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panorama

Francesca Grilli

Bologna 1978

Vive e lavora a Bruxelles

Studio visit di Marco Scotti

L’ultima volta che ci siamo incontrati a Bologna era nel 2014, per lavorare a Come le lucciole, un progetto dedicato a Pier Paolo Pasolini e rimasto irrealizzato, esposto recentemente all’interno della mostra Hidden Displays al MAMbo di Bologna. Oggi, con Francesca Grilli ci rivediamo fuori dal suo studio abituale, in uno spazio che ha un significato e un ruolo particolare: è la casa di famiglia, nel quartiere San Donato, sua base nella città emiliana ma anche set in cui è girato uno dei suoi film. Qui, infatti, ha vissuto suo nonno Giordano Bruno, protagonista di Gordon (2007), dove era invitato a giocare a bocce con lei, secondo regole nuove e con i risultati tenuti segreti.

«Ho uno studio a Bruxelles, all’interno dell’associazione di artisti Level Five, poi mi sposto molto: le residenze sono fondamentali per produrre i miei lavori, così come quando giro un film i luoghi dove facciamo le riprese diventano il mio studio».

Questo nostro incontro è l’occasione per rileggere le linee di ricerca che attraversano il suo lavoro, a partire da Sparks, un progetto che nasce in ambito performativo nel 2019, con un invito di Santarcangelo Festival. «Era un workshop per un gruppo di bambini dai 9 ai 12 anni, che venivano preparati per leggere la mano agli adulti», costruito insieme alla poetessa Azzura D’Agostino che si è occupava della struttura della parola, un performer e un chiromante come formatore. Ai bambini era richiesto di indossare delle sculture, calchi in metallo e resina di oggetti di uso quotidiano, cappelli di varie forme, la cui visiera mobile andava a oscurare alla vista tutto tranne la mano. «Questo gli permetteva di diventare dei piccoli oracoli», andando a integrare l’elemento scultoreo con una funzione estetica e al tempo stesso ludica. Come in diversi lavori di Francesca Grilli queste dimensioni poi si rispecchiano in diverse strategie e dinamiche espositive: la vittoria del bando Italian Council della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura ha portato alla realizzazione di un’installazione vera e propria, attivabile in specifici momenti, che vede i cappelli posizionati su alcune panche disegnate per l’occasione, a loro volta riconfigurabili come sedute per la performance, e una traccia sonora con le voci delle predizioni registrate. «I bambini non ti raccontano esattamente il futuro, ti danno più una sorta di lettura del presente, e ti lasciano con le domande».

Dalla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo il progetto, muovendosi tra le difficoltà degli anni di pandemia, ha visto diverse tappe, tra cui lo STUK Arts Center, Leuven: qui nel 2021 la parte scultorea, installativa e performativa era integrata da un film, Rays, prodotto grazie a un ulteriore bando fiammingo, in dialogo con l’azione di Sparks. «Non volevo fosse una mera documentazione, è una cosa che faccio solitamente nella mia pratica, integrare elementi indipendenti che in dialogo tra di loro assumono una nuova dimensione». Girato in piena pandemia, in due location chiuse e abbandonate, come una scuola e un teatro di Bruxelles, Rays vede protagonista un gruppo di bambini, vicini di casa e amici della figlia dell’artista, persone con cui c’era un contatto, invitati a leggere la mano ai genitori. Costruito tra spaesamento e familiarità, tra improvvisazione spontanea e domande scritte in precedenza, si configura come una linea di ricerca indipendente che aggiunge un capitolo a un grande racconto corale: «se mi chiedi poi come ho tradotto la scintilla iniziale, io la vedo nella presenza dei bimbi, una presenza oracolare».

A ricostruire la visione complessiva di questo progetto, che ha catalizzato le energie dell’artista in questi anni, sarà una pubblicazione, in uscita per Quodlibet, mentre, a partire da ricerche e residenze in corso, Francesca Grilli lavorerà a un nuovo progetto, ancora con i giovani, muovendo dal confronto con un hikikomori, un teenager che ha scelto di rifiutare la vita sociale attraverso l’isolamento fisico. «Da un anno sono in dialogo con lui, gli chiedo di raccontarmi come vive. La ricerca ora è chiacchierare con lui, poi insieme ad Azzurra D’Agostino vogliamo sviluppare uno script e da questo realizzerò una performance, una serie di sculture, un video. La sua presenza per me è uno specchio dello stato della società adesso».