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panorama

Federico Solmi

Bologna 1973
Vive e lavora a New York
Studio visit di Elisa Carollo

Federico Solmi è stato fra i pionieri di una media art che interroga la dimensione liminale fra realtà fisica e virtuale e fra pittura e digitale, generando una critica pungente della società del nostro tempo e dei relativi sistemi di controllo e potere imposti tramite i media.

Solmi ha avviato da autodidatta la propria carriera artistica a New York, diventando uno dei primi a esplorare i mondi del gaming e come queste dimensioni virtuali stessero cambiando l’esperienza della realtà: come ci racconta, quando uscì un videogioco come GTA per lui fu un’esperienza scioccante potersi muovere nelle stesse strade di Brooklyn dove viveva, ma in una versione distorta da un’estremizzazione della violenza. L’utilizzo di tecniche digitali per realizzare mondi realistici ma distorti è diventato, da quel momento, centrale nella sua ricerca, che si è sviluppata negli anni perseguendo un’originale integrazione fra analogico e digitale: i video painting con cui Solmi è entrato in importanti collezioni internazionali sono infatti il risultato di un laborioso processo di realizzazione, innanzitutto pittorica e manuale delle varie parti, che vanno poi a plasmare i personaggi, una volta scansionate e riportare alla dimensione digitale 3D.

Il fatto di essere autodidatta in arte ha permesso a Solmi la libertà di esplorare nuove estetiche e media che stavano entrando nella nostra società, ripensando il medium pittorico stesso alla luce dei conseguenti cambiamenti percettivi ed espressivi, privo dell’influenza della tradizione. Stratificati riferimenti culturali e artistici sono comunque presenti nelle sue anarchiche animazioni digitali, dove va in scena un miscuglio eclettico e caotico di personaggi, topoi e costumi che intrecciano la nostra contemporaneità con la storia passata e recente, creando provocatori cortocircuiti. Ad animare la sua opera, un’inesauribile voglia di raccontare, riattivare storie e narrazioni, interrogando però come siano mutate e stiano mutando le varie modalità da noi adottate per raccontarle.

Al momento del nostro incontro, l’artista stava lavorando a una nuova serie di opere per un’importante mostra sul Metaverso che si terrà quest’anno a Roma.

Fra i video painting già realizzati, uno presenta Elon Musk alle prese con la realizzazione di un ritratto, su iPad invece che su tela, di Kim Kardashian che posa per lui su un divano, entrambi con costumi provenienti dalla distopia del film Metropolis di Fritz Lang: i cortocircuiti storici che l’artista crea rivelano significativi parallelismi e giustapposizioni anacronistiche fra realtà passata e contemporanea, proponendo una critica senza filtri dei sistemi di comunicazione e delle relative narrazioni, modelli e valori che vengono trasmessi dalla autocrazia del digitale. Da esploratore attento di tutte le possibilità permesse dalle nuove tecnologie, per la medesima mostra Solmi è andato al di là dei confini delle proprie cornici-schermo, per realizzare anche un carnevalesco ambiente VR, esperibile con l’oculus. Parallelamente, l’artista è anche tornato, dopo anni, a lavorare con la pittura, riportando gli stessi personaggi di queste animazioni su ampie tele: in un’interessante esplorazione metalinguistica e concettuale, i pixel che costituiscono i modelli nello spazio digitale, vengono minuziosamente riportati e interpretati in linee di disegno manuale che materializzano questi personaggi nella fisicità della tela, circondati poi da misteriosi aloni fosforescenti che accentuano la loro parvenza di ‘manifestazioni’ provenienti un’altra dimensione.

Il tipo di ricerca proposta da Solmi si rivela sicuramente rilevante in un’epoca in cui il digitale si è sempre più integrato all’esperienza quotidiana del mondo fisico, creando una dimensione esistenziale ibrida che trova il culmine nel concetto di Metaverso. Solmi è sicuramente fra i pionieri di questo tipo di critica estetica, ma anche culturale e sociopolitica, che interroga come stia mutando il ruolo dell’arte nelle nostre esistenze, mediate da strumenti digitali e possibilità di vite virtuali parallele. Al contempo, l’autonomia pionieristica dell’estetica dell’artista ne determina un distacco totale da qualsiasi trend attuale, destinandone l’apprezzamento a un pubblico di visionari, che vedono al di là dei cambiamenti estetici in atto.