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panorama

Giacomo Morelli

Como 1995

Vive e lavora a Seregno

Studio visit di Francesca Guerisoli
Milano, 15 aprile 2022

Giacomo Morelli è un artista under 30 che risiede a Seregno, in Brianza, in quello che era noto come il triangolo del mobile “SeLiDe” (Seregno, Lissone, Desio). Il suo studio si trova presso la Corte del Cotone, un grande spazio ex industriale su due livelli che precedentemente ospitava la biblioteca comunale. La prima opera che mi mostra, tra i pezzi dislocati nello studio e le fotografie, è l’origine del racconto del lavoro che lo descrive oggi, da cui emergono i caratteri focali della sua produzione. Line with Feeling (2020), realizzato nella sua prima versione in un’aula dell’Accademia di Belle Arti di Brera (nel corso delle lezioni di Gianni Caravaggio, artista che influenza molto la sua produzione), consiste in una linea dipinta a olio, a terra, che se osservata in lontananza appare perfettamente dritta, ma avvicinandosi presenta invece una serie di vibrazioni date dalla mano dell’artista. Questo aspetto minimale, che gioca con ironia tra pittura e scultura, è una costante del suo lavoro. Nella mostra collettiva che si terrà nei prossimi mesi presso la Casa degli Artisti, a cura di Caravaggio, Morelli ricreerà la linea con una fusione in zinco: modellerà la cera attraverso pennellate che daranno soggettività alla forma che, percettivamente, sembrerà stampata a terra, configurandosi come una scultura con aspetti pittorici. 

La forma essenziale caratterizza tutto il lavoro di Morelli. La geometria di base fornisce un’immagine rigida, geometrica, che però l’artista va di volta in volta a sabotare inserendovi la propria personalità. L’incontro inatteso tra questi due livelli dona un aspetto enigmatico a ogni suo pezzo. Lo si nota bene nella serie di autoritratti (non sempre dichiarati), come Self Portrait in a Square (2020). Ogni elemento di questa serie è identificato da un sottotitolo che descrive una precisa personalità. I Want to Paint My Character but My Character Wants to Sculpt me (Coy), 2021: l’impiego dell’ebano, materiale raro da vedere, si associa a una personalità riservata, che si mostra raramente; Apathetic, invece, impiega il ciliegio, mostrando un’immagine più piatta. Il vetro posto davanti l’opera rimanda alla presentazione tradizionale di un quadro, che di fatto è una scultura (e, di nuovo, ecco il balletto tra pittura e scultura).

Un altro elemento che si nota nello studio è il costante utilizzo di materiali tradizionali dell’arte. Il legno ricorre spesso nei lavori, come in una seconda serie di “ritratti di personalità”, quella dei cubi, che presentano modi di essere, dalla tranquillità al caos totale, un’esplosione di vitalità a tratti inquietante. Gringo Cube (cubo sconosciuto), Washi Washi (incerto, insicuro), For a lsd World, ecc. sono tutti cubi le cui facce presentano legni naturali diversi, alcuni dei quali dipinti. Il cubo come elemento primario assume un aspetto opposto, dato dalla definizione delle sue superfici, trattate singolarmente con legni diversi, creando un contrasto netto tra forma minimal e superfici strabordanti. 

Nell’impiego massiccio del legno nel lavoro di Morelli ho visto una connessione con il distretto SeLiDe e con la storia locale; l’artista sostiene invece di usarlo in quanto materiale tradizionale dell’arte e per gli aspetti estetici che consente di ottenere. Il suo lavoro richiama una relazione con il design in senso lato, come “lavori progettati”, che divengono oggetti non funzionali, dall’aspetto ribelle. Sebbene il percorso di Morelli sia ancora in via di perfezionamento, le intuizioni che legano le forme e i materiali impiegati agli aspetti concettuali sono interessanti e definiscono una linea di ricerca personale che vive nel contrasto tra il tentativo di incanalare una soggettività dentro una forma stabile (il cubo, la tela, in quadro) e la sua fuoriuscita esuberante ma composta.