessandrino ─ e Fuori al Forte Antenne.

Interessata alla parola, stampata e scritta, la sua indagine tende a creare un ponte tra la ricerca sulle tecnologie, in generale sulle scienze sociali di massa, e la relativa formalizzazione che, visivamente, rimanda alle nuove tecnologie senza mai impiegarle. Tuttavia, ogni suo lavoro, in serie o pezzo unico, si sviluppa di volta in volta con un medium adatto a quello specifico progetto. Quinto dominio (raccolta di termini e vocaboli, stampati manualmente con caratteri mobili, frequenti nell’era della digitalizzazione, intrecciati come nei giochi enigmistici, trasformando il testo in immagine), 1933 (portachiavi con il motto la scienza trova, l’industria applica, l’uomo adatta, utilizzato nell’Esposizione Universale di Chicago del 1933, stampato col font Chicago, primo font utilizzato da Apple nel sistema Macintosh) e Adulter Monatae (installazione ambientale realizzata con ventiquattro monete in ottone recanti il motto dell’Unione Europea Unita nella diversità, scritto nelle ventiquattro lingue ufficiali dell’Unione, e che attesta come l’Unione abbia avuto una finalità squisitamente economica), indicano chiaramente come la base teorica del suo lavoro catturi l’espressione artistica.

Utilizzando e riattualizzando tecniche analogiche e tradizionali, abbatte definitivamente il confine tra pratiche artigianali e tecnologiche, creando addirittura dubbi sulla vera modalità di realizzazione. Parallelamente, la sua indagine sulla parola conduce a una riflessione sull’utilizzo, sulla mutazione e manipolazione, sui nuovi significati. Manipolazione che può essere anche materiale, come nel lavoro cc: (eredi) nel quale, l’espediente della fotocopia, può perfino aggirare le barriere burocratiche. Al contempo, lentamente, costruisce un nuovo vocabolario della vita quotidiana online, che si pone pressoché in contrapposizione con l’attuale dominio dell’immagine. Una saldatura tra passato e presente, tradizione e attualità, storia e cronaca, che palesa quanto siano ancora in atto segni e prassi che si pensano sepolti.

Oltre al proposito di realizzare ogni anno un lavoro della serie Quinto dominio ─ che lentamente dà forma a una sorta di diario molto intimo e personale e che, in filigrana, segna l’evoluzione del linguaggio ─, si dedica contemporaneamente alla realizzazione di lungometraggi ottenuti dalla cancellazione di immagini di alcuni film, lasciando i sottotitoli descrittivi per i non vedenti, da cui trae disegni caratterizzati da una procedura di sottrazione.

Muovendosi con una modalità ‘appropriazionista’, è agevole rintracciare i diretti precedenti artistici di alcuni suoi lavori (dalla poesia-visiva di matrice futurista allo sperimentalismo delle neoavanguardie degli anni Settanta), che possono apparire, quindi, privi di una loro autonomia. Debolezze squisitamente di approccio visivo, spazzate via allorquando si rintracciano non solo le fondamentali proprietà e componenti (tempo, indizi, tecnica, regole, attenzione, immaginazione) che li caratterizzano, ma anche, e soprattutto, il risultato raggiunto: la registrazione dell’evoluzione del linguaggio, delle abitudini, degli atteggiamenti, li rende attuali e allo stesso tempo già storici. L’opera di Errera cattura e costringe lo spettatore a superare l’apparenza e ad addentrarsi in un groviglio di rimandi, riletture, significati, spostando, quindi, i livelli di attenzione e di immaginazione di ciascuno.