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panorama

Federica Di Carlo

Roma 1984
Vive e lavora a Milano e a Roma
Studio visit di Angel Moya Garcia

L’osservazione degli equilibri della realtà così come la conosciamo, attraverso l’incontro tra arte e scienza, è alla base della ricerca di Federica Di Carlo. Le tensioni, i limiti o le connessioni tra questi due ambiti di conoscenza diventano territorio d’indagine, spesso sviluppata in collaborazione con scienziati e fisici. Senza prediligere un mezzo o un linguaggio specifico, il suo lavoro si concentra nella creazione di mondi in cui immergersi, scrutando l’ignoto, l’inesplorato, l’astratto e quelle zone d’ombra che l’essere umano non è ancora in grado di decodificare. Per questo motivo, i lavori di Di Carlo più incisivi sono le installazioni ambientali in cui le aree d’interferenza che la scienza tende a rifiutare, perché fuori da schemi prestabiliti, diventano per lei materiale di analisi e riflessione.

L’artista romana si inserisce in quel filone dell’attualità, sempre più necessario, sempre più urgente, che guarda altrove, in una modalità transdisciplinare del sapere, che poi si traduce in una formalizzazione non tanto di contesti o realtà specifici quanto di suggestioni, di rimandi e parallelismi.

In questo momento l’artista è concentrata quasi esclusivamente sul progetto di ricerca Ti guarderò bruciare, realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council, in cui segue gli sviluppi della costruzione artificiale di una stella all’interno di laboratori italiani (INAF – OAR) e stranieri (Garching, Monaco di Baviera), fino ai test di accensione presso l’Osservatorio astronomico Roque de Los Muchachos sull’isola de La Palma (Canarie). L’idea è nata nel settembre 2020 mentre si trovava in residenza a Saint-Ange, Grenoble, ed era riuscita a creare una collaborazione con l’esperimento internazionale ITER, ovvero il tentativo di costruire un Sole sulla Terra. Nella pausa di questa residenza per l’arrivo della pandemia, ha scoperto, attraverso gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) con cui collabora da anni, l’esistenza dell’esperimento Laser Guide Star, ovvero il tentativo di ‘mettere in cielo’ una stella artificiale detta “stella guida”, attraverso l’illuminazione della polvere lasciata dalle code delle comete che hanno transitato e che transitano nella nostra atmosfera. Due progetti scientifici utopici, visionari e complementari: ‘prendere’ dal cielo e ‘mettere’ in cielo; due azioni antitetiche da un punto di vista intenzionale, ma che l’artista racconta come estremamente vicine dal punto di vista poetico. Se ci fossero le possibilità in termini di spazi ed economie, Federica Di Carlo sarebbe interessata a costruire ‘esperienze’ più che mostre; aspirazione che non è sempre realizzabile e la restituzione del suo lavoro al pubblico, spesso, non è che una parte, un frammento, pochi atomi di un progetto più ampio. Ciò diventa in determinati casi penalizzante per l’artista, perché l’ambientazione o l’immersione desiderate si riducono a residui oggettuali, a elementi periferici o a estrazioni e sintesi minime di un’idea molto più ambiziosa. Contestualmente, le installazioni ambientali rischiano di comporsi attraverso una stratigrafia fin troppo elaborata di elementi, di cui alcuni non sempre richiesti o necessari. Si evince un equilibrio difficile da raggiungere ma con risultati sorprendenti, affascinanti e stimolanti quando il bilanciamento dei vari registri riesce a superare queste problematiche. Sappiamo che nel progresso scientifico sono fondamentali gli errori e le incongruenze, così come l’accumulo di verifiche, falsificazioni e confutazioni in grado di mettere in discussione ipotesi ed enunciati delle teorie formulate. Allo stesso modo il lavoro di Federica Di Carlo tenta di seguire una modalità di processo e sviluppo costante, in cui un lavoro è, in qualche modo, una continuazione del precedente, anche se non dichiarata; ogni opera, ogni installazione subisce un processo continuo di tentativi, verifiche, scarti e sintesi che mostrano come la ricerca dell’astratto, la registrazione del presente o l’ambizione di anticipare un possibile futuro, siano condizioni sine qua non di un’artista che non ambisce a risolvere subito i dubbi o a limitare l’ambito del poetico, ma che anzi li potenzia, li restituisce e li presenta in modo che ogni spettatore sia consapevole fino a che punto può o vuole arrivare.