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panorama

Gianluca Trusso

Patti 1992

Vive e lavora a Firenze

Studio visit di Angel Moya Garcia

Lo studio di Gianluca Trusso si trova all’interno del project space Artiglieria di Firenze, che cerca di utilizzare l’arte e la cultura come mezzo politico di partecipazione ed integrazione. Coerentemente, l’indagine dell’artista siciliano si esprime spesso in ambiti in cui prendono forma le strutture relazionali e di potere, come lo spazio pubblico e i luoghi che sono o sono stati socialmente attivi. Il suo tentativo è quello di analizzare gli interstizi della memoria come elemento di costituzione dell’identità e, parallelamente, di mostrare il fallimento dell’individuo contemporaneo nei confronti del mondo naturale e l’interdipendenza indotta dal sistema di consumo. La memoria emotiva, la proprietà intellettuale, la privatizzazione, l’emarginazione sociale, la psico-geografia, l’identità culturale, la cartografia e la biografia familiare si delineano come termini chiave che attraversano e definiscono tutta la sua ricerca e che si formalizzano come emulazioni fallimentari, performance, camminate, produzioni audiovisive ed eventi di aggregazione sociale e culturale.

La ricerca archeologia della propria identità, e come questa si costituisce in relazione al proprio passato familiare, insieme alla necessità di non distogliere lo sguardo dal rapporto dell’uomo con l’ambito naturale, inseriscono il lavoro di Trusso in alcuni tra i filoni più ricorrenti dell’arte degli ultimi decenni, anche se in questo caso emerge la capacità di collegarli e di renderli un’unica urgenza.

Attualmente è impegnato in un lungo processo di ricerca sulla scomoda storia della propria famiglia, sui punti bui, nascosti o velati, che sta cercando di ricostruire e di ripercorrere per creare una cartografia o un paesaggio della propria identità. Una storia in cui le origini sicule da parte di padre e quelle turche da parte di madre viaggiano su due binari paralleli che si snodano attraverso la decostruzione dei miti, gli archivi di famiglia, i racconti in cui è impossibile discernere la verità dalla finzione e, addirittura, le leggende. Giochi di azzardo, tombe al confine con la Siria, fotografie nascoste, storie addomesticate o fraintese, invenzioni travestite da realtà, dervisci rotanti che vietano l’acceso alle donne, privilegi negati o sogni infranti che vengono coronati, costituiscono i tasselli di un puzzle ancora da ricomporre e, soprattutto, ancora da veicolare. Parallelamente sta esplorando, attraverso la collaborazione con alcuni scienziati dell’IMT di Lucca, lo studio del sonno e del sogno come ambito in cui indagare la veridicità della propria memoria e se questa si comporti per accumulo o per distribuzione a comparti stagni.

La ricerca giovanile incentrata su un attivismo politico sovversivo e sviluppata in centri sociali o in spazi pubblici, la successiva riconfigurazione come aggregatore sociale e questa fase più recente in cui la memoria e la ricerca della propria identità diventano urgenze individuali, costruiscono un percorso in cui si evince una serie di cambiamenti apparentemente molto drastici nei vari ambiti di interesse. Il secondo aspetto che emerge durante lo studio visit è una capacità estremamente acuta di ragionamento intellettuale che, tuttavia, prevale sulla necessità di formalizzare, per cui il risultato finale rischia di essere relegato a un secondo piano.

La volontà di redimere la storia della propria famiglia, analizzando i determinismi con cui il passato può avere condizionato il presente e mettendo a nudo l’intimità autobiografica, si collega allo studio della memoria come elemento sine qua non per arrivare a una definizione identitaria. La fondazione di Artiglieria diventa un’estensione della sua capacità di aggregatore e di attivatore di comunità e si intreccia al suo lavoro sul corpo, alla riappropriazione di gesti e ruoli nei contesti naturali, che vengono metabolizzati e restituiti alla sfera collettiva. Nella fase attuale di analisi, emerge come tutti questi elementi possano trovare uno spiraglio di veicolazione formale alternativa rispetto alle aspettative e alle previsioni di quanto fatto finora, nella prospettiva più che convincente che queste modalità esplodano in un potenziamento e in un equilibrio della forma rispetto al pensiero, per arrivare a una sintesi meno speculativa e più viscerale, più istintiva, più intima.