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panorama

Federica Sasso

Vicenza 1992
Vive e lavora a Milano
Studio visit di Edoardo De Cobelli

Lo casa-studio di Federica Sasso è quella di una fotografa. Molta luce, tanto spazio per vagare con lo sguardo e con la mente, poche piante. Federica è una fotografa il cui percorso si è recentemente affacciato sull’universo virtuale: prima come documentazione; poi, man mano, anche come strumento operativo e conoscitivo. Tutta la sua ricerca, in una cornice che entra ed esce dal mondo digitale dei soggetti a cui si interessa, è imperniata intorno alla propriocezione, al rapporto con il corpo e alla consapevolezza e mediazione della sua immagine. La ricerca è iniziata nel 2016, con la residenza presso Fabrica, dove ha affrontato la relazione tra i social media e i disturbi alimentari. Le implicazioni psico-patologiche dei social media sono state messe in relazione con il tema dell’anoressia, nel tentativo di capire come lo sguardo del soggetto si rifletteva attraverso l’immagine che voleva dare di sé. Da lì in avanti, la relazione tra corpo reale e dimensione digitale è diventata il soggetto principale della sua ricerca. Il focus si è spostato così sul gaming. In una serie di ritratti, in particolare, ha voluto evidenziare come i giovani gamer desiderino (ri)creare sé stessi, tanto attraverso gli avatar virtuali quanto fuori dal gioco.

Prima i social media, poi gli avatar sono stati osservati come involucri possibili di identità, frammentazioni e slittamenti di una realtà continuamente ricostruita. Viene però da chiedersi, guardando il lavoro di Sasso, se la fotografia sia un mezzo sufficiente per narrare il mondo virtuale o se, per capirlo, non si possa far altro che usare gli strumenti del digitale. Federica si è mossa a lungo sul crinale tra i due, cercando di circoscrivere la forza di condizionamento del digitale nei gesti, nel pensiero, nel modo di vivere e rappresentarsi quotidiano. Poi, questa soglia l’ha inevitabilmente attraversata. Nel desiderio di indagare da vicino l’effetto di embodiement dell’immersività tridimensionale, l’artista ha coinvolto cinque studenti di ingegneria che hanno realizzato la loro tesi sulla sua idea. Il progetto ha preso due strade, ancora in fase di realizzazione. La prima sperimenta il concetto di VR swap: due persone, disposte frontalmente con indosso strumenti di trasmissione di informazione, si vedono nel corpo dell’altro/a. La seconda, invece, parte dalla ricostruzione fotografica di un soggetto, per immergersi in una sovraffollata realtà 3d, che genererà sensazioni di invasione dello spazio privato nell’indossatore. Entrambi i progetti studiano le potenzialità di embodiement dei device 3d, cercando di capire come il nostro corpo si adatta al nuovo ambiente e modifica la propria postura.

L’artista sta lavorando a questi progetti da due anni, dividendo il tempo, come tanti fotografi, tra lavori di natura commerciale e sperimentazione creativa. L’approfondimento della ricerca ha però ampiamente superato le occasioni espositive finora create o incontrate. Questo non è necessariamente un male e ha più motivi, il primo dei quali è l’estensione di un progetto ambizioso e complesso che probabilmente supera, al momento, le capacità dell’artista di poterlo restituire in forma espositiva. La ricerca di Federica Sasso è dunque una ricerca, si potrebbe dire, in gran parte sommersa, ma estremamente attuale nell’uso consapevole e combinato dei mezzi, in un percorso che cerca di coglierne la portata e le sfaccettature.