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panorama

Gabriele De Santis

Roma 1983
Vive e lavora a Roma
Studio visit di Marco Scotti

È strano parlare di studio con Gabriele De Santis. Lo incontriamo alla vigilia di una Milano-Torino in bicicletta, un’operazione estemporanea che tiene insieme – oltre alle due città della valle del Po – due dei progetti recenti dell’artista, attraverso quella che è la sua grande passione. La pedalata servirà infatti a portare in Piemonte una pianta per una cliente di Palma, il negozio di piante che De Santis ha pensato insieme ad alcuni amici e colleghi nel 2021, e riportare di seguito in Lombardia il nuovo pacchetto di caffè che l’artista ha appena disegnato per Bar Paura, locale milanese in cui fa confluire ogni tipo di idee, concept generali come brioche a forma di cuore, per lo spazio e per la comunicazione. Un’operazione vicina all’utopia, che fa da ponte effimero tra diverse realtà. Per De Santis questo ultimo anno è stato nomade, quasi un distacco dalla produzione di lavori in senso tradizionale, ma se già nel 1971 Gordon Matta-Clark, Carol Goodden e Tina Girouard aprono un ristorante a New York, come spazio di libertà e di condivisione, e nello stesso anno Alighiero Boetti mette in piedi un hotel a Kabul, dove ospitare allo stesso modo amici artisti e comuni viaggiatori, perché stupirsi?

Le radici della ricerca di Gabriele De Santis sono nelle pratiche concettuali, così come in una visione dell’arte come strumento per analizzare e intervenire nel contemporaneo. L’assenza di una distanza temporale sembra essere una condizione ideale all’interno della quale la sua pratica artistica si muove con grande libertà.

Già nel 2020 De Santis aveva compiuto un gesto radicale e coerente. Lasciare lo spazio di lavoro per salire in sella a una bicicletta. «Lo studio era una situazione difficile per me. Ho sempre preferito la fase di ideazione di un lavoro, lasciando poi la realizzazione ad altri: in questo modo c’è sempre quel margine di errore, di inesattezza, di opacità che è naturale quando si comunica». Cartoline faticose è un progetto che nasce dopo la pandemia, e che produce lavori molto diversi tra loro, accomunati dal fatto di essere stati pensati in sella a una bicicletta da corsa, possibilmente in salita. A volte sculture, edizioni oppure lettere da ricevere a sorpresa nella posta, a volte semplici idee o elementi immateriali, strumenti per rimandare a una pratica inspiegabile e complessa qual è il ciclismo, in tutte le sue forme. «Non erano sempre delle cartoline, ma questa parola era perfetta per invogliare il pubblico, e soprattutto per visualizzare il fatto che questi lavori che facevo dopo i miei giri in bici corrispondevano a dei ricordi. Pedalare in fondo è fare una gita, vedere posti nuovi. Se sei un artista puoi spostare la creatività in altri ambiti». Non solo lavori quindi, ma progetti radicalmente differenti tra loro. Palma è, appunto, un negozio vero e proprio, nato da una passione personale – all’interno della galleria romana Frutta nel 2018 aveva già preso vita Ortica, uno spazio commerciale ibrido dove le piante incontravano il caffè – e su più città, un’attività che affianca quella artistica senza definire confini: centrata su ricerca e cultura intorno a quello che si vende, ma con il disegno degli interni, dei vasi e di vari oggetti, affidato agli artisti. Allo stesso modo Bar Paura, a Milano, muove da interessi approfonditi in questi anni e trasformati in forme e soprattutto concetti, con la consapevolezza però di voler realizzare un luogo che non è un semplice progetto artistico, ma piuttosto uno spazio di scambi e incontro aperto a tutti. E anche quando è tornato all’interno di spazi dedicati alle arti visive, come per l’evento alla Fondazione Volume, Tra un panettone e un pandoro fatti un panino, quasi una festa di fine anno per l’istituzione romana, il pubblico ha trovato davvero addobbi natalizi, una tombola e il “panino perfetto” Any Ham Any Cheese Never Fail, una ricetta apparentemente semplice che Gabriele De Santis ha sviluppato dopo una lunga ricerca, con un ingrediente segreto svelato solo al vincitore della Tombola. Ovviamente ora questo panino si può assaggiare da Bar Paura.

Il futuro vede una mostra alla Galerie Valentin, a Parigi, ma l’unica certezza è un continuo spostamento degli elementi quotidiani all’interno – e poi all’esterno – della pratica artistica di Gabriele De Santis, senza regolarità o continuità, piuttosto mettendo in campo un’analisi di cause ed effetti, di ruoli e percezioni.

Una riflessione che coinvolge inevitabilmente anche il senso e lo status dell’opera d’arte, il suo mercato così come le modalità produttive. Lavorando su una permeabilità tra funzioni, estetiche e ruoli.