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panorama

Gianluigi Masucci

Napoli 1981

Vive e lavora a Napoli e a Ginevra

Studio visit di Marcello Francolini

Assorto com’ero nei pensieri scaturiti dopo l’incontro appena conclusosi, non mi ero accorto di essere tornato al punto di partenza. Il corpo preso dal sovrappensiero, aveva percorso istintivamente le vie reticolate del cuore di Napoli tornando sull’arteria centrale di via Benedetto Croce che come una linea geometrica tiene insieme, come due punti, gli obelischi di piazza del Gesù e piazza San Domenico. Ritornato nuovamente al civico 14, ho visto Gianluigi Masucci nel suo studio, ancora intento a passare da un libro aperto su un tavolo verso la tela su cui automaticamente tracciava qualcosa. Questo trapassare dall’osservazione, studio e rielaborazione è l’azione propria della sua ricerca. Da una mappa della città antica di Neapolis, o dalle videoriprese delle acque del lago di Ginevra, o dalle fotografie degli antenati, ai suoi quaderni. Quaderni su quaderni di appunti grafici, ridondanti di prove e controprove di trascrizioni dall’esterno all’interno, dal fuori al dentro che si pongono come ‘archivi’ delle sue osservazioni. Dai quaderni ai grandi teleri vengono trasmessi, con inchiostri, smalto o grafite, schemi di forme di natura o, nel caso specifico dell’artista, di non-forme proprie: l’acqua, il fuoco, il tempo, il magnetismo, la Storia, lo spirito. Ma è nell’ultimo periodo, che il bisogno di allargare lo spazio di significazione dell’opera, porta l’artista a trasformare il suo processo formale nella creazione di veri e propri ‘dispositivi relazionali’, capaci di autodeterminarsi come luoghi di incontro e di scambio di elementi legati alla memoria degli antenati (Ante-nata, 2020); di elementi legati al potere della pura luce (Logos, 2021) e dei luoghi ancestrali legati agli equinozi e ai solstizi (Cosmogonie, 2022). In questa prassi ricostituita, il processo formale si ribalta: l’operare fluido sul telero diventa un momento di accoglimento e ascolto dell’altro, il momento d’archivio, invece, diventa il soggetto stesso dell’opera. Tutto trova origine dal progetto generale Congiunzione degli opposti (2019 – presente), sviluppato fino a oggi in diverse tappe, che ritraccia, all’inizio, il suo stesso studio sito in palazzo Filomarino, come punto legato alla memoria storica e alle geometrie pitagoriche e urbane anche in virtù di rapporti sottesi alle realtà fenomeniche ed energetiche. Andando a ritroso dunque, l’artista scopre il fondamento geometrico della propria città. Analizzandone ora le varie arterie antiche cerca così di ritrovare un camminamento capace di svelare lo spirito stesso dei luoghi come principio di stabilità culturale. Da qui, le prime azioni relative alla costituzione dei Cerchi della congiunzione degli opposti, momenti di incontro e di ascolto intorno al fuoco. Le persone vi si riuniscono in cerchio, ognuno spinto da una propria motivazione, ma tutti allo stesso modo invogliati dall’azione dell’artista a ripensare propriamente il momento stesso, dovendo cercare un proprio senso all’energia di quel fuoco-luce che rischiara. Di volta in volta i partecipanti sono invitati a donare parole, raccolte poi nei Quaderni comunitari (ecco un caso di ribaltamento da materiale di archivio a opera). La stessa esperienza del cerchio comunitario porta alla creazione degli Altari, strutture quadrangolari o circolari con al centro un fascio ascendente di luce bianca, ricreata in occasione di alcune azioni come Cosmogonia Tappa V della congiunzione degli opposti presso la cattedrale di San Paolo Maggiore di Napoli (2022). Nuovi cicli di lavori che nascono in successione all’estensione dell’azione progettuale. I prodotti finiti, le tracce, i teleri, i quaderni comunitari, gli altari, i materiali documentativi delle azioni rituali della consumazione nel fuoco delle parole, le erbe armoniche, gli incensi, i silenzi, le condivisioni, le memorie sono tutte tracce singole di un complesso processo relazionale che necessita l’ampliamento della narrazione come fonte propria della situazione, del contenuto, del soggetto specifico. Esse ridefiniscono lo scambio in termini di esperienza, di azione verso, di donazione, di empatia, finanche forse aderenti a quell’Imaginary Economics (2009) che Olav Velthuis definisce come l’insieme dei paradigmi alternativi a quelli istituzionali della scienza economica, a cui Masucci però sovrappone una relazione spirituale e simbolica che differenzia e caratterizza le produzioni propriamente italiane della nuova generazione del XXI secolo.

foto Antonio Riccio