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panorama

Gianluca Crudele

Barletta 1989
Vive e lavora a Hong Kong
Studio visit di Elisa Carollo

Gianluca Crudele è un artista italiano che ha trovato la propria dimensione pittorica e poetica fuori patria, in un contesto particolare di una città come Hong Kong, in cui vive ormai da 10 anni.

Pur avendo realizzato murales nella sua adolescenza, Crudele ha poi studiato design, ambito che rimane oggi la sua occupazione principale.

Una volta arrivato a Hong Kong è però proprio dalle strade di quella città crocevia di culture, fra rovine coloniali e urbanesimo moderno, che Crudele è tornato all’arte. Tuttavia, oggi l’artista confessa di non essere più interessato al mondo impermanente della street art: da quando ha scoperto la tela aspira a una pittura che possa resistere al tempo, e al contempo trascenderlo. Come l’artista stesso ammette, per lui la grande scoperta è stata quella della metafisica, trovandosi a condividere, nella lontananza dalla patria, quel singolare sentimento di “melancolia” che caratterizza le atmosfere dechirichiane; la nostalgia per un luogo culturale e simbolico in realtà intangibile e inarrivabile, in quanto già remoto nel tempo e nello spazio e idealizzato nel ricordo. I dipinti che Crudele realizza oggi sono, per questo, ricchi di un affascinante simbolismo, che tenta di attingere al subconscio ancestrale delle immagini.

All’interno di atmosfere principalmente notturne e sospese, Crudele sviluppa stratificate allegorie che combinano riferimenti transculturali tratti da alchimia, mitologia, psicologia e simbologia.

Alla pari di de Chirico, Crudele nutre le sue opere di una contemplazione appassionata delle rovine culturali e simboliche che, come descritto da Augé, non equivale a compiere un viaggio nella storia delle immagini e di tali simboli, quanto piuttosto a fare esperienza del loro tempo puro, ovvero della loro durata nella crasi fra storia e natura. In questo modo, seppur si muovano in un territorio principalmente figurativo, le scene mantengono una certa criticità misteriosa perché perlopiù da decodificare, e per questo diametralmente opposte alle logiche di riconoscibilità immediata cui l’artista si attiene per lavoro, nell’ambito della brand identity.

Crudele approccia la pittura come processo alchemico per eccellenza, il cui compito è di partecipare ai misteri del mondo piuttosto che rappresentare o offrire risposte, qualcosa che trascende dalla realtà temporale, per suggerire altre possibilità di lettura del reale e già fuori fuori dai riferimenti di un presunto dominio razionale delle nozioni umane di tempo e spazio. Per questo, di recente, Crudele ha introdotto anche una fascinazione per la fisica quantistica, e per la dimensione misteriosa e inaccessibile del reale che questa esplora, al di là del dominio sensibile e per una lettura non binaria e di un senso plurimo del reale. Per questo le opere pittoriche di Crudele si configurano volontariamente come immagini aperte, capaci di inglobare e riattivare iconografie classiche in maniera originale, spesso combinando anche riferimenti alla cultura asiatica, con cui l’artista è entrato poi in contatto. In questo senso, il suo lavoro suggerisce una realtà ibrida, aperta e plurale, proponendo un messaggio di universalità, ad oggi sempre più rilevante in un mondo globale sempre più transnazionale e transculturale, ma dove, al contempo, assistiamo sempre più all’esacerbarsi dei conflitti fra gruppi etnici e culturali, e all’aumento delle tensioni fra Asia e Occidente.

Essere un artista italiano influenzato da un ricco background culturale e iconografico non rende facile a Crudele emergere e integrarsi nel contesto di Hong Kong, dove, talvolta, il suo lavoro può risultare difficilmente leggibile, e dove ha rischiato di essere tacciato di appropriazione culturale quando ha cercato di includere anche la cultura locale.