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panorama

Gabriella Siciliano

Napoli 1990
Vive e lavora a Napoli
Studio visit di Osservatorio Futura (Francesca Disconzi e Federico Palumbo)
3 luglio 2024

         

Nel primo studio visit a Gabriella Siciliano, Alessandra Troncone parlava del “contrasto generato tra l’attrattività dei materiali che l’artista utilizza – addobbi da festa, ninnoli sgargianti, suppellettili glitterate – e il retrogusto nostalgico, malinconico, che questi elementi recano con sé”. Ripartiamo da qui e dal detto fanciullesco “non è tutto oro ciò che luccica”, rappresentativo della ricerca dell’artista, mossa sempre nel suo processo creativo da un senso di nostalgia personale, che poi diventa generazionale e universale. Troncone si soffermava inoltre, nel suo testo, sui lavori site-specific di Siciliano, mentre l’indagine performativa le appariva ancora in fase embrionale. L’utilizzo del media della performance è un punto importante su cui l’artista ha riflettuto molto, e che è nato dal suo desiderio di impiegare il corpo nel lavoro. Questo interesse, che trova le sue radici nella danza, si sta sviluppando in rapporto osmotico con la pratica scultorea: assistiamo infatti al passaggio da un forte simbolismo, caratterizzante dei suoi lavori precedenti, a uno stile più essenziale. Ciò si traduce in azioni minime e semplici, simili a quelle previste dalla pratica scultorea, rispetto a performance precedenti come “Da casa mia non si vede il mare”, alla quale l’artista sta lavorando nuovamente. La connessione tra performance e scultura è evidente anche nella fase di genesi dell’opera: Siciliano parte da una visione, per poi elaborare e sviluppare la narrazione attraverso una serie di scene che conducono infine a una conclusione.

L’artista è stata in passato affascinata da una moltitudine di artisti, tra i quali ritroviamo Andy Warhol, Matthew Barney, Jeff Koons, Maurizio Cattelan; ha inoltre tratto ispirazione dalle performance di Gina Pane, dal dada, ma anche da esperienze ‘trasversali’ come il Fluxus e l’Internazionale Situazionista o, ancora, dalla danza, con il Tanztheater di Pina Bausch.  Nell’ultimo periodo, Siciliano non guarda assiduamente ad altri artisti, poiché intende sviluppare narrazioni che attingono dalla spontaneità del proprio mondo interiore, prediligendo piuttosto come riferimenti visivi film, cartoni animati e reminiscenze della sua infanzia, l’età per la quale prova maggiore nostalgia.

C’è sempre un senso di continuità che collega i diversi lavori dell’artista, derivato da fascinazioni che si perpetuano nel tempo, ma ogni volta in modo spontaneo e sorprendente. Il valore della sua pratica risiede nell’intelligenza e nella consapevolezza con cui, attraverso le sue opere, tenta di rendere leggero e sopportabile il fardello delle tragedie esistenziali intrinseche all’esperienza umana. L’artista invita a non prendersi troppo sul serio, auspicando la possibilità di un’evoluzione dell’umanità, che passi per la presa di coscienza dei propri istinti e dalla relazione con se stessi e con gli altri. Con il suo lavoro rispecchia lo spaesamento generazionale attuale, motivo per cui molti dei personaggi che rappresenta appaiono malinconici e stanchi.

Siciliano sta attualmente ragionando su una nuova installazione site-specific di grandi dimensioni, per una mostra che avrà luogo a settembre presso il piano superiore della Fondazione Made in Cloister di Napoli. La mostra registrerà un punto di svolta importante nella produzione dell’artista, un passaggio in cui la formalizzazione assume un livello di complessità più elaborato, con l’impiego di nuovi materiali e l’uso di un’ironia più sottile.

La scelta di utilizzare materiali diversi da quelli già impiegati si lega anche a una riflessione dell’artista in merito a delle possibili debolezze riguardo allo stato di conservazione della sua produzione. Siciliano non esclude infatti il passaggio dall’impiego di materiali poveri e deteriorabili a materiali più stabili e durevoli.

Il lavoro di Siciliano riesce a mantenere sempre una spontaneità genuina, grazie all’adozione di un linguaggio immediato che nasconde tuttavia qualcosa di profondo e tagliente: il mistero e il paradosso della vita e dell’esistenza umana.

Foto dell’artista
Foto dell’artista