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panorama

Federica Francesconi

Brescia 1994
Vive e lavora a Brescia
Studio visit di Edoardo De Cobelli

Federica Francesconi è un’artista bresciana diplomata all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove ha fatto da assistente ad alcuni artisti internazionali, come Adrian Piper e Maria Eichhorn, in occasione della Biennale, per poi tornare nella sua città. Insieme ad altri due artisti, da alcuni anni, ha aperto a Brescia Spazio ORR, uno spazio interessante di esposizione e ricerca, oltre che di vendita, ma dalla natura ambigua: non ha una sede se non dei capannoni industriali noleggiati sporadicamente e due sale raramente visitabili. Le mostre sono pensate per la fruizione social di un pubblico digitale, l’arena di giudizio ormai imprescindibile e preponderante nel sistema dell’arte. Se questo meccanismo funziona nel caso di una galleria, che diventa un piccolo palco virtuale, quando ben congegnato, diverso è il caso dell’artista, dove l’attenzione torna a concentrarsi sull’opera e i dettagli fanno la differenza.

Francesconi è un’artista che sta definendo, nel corso degli anni, un percorso artistico di approccio minimale: le opere sono pitture su tele o tessuti, che emergono attraverso leggere colorazioni su grandi campiture. La serie di opere più compiuta, Untitled, è un gioco di luci e ombre, che a seconda dell’illuminazione lascia scorgere, su uno sfondo uniforme, ombre più o meno definite, nel segno di un’astrazione che accenna al figurativo. Un’altra serie senza titolo, dedicata al disegno, porta invece al minimo il segno del tratto, che sfiora la pagina quasi casualmente, riducendo il disegno a una riflessione concettuale. La ricerca di Francesconi non è tuttavia facile da inquadrare. Da una parte, questa è rivolta al mezzo tradizionale della pittura e si potrebbe dunque approfondire attraverso la tecnica e l’idea che vi è alla base. Dall’altra, la pittura rientra nell’uso più ampio che essa fa dell’immagine, dentro e fuori il digitale, e che la rende interessante per la sua generazione. La capacità più spiccata è infatti quella di costruire aspettative e identità – artistica, spaziale, digitale – attraverso le debolezze del sistema dell’arte. Il valore di un’opera, una mostra o una ricerca si basa, nell’arte, su un consenso condiviso, che oggi si può attentamente costruire. L’“atto di fiducia” che l’artista chiede al fruitore nei confronti dell’onestà dell’opera è determinato collettivamente, in base a meccanismi diversi dal passato. L’artista usa questo spazio di consenso in maniera intelligente, consapevole, più dell’osservatore esterno, dei mezzi che lo dominano. Non a caso, il suo ultimo progetto, mostrato da Apparatus Project a Chicago, si intitola Fake It until You Make It, un’espressione oggi diffusa che significa “fingi finché non ce la fai”. In questo progetto, Francesconi ha usato le immagini di un annuncio immobiliare al posto delle installation views della sua mostra, creando un cortocircuito con il visitatore, che si aspettava di vedere le sale e ha invece trovato una macchina fotografica. Ora l’artista sta lavorando a una nuova serie, intitolata Clickbait, monocromi arancioni che attirano l’attenzione come i titoli di giornale o le invitanti notizie del web – che spesso si rivelano essere prive dei contenuti corrispondenti, usati come trappola per lo sguardo. Monocromi tecnicamente imperfetti, che lasciano intendere la priorità attribuita al concetto, piuttosto che alla qualità pittorica. Come la serie Clickbait, viene da interrogarsi sulla misura dell’inganno e sulla presenza di contenuti nelle serie di essenziali opere pittoriche e di disegno, che portano al minimo la manualità. Certamente la filosofia dell’artista, che si esprime al meglio intorno a ciò che sembra, piuttosto che a ciò che è, richiede un ‘atto di fiducia’ all’osservatore sul valore del contenuto.

Eppure, la serie Untitled, la prima di una ricerca pittorica, in fondo, agli inizi, mostra una tecnica virtuosa, in cui il colore è steso senza mostrare i segni del tratto nei passaggi chiaroscurali, rivelando una capacità potenziale ancora da esprimere.