Alghero 1971
Vive e lavora ad Alghero
Studio visit di Nicolas Martino
Fabio Saiu, pittore, ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Sassari. Attivo sulla scena artistica dalla seconda metà degli anni Novanta, ha deciso di rimanere a vivere e lavorare nella sua città d’origine. Non è un dettaglio, dato che quello sardo è un territorio ricco di talenti ma dove il sistema dell’arte, inteso come rete di gallerie, collezionisti e musei, soffre da sempre di una carenza strutturale. Certo, la generazione di Saiu ha potuto contare, proprio in quelli anni Novanta, sull’esperienza straordinaria del MAN di Nuoro, che diretto ai suoi esordi da Cristiana Collu, ha funzionato da collante tra le esperienze internazionali e la scena emergente del territorio, del lavoro di Marco Magnani, critico d’arte scomparso prematuramente e che molto lavorò proprio sulle generazioni più giovani, e del mecenatismo di Pietrino Soddu, politico da sempre attento alla funzione strategica delle arti contemporanee.
Quel clima particolarmente vivo ha fatto emergere nel panorama nazionale una serie di giovani artisti che in qualche modo si facevano eredi delle generazioni precedenti, quelle di Costantino Nivola, Maria Lai e Pinuccio Sciola. Di quella nuova onda rimane testimonianza un importante catalogo, pubblicato da Politi nel 1999 in occasione della mostra Atlante. Geografia e storia della giovane arte italiana, organizzata a Sassari e curata da Giuliana Altea e Marco Magnani. Fatta questa necessaria e stringata premessa, Fabio Saiu è un artista che lavora sulla pittura, avendo assorbito la lezione della Transavanguardia e dei Neuen Wilden tedeschi prima, e poi quella della pittura italiana e internazionale emersa negli anni Novanta (insieme alla musica e alla letteratura britpop, “cannibale” e avantpop). La pittura, con accenti neoespressionistici, ma attraversata da una vena ironica e dissacrante, è intesa qui come linguaggio volto a indagare l’inconscio e le nevrosi dell’artista, ma anche quelli collettivi e generazionali: ossessioni, paure, incubi quotidiani dentro un mondo rimasto ancora in piedi ma in un equilibrio instabile e sempre sul punto di crollare. Vengono in mente le statistiche sulla diffusione del consumo di psicofarmaci e sull’aumento esponenziale delle psicopatologie legate ai disturbi d’ansia, citate più volte da Mark Fisher come tratto caratteristico della nostra epoca. Ma la poetica di Saiu sembra risolvere sempre il dramma nell’ironia disincantata che non crede nelle soluzioni collettive e trova rifugio negli affetti e nella dimensione personali. In questo senso è un lavoro che, pur affondando le sue radici in un ‘sentimento’ tipico degli anni Novanta, oggi sembra registrare emergenze emotive sempre più diffuse, come detto poco sopra, facendosi testimonianza di una relazione al mondo in cui dandysmo ed estetismo tornano a essere chiavi di volta di una parte non indifferente del contemporaneo. Inoltre, insistere sulla pittura come linguaggio, risulta una sfida particolarmente interessante in un mondo nel quale le nuove tecnologie sembrerebbero condannarla all’obsolescenza. Quali e quante possibilità ha, oggi, la pittura, di ‘dire’ il nostro mondo? E in che modo? Confrontarsi con una storia secolare richiede un impegno artigianale e concettuale notevoli, per non cadere nel banale o nella ripetizione del già visto. Nel lavoro complessivo di Saiu questa sfida sembra essere vinta, certo con risultati alterni come è normale che sia, ma una coscienza chiara del compito che ci si è dati sembra essere a fondamento di tutta la sua ricerca. I lavori più recenti che si possono vedere in studio non sono quadri a olio di grandi dimensioni, tipici della sua produzione, ma disegni con tecniche miste e di piccoli formati. Sorprendenti per la delicatezza e la poeticità del tratto, per la forza che esprimono, meriterebbero senz’altro di essere esposti in una mostra personale in uno spazio adeguato, senza altre opere pittoriche che porterebbero l’attenzione dello sguardo altrove. Forse sarebbe interessante se Saiu indagasse più a fondo quei sentimenti cui accennavo, per riuscire a cogliere con ancora più forza un sentire contemporaneo caratteristico delle generazioni più giovani, che dal cinismo più disincantato sembrano ultimamente volgersi verso la ridefinizione di un possibile intervento sul mondo, che passa, per esempio, dalla assunzione della questione ecologica come questione politica fondamentale.
Il lavoro complessivo di Saiu, dagli esordi fino a oggi, si può ripercorrere anche grazie a una bella monografia pubblicata con il sostegno della sua galleria di riferimento, Studio Legale, e di alcuni collezionisti. Per concludere, una pittura come questa che fa dell’esercizio quotidiano e, quindi, della ricerca della qualità la sua bussola, ha tutte le carte in regola per crescere ancora e riuscire quindi a esprimere verità estetiche di più generale interesse e che raggiungerebbero senz’altro, proprio per questo, una maggiore visibilità.